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9 Novembre 2024 04:18

Spiati i conti correnti di Arianna e Giorgia Meloni, Crosetto e La Russa in una banca a Bari

Indagato un ex dipendente di Intesa Sanpaolo, licenziato ad agosto. Circa 7mila accessi a conti correnti in due anni: "spiati" anche il procuratore nazionale antimafia Melillo, il ministro Santanchè, ed i governatori Emiliano e Zaia

“Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano” scrive la premier Meloni commentando l’ennesimo “dossieraggio” per il quale è al lavoro la Procura di Bari in un’indagine su un ex dipendente di Intesa Sanpaolo che avrebbe effettuato circa 7mila accessi a conti correnti, ritenuti “abusivi”. A renderlo noto è il quotidiano “il Domani“, secondo il quale sarebbero sotto osservazione fraudolenta militari, vip e soprattutto politici. A partire dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni , sua sorella Arianna (a capo della segreteria politica di Fratelli d’Italia), l’ex compagno Andrea Giambruno, i ministri Guido Crosetto (Difesa) e sua moglie Graziana SaponaroDaniela Santanchè (Turismo) e Raffaele Fitto (ora vicepresidente esecutivo della Commissione europea). E persino Ignazio La Russa, presidente del Senato.

L’elenco degli “spiati” è corposo. Circolano i nomi di Michele Emiliano (presidente della Regione Puglia), di Luca Zaia (governatore del Veneto), di Giovanni Melillo (procuratore nazionale antimafia), di Renato Nitti (procuratore della Repubblica di Trani). Ma anche di ufficiali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, componenti delle famiglie Elkann-Agnelli e Berlusconi, l’europarlamentare Antonio Decaro, il deputato Francesco Boccia, gli ex-premier Enrico Letta e Mario Draghi e numerosi giornalisti, che compongono una minima parte delle migliaia di titolari di conti correnti che sarebbero stati spiati e monitorati da Vincenzo Coviello, 52 anni originario di Bitonto (Bari), sposato, due figli, l’ex funzionario di medio livello della filiale di Bisceglie di Banca IntesaSanpaolo che lo scorso 8 agosto è stato licenziato dopo l’apertura di un procedimento disciplinare a suo carico.

La filiale di Intesa Sanpaolo a cui l’ex dipendente era particolarmente interessato, era senza alcun dubbio quella interna alla Camera dei Deputati: praticamente ogni giorno per due anni ha controllato i conti correnti ed, in alcuni casi, persino gli estratti conto delle carte di credito di tutti i parlamentari.

Secondo a quanto riportato dall’Agi, il bancario Vincenzo Coviello è originario di Bitonto ma non era dipendente della filiale bitontina: “Dunque, la denuncia non sarebbe partita dalla sede di Bitonto e, quindi, dal suo direttore“. Al licenziamento è seguito l’avvio di un procedimento di indagine attualmente in corso, da parte della Procura di Bari. L’ex bancario rischia grosso, visto che bisognerà vedere se abbia o meno violato le norme sulla privacy e la segretezza di dati ipersensibili. Gli accessi sarebbero stati realizzati tra il 21 febbraio del 2022 e il 24 aprile del 2024; in particolare avrebbero riguardato gli oltre 3.500 clienti portafogliati di 679 filiali di Intesa Sanpaolo, sparse in tutta Italia.

Lo “spionaggio” del bancario era assolutamente trasversale: ci sono Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, Matteo Renzi e Angelo Bonelli, Francesco Boccia e Mario Draghi, e ancora l’intera famiglia Verdini, Gianfranco Fini piuttosto che Massimo D’Alema.

I sospetti sono natigrazie al lavoro della sicurezza della banca” e a “una denuncia parallela fatta da un correntista di una filiale del gruppo Intesa San Paolo di Bitonto, in provincia di Bari che sarebbe stato informato dell’elevato numero di accessi informatici che erano stati effettuati da qualcuno sul proprio corrente. Ad avvisarlo sarebbe stato direttamente il direttore della filiale. Da qui gli accertamenti della procura di Bari , coadiuvata dai Carabinieri presso la sede legale di Intesa San Paolo spa“. Anche per questo motivo, la Procura sta indagando sulla responsabilità oggettiva (secondo la legge 231) della banca.

Adesso i magistrati della procura barese baresi stanno cercando di ricostruire quanto accaduto. Bisognerà capire se avrebbe agito da solo e che fine hanno fatto i dati di cui sarebbe venuto in possesso. Comunque viene spiegato che il caso sarebbe diverso da quello di Perugia: “Lì gli indagati si difendono dicendo che gli accessi erano legittimi perché legati al lavoro di investigatori. Qui la giustificazione è impossibile”. Il quotidiano parla di un modus operandi che sembrerebbe “sistematico, seriale”. Fonti interne dell’istituto spiegano di aver adottato “tempestivamente le opportune iniziative disciplinari” nei confronti del bancario e di aver informato le autorità competenti a stretto giro.

Perquisizioni e sequestri a caccia dei file

“E se l’ho fatto, ho subito cancellato. Non ho mai inviato a nessuno quei file”. Una versione confermata ieri ai Carabinieri che ieri lo hanno perquisito, sequestrando pen drive usb, computer, smartphone, file salvati. Se dovessero scoprire qualche documento estrapolato, la posizione di Coviello si aggraverebbe pesantemente.

Sul caso è intervenuto anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva:Solidarietà a Giorgia Meloni e agli altri 6.999. E speriamo che tutti imparino a difendere i diritti non solo degli amici ma anche degli avversari. Le informazioni digitali che abbiamo sul telefono, sulle applicazioni bancarie, sulle email sono informazioni da proteggere con la massima cura contro le illecite iniziative di singoli e anche di istituzioni non autorizzate. La gente pensa che sia un tema di serie B ma nel mondo digitale questi dati sono ormai dappertutto e la tutela della privacy è diventato per noi un diritto umano fondamentale“.

Il governatore Michele Emiliano, il cui nome emerge dalle indiscrezioni giornalistiche come uno degli “spiati”, annuncia intanto la nomina di un legale a sua tutela. “Nomineró un avvocato – dice – per capire se ho subìto danni dai fatti ascrivibili all’impiegato accusato degli accessi abusivi“.

Zaia: “Spero sia follia, non dossieraggio”

“A me spiace solo che nel conto corrente non si vedano i mutui cosi’ avremmo almeno un quadro generale della attività e passività. Al di la’ delle battute 6 mila accessi significa che anche i sistemi di controllo sono pieni di falle”. L’ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia commentando la notizia dell’ex dipendente di Intesa Sanpaolo che avrebbe spiato i conti correnti di oltre 3 mila persone note tra cui, oltre alla stesso presidente del Veneto, anche la premier Giorgia Meloni e i suoi familiari.
Spero solo si tratti di follia, non di accessi alimentati da qualcuno che aveva bisogno di fare dossier” ha infine concluso.

“Molte sono le domande alle quali, spero al più presto, vengano date risposte dalla Procura di Bari: quale interesse aveva l’ex funzionario di Banca Intesa, originario di Bitonto, a spiare i conti correnti di tanti parlamentari e politici di primo piano, ma anche di magistrati come il procuratore di Trani? Si tratta di un dipendente annoiato che durante l’orario di lavoro, contravvenendo a un codice disciplinare interno e pensando di fare il furbo, si è divertito a conoscere la giacenza sul conto della premier Meloni, o di sua sorella Arianna, o del ministro Fitto o del presidente Emiliano o del procuratore Nitti? Oppure queste informazioni servivano a ben altro? Nei giorni scorsi qualcuno ha accusato la presidente Meloni e Fratelli d’Italia di essere ossessionati da un’attiva di dossieraggio tesa a minare l’attività di governo e la coalizione di centrodestra… la notizia di oggi ci conferma che non siamo visionari.” Il commento della deputata di Fratelli d’Italia, Mariangela Matera.

La Procura di Bari: “Verosimilmente ha agito in concorso con altri”

Da quanto emerge dal decreto di perquisizione, Coviello verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare” (mandante e destinatario delle informazioni riservate), avrebbe effettuato degli accessi informatici abusivi “ai dati finanziari di istituzioni poste a fondamento della Repubblica e loro familiari e/o collaboratori, al fine di procurare a sé e/o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale dello Stato, dovevano rimanere segrete”.

Due domande a questo punto ci sembrano più che lecite sugli “spioni” confezionatori dei dossieraggi e sui mandanti :⁠ ⁠Perché tutti questi “spioni” informatici non sono stati tutti arrestati immediatamente ? ⁠ ⁠⁠Quale cupola mafiosa-politica li protegge ?

Perquisizione-Coviello



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