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9 Ottobre 2024 20:48

Il candidato del M5S Di Maio evita la sfida con i big nei collegi, e ripara nel listino “bloccato”

La scelta per evitare una sconfitta sul territorio. Una precisa strategia interna del M5S che evita i collegi, preferendo per il proprio leader quei listini bloccati che per anni aveva definito "incostituzionali". Il segretario del PD Matteo Renzi: "Di Maio fugge alla prova diretta degli elettori"

ROMA –  Luigi Di Maio ha dichiarato che passerà anche lui  dalle “parlamentarie”, le primarie del M5S per selezionare i candidati al prossimo Parlamento. Non confessa però quale conseguenza è sottintesa a questa decisione: si candiderà solo nel listino bloccato, cioè quello dei cosiddetti «nominati» dei partiti,  che al Movimento 5 stelle,  che oscilla attorno al 30% dei consenti dovrebbe garantire un bel po’ di posti “sicuri”. Quindi se ne starà ben lontano, dunque, dalla sfida troppo insidiosa dei collegi, che il “Rosatellum” prevede nel suo mix tra maggioritario e proporzionale. Notizia questa conferma ieri sera dalla comunicazione del M5S.

Le nuove regole non sarebbero poi così male secondo i commenti confidenziali dei parlamentari grillini uscenti. Il motivo ? Semplice  . In questo caso potranno tutti ricandidarsi nel listino blindato del plurinominale con una garanzia di eleggibilità sicuramente maggiore a quella se se fossero finiti nel collegio uninominale. Come Di Maio e gli altri volti “noti” del M5S che dimentica immediatamente la propria battaglia sulle preferenze, tenendosi al riparo dalla “lotteria” del voto uninominale, dove si svolgerà la vera e propria  la “battaglia” elettorale sul territorio voto per voto.

Il fuggi fuggi dalla competizione nei collegi elettorali era abbastanza prevedibile tra i grillini ben consapevoli del proprio debole radicamento sul territorio elettorale. Infatti inizialmente avevano pensato di replicare le candidature, presentandosi sia nel collegio sia nel listino bloccato, usandolo come “salvagente”. Successivamente poi il ragionamento dei vertici del M5S è stato il seguente: “Metti caso che Luigi  Di Maio  perde nel suo collegio in Campania ma viene comunque eletto nel plurinominale, che figura faremmo con un candidato premier che ha perso la sfida contro il suo avversario diretto?“.  Un’ipotesi molto concreta, pressochè certa.

Vincenzo De Luca e Luigi Di Maio

Quindi sicuramente più salutare non rischiare, anche perché proprio guardando alla regione Campania, dove Di Maio  per il principio della residenza,  sarebbe stato costretto a competere, i 5 Stelle sono letteralmente terrorizzati da quello che definiscono “il fattore De Luca“, consapevoliIl che il traino mediatico nazionale del  loro candidato premier sarebbe servito a poco o nulla . L’esempio che circola tra gli strateghi elettorali del M5S chiama in causa l’attuale governatore della Campania, Vincenzo De Luca e il suo fidatissimo Franco Alfieri ex sindaco di Afragola. Infatti sarebbe bastato candidare nello stesso collegio di Di Maio un vero e proprio campione di preferenze come De Luca o Alfieri, ed il candidato grillino sarebbe stato sonoramente sconfitto dalle preferenze.

La decisione dei 5 Stelle a favore del loro leader “nominato”, a proteggerlo candidandolo nel listino bloccato, troverebbe una giustificazione nella circostanza che in tal caso collegi saranno lasciati liberi per quei nomi importanti selezionati in nome del blasone e della competenza, tenuti ancora oscurati, che verranno svelati in una seconda fase delle candidature. “Saranno delle bombe”  sostiene una fonte autorevole del M5S anticipando che qualcuno di loro potrebbe anche finire nella squadra dei ministri di un ipotetico governo  a guida 5 stelle. Infatti per un incredibile paradosso politico, proprio il “nominato” Di Maio, in qualità di leader politico del M5S, avrà potere di decidere la loro collocazione.

Sarà quindi molto interessante conoscere la reazione ufficiale di Renzi alla notizia che Di Maio lo priverà di quella che sarebbe stata un’imperdibile sfida, uno contro uno. Il leader del Pd che giocherà in casa, a Firenze, in un collegio per lui facile, aveva già lanciato la sfida al grillino e ora, parlando con i suoi collaboratori, ha detto di trovare “curioso che Di Maio non si candidi in nessun collegio“, sfuggendo  “la prova diretta degli elettori così come ha evitato il confronto diretto in tv con me”.  In effetti, in caso di vittoria di Di Maio, l’Italia potrebbe trovarsi un altro presidente del Consiglio nominato da un Parlamento composto sulla base di una legge che non permette di scegliere direttamente il parlamentare, e selezionato sulla base di primarie da poche migliaia di clic.

Effetti del Rosatellum ma anche di una precisa strategia interna del M5S che evita i collegi, preferendo per il proprio leader quei listini bloccati che per anni aveva definito “incostituzionali”.  la coerenza grillina è ben nota: inesistente.

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