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29 Marzo 2024 00:56
29 Marzo 2024 00:56

Ecco tutti i rimborsi dei parlamentari 5 Stelle: 3 milioni di euro in pranzi e cene, 10 milioni per gli alloggi.

Ristoranti, appartamenti, alberghi, viaggi e consulenti: la "lussuosa" vita dei deputati e senatori grillini. Che nella campagna elettorale del 2013 promisero agli elettori che avrebbero restituito i 9 mila euro di diaria mensile e trattenuto solo quello realmente necessario e speso. Ma all'improvviso gli scontrini non esistono più. Tutto avviene a piè di lista. E non caso dalla metà del 2014 le restituzioni sono crollate. Combinazione !

ROMA – Come poter dimenticare quell’indimenticabile post su Facebook dell’ aprile 2013, quando i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle erano appena arrivati in Parlamento  “pronti ad aprirlo come una scatoletta di tonno” (cit. Beppe Grillo) ?

La neo-deputata Movimento 5 Stelle , Roberta Lombardi appena nominata capogruppo, denunciò il furto della borsa ed il fastidio… non solo di dover richiedere dei nuovi documenti ma guarda caso anche quello di di dover ricostruire le spese fin lì sostenute per determinare gli effettivi rimborsi. “Poichè è mia intenzione trattenere dalle voci di rimborso che compongono il mio stipendio solo quelle effettivamente sostenute e documentate e restituire il resto, cosa faccio? Aspetto vostri consigli” scriveva la Lombardi come sempre  su Facebook .

Sono passati cinque anni ed il deputato Ivan Della Valle, ormai “ex” per la squallida questione dei bonifici “taroccati” (ha trattenuto 270 mila euro)  addirittura grazie a Photoshop il noto programma di fotoritocco , che denuncia: “Ho restituito più io di molti altri. Non guardate solo le restituzioni al fondo delle piccole e media imprese. Andate a vedere i rimborsi della diaria, quelli che dovevano restituire con tanto di rendiconto e scontrini…Ecco quasi nessuno ha restituito più nulla. Ed è impossibile spendere 8-9 mila euro al mese”.

Molti ex grillini anche se in circostanze differenti, puntano oggi il dito sul tema dei rimborsi-diaria.  Artini, Barbanti, Turco, oggi sono in tanti a dire che la vera “ipocrisia” è lì, in quelle spese portate a piè di lista ma senza giustificativi e rimborsate al buio. Ogni mese dichiarano mille euro di viaggi (quando in realtà i parlamentari hanno i biglietti treni e e dei voli aerei gratis), oltre mille euro spesi nei ristoranti, ed affitti per le case romane che variano, un mese sono 1.400,   quello successivo  salgono 2.500 ma poi all’improvviso ritornano a 1.700 !!!

dal sito maquantospendi.it Il grafico mostra l’andamento delle restituzioni del gruppo parlamentare M5S

Restituzioni & rimborsi

La vicenda dei soldi che ha tenuto banco e sicuramente danneggiato la campagna elettorale di Di Maio è relativa a due diversi tipi di rimborsi, che sia chiaro hanno a che fare con le regole interne del Movimento 5 Stelle, e non contemplate (per fortuna !)  dal Codice Penale.   La credibilità ed affidabilità hanno tenuto banco e coinvolto  l’indennità di ciascun parlamentare, circa 5 mila euro. La regola interna del M5S prevede che ogni eletto – in Parlamento o nei consigli regionali – doni circa 2.000 euro a un fondo il cui conto corrente è attivo al Ministero economia e finanze. Ma ben 15 degli  eletti nel M5s (il dato è in via di aggiornamento)  hanno taroccato i bonifici mensili e finto di donare soldi che in realtà,  non sono mai arrivati al Mef !!! Di Maio li ha espulsi dal Movimento e promesso agli elettori che, una volta eletti,  rinunceranno al seggio. Così non è stato.

Le spese quotidiane

La seconda tipologia di rimborsi riguarda  la “diaria”, cioè quei 9 mila euro che ogni mese vengono elergiti a ciascun eletto, per far fronte alle spese quotidiane del mandato parlamentare. Su questa voce i parlamentari grillini si erano tutti impegnati a ricevere solo i soldi effettivamente utilizzati nell’arco del mese. Avrebbero dovuto far fede gli scontrini, i giustificativi di quelle spese. Ma in realtà come dicono molti, è emerso che pochi portavoce del M5S hanno effettivamente restituito i soldi della diaria. Alla fine quasi tutti si sono incassati quei 9 mila euro. Giustificandoli a piè di lista. Senza alcuno scontrino, senza alcun documento,  dettaglio. Esattamente come fanno i parlamentari degli altri partiti che però almeno hanno la coerenza di non rivendicare una presunta diversità dagli altri.

Tutto on line

Una brava collega  Claudia Fusani  giornalista parlamentare si è dotata di una grande pazienza ed attenzione, per spulciare due siti, www.tirendiconto.it (attivato dai 5 Stelle , all’interno del quale ogni parlamentare inserisce pubblica le sue spese,  confrontandolo con il sito www.maquantospendi.it , attivato da ex 5 Stelle, che analizza i dati pubblicati dal primo . Bisogna rendere onore a Movimento 5 Stelle che fa un’indubbia operazione di trasparenza e rende disponibili i dati. Ma con altrettanta onesta non c’è dubbio che questi dati raccontano una realtà molto diversa dal “francescanesimo politico” sbandierato in lungo e largo dai 5 Selle. Una realtà che dimostra che fare politica costa. E vale anche per  Luigi Di Maio, Roberta Lombardi, Paola Taverna,  Alessandro Di Battista ecc.

Case, consulenze, viaggi. Soprattutto affamati      

 I 130 parlamentari del Movimento 5 Stelle dall’  aprile 2013 al novembre 2017, hanno speso per alimentarsi a spese del contribuente  3 milioni e 460 mila euro. E’ questo il totale di tre voci inserite nella rendicontazione: cene/pranzi lavoro”; “pranzo/cena/bar”; “alimentari. Tra i parlamentari grillini più “affamati” Mattia Fantinati  che ha speso 46,391.65 euro, seguito da Silvia Chimenti ( 41,649.26) e Danilo Toninelli ( 40,659.80). Praticamente a digiuno invece Massimiliano Bernini (uno dei deputati contestato per le finte restituzioni) e quasi “gandhiani” il deputato Luigi Gallo (poco più di 6mila euro di pasti) e Roberta Lombardi. Queste cifre sono giustificate (il documento con la rendicontazione è consultabile nella pagina web di ogni parlamentare) da una serie di scontrini. Ma – attenzione – non esiste specifica: non compare riportato da nessuna parte, su nessun documento,  con chi è stata consumata la cena e per quale motivo. Quindi si tratta di rimborsi a piè di lista, per cui hanno ritenuto di documentare soltanto ricevute e scontrini. E non solo per mangiare, ma anche per tutte le voci rimborsabili, circa venti tra cui “consulenze, collaboratori, attività sul territorio, vitto, viaggi, telefono, alloggio.

Affitti e hotel

Accadono certamente cose strane ad esempio con gli appartamenti presi in affitto e gli alberghi. Praticamente risulta che uno possa dormire contestualmente nella casa presa in affitto e in hotel. Sempre dall’ aprile 2013 al dicembre 2017 i parlamentari grillini hanno speso 10 milioni e 300 mila euro per la vocealloggi. Di questi, 613 mila euro se ne sono andati in hotel e nella “top five” degli spendaccioni compaiono Enzo Ciampolillo che ha speso 86.500 euro , seguito dai colleghi Petraroli (60 mila), Federico D’Inca (50 mila) Giulia Grillo. Oltre 9 milioni di euro sono stati spesi in affitti, escludendo i residenti a Roma e dintorni che non dovrebbero aver bisogno della casa in centro a Roma.

Ma anche qui emergono alcune curiosità. La “top five” vede classificata al primo posto la deputata uscente Marta Grande che ha dichiarato e certificato 131 mila euro di spesa per l’affitto, vive a Civitavecchia, un’ora di treno da Roma dove il Parlamento lavora 4 giorni su sette. Seguita dalla salentina Barbara Lezzi (120mila euro), Andrea Cioffi (119 mila), Del Grosso e Bianchi (117 mila). Massimiliano Bernini, che però correttamente preferiva rientrare tutte le sere a Viterbo dove è residente , è costato alle casse pubbliche “zero” euro. Tra le sistemazioni più costose , figurano quelle di Nicola Bianchi ( 73,601.14), Barbara Lezzi (quasi 67mila euro) e Nicola Morra (61mila), mentre Luigi Di Maio si è limitato a spendere 16mila euro. Ma il leader del Movimento Cinque Stelle guida però la classifica delle missioni “non ufficiali“: 42mila euro in tre anni. Spendendo molto anche in cancelleria: 7mila e 500 euro in penne e matite !!!

Consulenze

Nella hit-parade delle “consulenze” con un totale per spese complessive per quasi tre milioni e 200 mila), emergono i 136mila euro di Lello Ciampolillo. Cioè lo stesso parlamentare grillino che fino a ottobre 2017 ha speso 90mila euro in hotel e 70mila euro di trasporti (nonostante abbia i biglietti treni e e dei voli aerei gratis…! ),, di cui quasi 30mila in taxi. Le contraddizioni emergono anche alla voce spese sanitarie. Il deputato Riccardo Fraccaro nel 2017  esultò perché l’assistenza sanitaria dei parlamentari non sarebbe più stata a carico dei contribuenti.

Peccato però che il mese prima Danilo Toninelli aveva fatto in tempo a farsi restituire 5.480 euro di assicurazione sanitaria “integrativa” mentre il più morigerato Di Battista ne chiedeva indietro soltanto 90 rifacendosi però  con la voce consulenze: 68 mila euro, e quasi tutti per questioni legali. Nonostante treni e aerei gratis, i 135 parlamentari 5 Stelle spendono 3 milioni e 400 mila euro per le voci “viaggi e trasporti” dunque auto, carburante, taxi e mezzi pubblici (utilizzati ben poco a giudicare dalla spesa). Nella “top ten” primeggiano Ciampolillo (68 mila euro ), Rizzo e D’Inca (66 mila) e anche Giarrusso, Toninelli, Taverna e LezziFederico D’Incà, ricandidato dal M5s, ha speso in mobilità 39.772 euro, di cui 32mila per rimborsi chilometrici. Insomma, dopo 5 anni possiamo dire che i 5 Stelle davanti agli emolumenti incassati nei rispettivi conti correnti bancari devono essersi affezionati parecchio, ed anche ai soldi percepiti dallo Stato a spese dei contribuenti. Anche troppo !

 Gli ex francescani

Dunque i 5 Stelle in realtà sono stati  morigerati e “francescani” come prometteva Grillo,  ma solo per pochissimo tempo. Quello necessario per capire che fare politica costa. Fonti interne al M5S raccontano che c’è stato un momento, nella primavera 2014, in una riunione con Beppe Grillo (che all’epoca si presentava spesso in Parlamento)  in cui i deputati grillini manifestarono le loro perplessità sul meccanismo degli scontrini, complicato ma soprattutto antieconomico per le loro tasche. Da allora i rimborsi sono stati chiesti a forfait e conseguentemente  le restituzioni sono quasi del tutto azzerate come dimostrano le schede pubblicate sul sito tirendiconto.it. Analizzandone qualcuna a caso, tra i parlamentari più noti. Molti sono fermi a settembre 2017. Qualcuno arriva fino a dicembre. Nessuno ha rendicontato per ora, i mesi del 2018.

Dibba fermo a settembre

Alla fine di febbraio 2018 l’ultimo resoconto di Alessandro Di Battista risaliva a settembre 2017, cioè a 5 mesi prima ! Al netto di ritardi nell’aggiornamento del sito, è come se, una volta deciso di non ricandidarsi, il frontman “grillino” avesse smesso di resocontare. Non solo sulla diaria mensile ma anche sull’indennità, e dunque sulla restituzione al Fondo piccole e medie imprese. Comunque Di Battista è tra i più “virtuosi”…. Infatti nel 2017 ha ricevuto una diaria mensile di circa 7.500 euro al mese. Ha restituito qualcosa (soltanto 2.800 euro)  nei primi quattro mesi e successivamente  più nulla. Le voci più costose sono vitto (mille euro al mese), trasporti, attività sul territorio e consulenze. Fino a metà del 2014 restituiva anche 3-4 mila euro al mese. Poi sempre meno fino allo zero degli ultimi mesi.

Michele Giarrusso

Il senatore di Catania è in regola fino a dicembre 2017. Ma in tutto l’anno non ha mai restituito neppure un centesimo della sua ricca diaria (circa 9 mila euro di media). I trasporti (nonostante, lo ribadiamo treni e aerei sono gratis ! ) e vitto le voci più caricate. Va allo stesso modo anche nel 2016. Nel 2015 restituisce fino a luglio.

Il leader politico e il quasi ministro della Giustizia

Luigi di Maio e Alfonso Bonafede compaiono tra i più “virtuosi” di questa inchiesta. Di Maio risulta essere in pari fino a dicembre 2017, restituisce poche centinaia di euro tranne che in agosto (1259 euro) e a dicembre (2.052). Gli altri mesi sono 200-300 euro. La voce più costosa per lui sono le attività sul territorio che assorbono 4-5 mila euro al mese. A sua volta Bonafede è fermo a settembre 2017 ma è costante negli anni e restituisce cifre sempre alte, una media di duemila euro al mese.

Carla Ruocco

La deputata capolista nel collegio di  Roma, non restituisce mai nel 2017, neanche nel 2016 e  risultano soltanto due mesi (gennaio e febbraio) nel 2015. “Attività sul territorio” e un generico “altre spese” le voci più ricorrenti e più impegnative: 66 mila euro, seconda solo a  Luigi Di Maio che in questi anni ha investito 204 mila nel territorio per costruirsi un profilo da “leader”.

La sorella del “quasi” governatore siciliano

Maria Azzurra Cancelleri spende molto per mangiare, una media di mille euro al mese in ristoranti, circa 50 mila euro in cinque anni. Però è virtuosa e restituisce oltre mille euro ogni mese. Tranne a dicembre 2017, ultimo mese rendicontato quando la restituzione è zero.

Il candidato alla guida della Farnesina

Il “grillino” Manlio Di Stefano riceve una diaria pari a circa 9 mila euro al mese. Restituisce poche centinaia di euro nel 2017, fino al mese maggio: 320 a gennaio, 859 a febbraio, 255 a marzo, 367 in aprile. Anche per lui “vitto” e “attività sul territorio” sono le voci più pesanti: a luglio spende 1774 euro in ristoranti e difficilmente va sotto i mille euro. Nel 2015, a fronte della stessa diaria, restituisce circa mille euro al mese. Da giugno 2016 si limita a 3-400 euro al mese.  Il resto della diaria è tutto rimborsato.

Paola Taverna e Roberta Lombardi

Analogo l’andamento scontrini della senatrice Taverna: fino a giugno 2015  su una diaria pari a circa 9 mila mensili restituisce circa mille euro al mese. Nel 2016 versa fino a metà anno; nel 2017 restituisce solo a febbraio (1534), aprile  (2699) e agosto (511). Quello di agosto è uno dei misteri più strani: come è noto il Parlamento è chiuso, ma la diaria corre ugualmente nonostante i parlamentari siano in ferie solitamente fino alla prima settimana di settembre. Roberta Lombardi spende molto per la voce “collaboratori” (circa seimila euro ogni mese) e questo depone bene perché sono posti di lavoro. Anche la candidata alla guida della Regione Lazio  (non eletta) restituisce pochi spiccioli nel 2017 (1.400 euro in quattro mesi) e circa quattromila euro nel 2016.

La parabola di Toninelli

Racconta l’andamento standard della maggior parte dei parlamentari: virtuoso nel 2014 con restituzioni mensili fino a duemila euro; nel 2015 la vita del parlamentare costa molta di più e le restituzioni crollano fino ad azzerarsi nel 2016 e nel 2017. Vitto (49 mila), trasporti (45 mila) e consulenze (43 mila) le sue voci più onerose.

Barbara Lezzi

E’ entrata e uscita due volte dalla black list dell’inchiesta delle Iene che ha riguardato il fronte delle donazioni al fondo delle piccole e medie imprese. Sul fronte diaria/rimborsi, la senatrice segna alcuni record: è seconda in assoluto (rispetto al gruppo) per la spesa in “consulenze” (105 mila euro in cinque anni) e seconda anche per i costi dell’”alloggio” (119 mila). Le spese per la casa variano di mese in mese passando da due e tremila euro. E comunque la senatrice restituisce con una certa costanza circa 500 euro al mese. L’arte di fare bella figura con poco.

Laura Castelli

L’economista del gruppo, che si è imposta negli anni anche rispetto a Carla Rocco, ha smesso di restituire nel 2017. Fino al 2016 era stata capace di restituire più di mille euro al mese. E questo nonostante i 43 mila euro spesi per itrasporti, i 24 mila per il “vitto” e i 36 mila per “eventi sul territorio“.

I 5 Stelle erano arrivati in Parlamento pronti  “ad aprirlo come una scatoletta di tonno” come diceva Beppe Grillo,   . Ma evidentemente quel tonno deve essere piaciuto molto. A tanti, troppi . E la “scatoletta” alla fine  è rimasta vuota…

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