Ecco il testo integrale dello statuto dell’associazione Rousseau che ha consegnato al figlio di Gianroberto, Davide Casaleggio, il “Garantito” che, per discendenza diretta e con soli 300 euro di capitale, ha preso il controllo assoluto ed eterno del primo partito italiano. L’ art. 6 del regolamento obbliga tutti i nuovi eletti in Parlamento a versare una tassa mensile da 300 euro a Rousseau (che fanno almeno 3 milioni di euro in 5 anni). Il movimento è così legato mani e piedi, giuridicamente, economicamente e tecnicamente, a un’associazione privata su cui non ha nessun potere o vigilanza.
L’Associazione Rousseau, che ha lo scopo di “promuovere lo sviluppo della democrazia digitale nonché di coadiuvare il Movimento 5 Stelle” nella sua azione politica, è un’associazione composta da due persone: Gianroberto Casaleggio, che è in fin di vita, e il figlio Davide. Versano due quote da 150 euro, che costituiscono il fondo iniziale, e sono rispettivamente Presidente e vicepresidente, entrambi componenti dell’Assemblea e membri del Consiglio direttivo, mentre Davide è anche Tesoriere. Ma l’obiettivo dello statuto, date le condizioni di salute del padre, è assicurare al figlio il controllo perpetuo e assoluto su Rousseau. E il potere di Casaleggio jr. viene blindato da due articoli – il 6 e il 13 – che consegnano eternamente i ruoli e le funzioni più importanti ai “Fondatori”. Ma di fondatori ce ne sono due e dopo appena quattro giorni, in seguito alla morte di Gianroberto, ne resta solo uno: Davide.

Max Bugani
L’art. 6 dello statuto sancisce che possono entrare nell’associazione persone “la cui ammissione è deliberata dal Consiglio direttivo”. Ma secondo l’art. 13 “il presidente del consiglio direttivo è nominato dall’Assemblea tra i soci fondatori” (quindi solo il “Garantito”, Davide Casaleggio). Il 12 aprile, il giorno della scomparsa di Gianroberto, tutte queste distinzioni non contano. L’Associazione Rousseau è una sola persona, in cui coincidono l’assemblea, il presidente, il consiglio direttivo e il tesoriere. Ma lo schema dello statuto è fatto per garantire a Casaleggio il dominio eterno sull’Associazione: è solo lui, l’unico Fondatore superstite, che può essere nominato presidente; ed è sempre lui che, attraverso il Consiglio direttivo, di cui è l’unico presidente possibile, a decidere chi può entrare e chi no nell’associazione. E’ in questo contesto di regole che il 5 maggio Davide fa entrare nell’Associazione Rousseau due nuovi soci, Max Bugani (consigliere comunale a Bologna) e David Borrelli (europarlamentare), il cui ruolo però è quello di fare numero. Sono solo figuranti. E questo lo ha dichiarato lo stesso Borrelli al Foglio il 4 gennaio 2018: “Sono in quell’associazione ma è come se non ci fossi. Tutti e tre gli incarichi sono intestati a Davide Casaleggio, bisogna chiedere a lui”.
E veniamo ai tre incarichi. Secondo quanto emerge dal rendiconto sommario del 2016 pubblicato sul sito, il “Garantito” Davide è contemporaneamente presidente, tesoriere e amministratore unico di Rousseau. Ciò vuol dire innanzitutto che rispetto allo statuto il Consiglio direttivo, l’organo collegiale che amministra l’associazione, è stato sostituito da una figura monocratica come l’Amministratore unico. Ma soprattutto che il figlio di Gianroberto concentra nella sua persona tutti i ruoli dirigenziali e di vigilanza, senza alcuna divisione dei poteri, e in pieno conflitto d’interessi. Secondo lo statuto il Consiglio direttivo (ora l’Amministratore unico) nomina il tesoriere, delibera i rendiconti predisposti dal tesoriere, decide sui contratti superiori ai 100 mila euro e sui propri rimborsi spese. Il tesoriere provvede alla gestione economico-finanziaria ordinaria e predispone il rendiconto. Il presidente presiede il consiglio direttivo e rappresenta l’associazione.

In pratica Casaleggio nomina se stesso, autorizza se stesso, controlla se stesso e presiede se stesso. Una condizione che potrebbe portare a un disturbo della personalità, ma che di sicuro disturba il sano e trasparente funzionamento di qualsiasi organizzazione. In particolare di un’associazione come Rousseau che, a dispetto dal numero esiguo dei membri, maneggia una flusso enorme di danaro (finora oltre 550 mila euro), rendicontato in maniera approssimativa.

David Borrelli
Nessuno sa a chi sono andati centinaia di migliaia di euro finora spesi, se ad esempio la Casaleggio Associati – società che ha la stessa sede di Rousseau e lo stesso presidente garantito per diritto ereditario – è mai stata pagata per i servizi resi all’associazione e per aver “sviluppato” la piattaforma Rousseau. Nessuno sa quali e quanti siano i “rimborsi spese” che il Garantito si è autorizzato. Non lo si può evincere dal rendiconto sommario pubblicato sul sito, non lo sanno i donatori, i militanti e gli eletti del M5s, non lo sanno neppure gli altri soci di Rousseau (“Ho partecipato a una sola riunione su Skype, ho visto il bilancio che è online e ho dato l’ok”, ha detto al Foglio Borrelli).
Statuto-M5S_compressed
Il potere di Davide Casaleggio è ulteriormente rafforzato dalle nuove regole del M5s. L’art. 1 del nuovo statuto vincola per sempre il M5s all’associazione Rousseau e l’art. 6 del regolamento obbliga tutti i nuovi eletti in Parlamento a versare una tassa mensile da 300 euro a Rousseau (che fanno almeno 3 milioni di euro in 5 anni). Il movimento è così legato mani e piedi, giuridicamente, economicamente e tecnicamente, a un’associazione privata su cui non ha nessun potere o vigilanza. Il nuovo statuto prevede una procedura per sfiduciare il capo politico (Di Maio) e anche una per rimuovere il garante (Grillo), ma non ce n’è nessuna per recidere i legami con il garantito (Davide Casaleggio e la sua Associazione Rousseau). L’unica soluzione è modificare lo statuto. Ma per farlo serve una procedura complicatissima e una maggioranza irraggiungibile. E in ogni caso “la verifica dell’abilitazione al voto e il conteggio dei voti – dice lo statuto – sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della Piattaforma Rousseau”. Non se ne esce, se non con una scissione.
A supervisionare e gestire tutto c’è sempre lui, Davide Casaleggio, il “Garantito” che, per discendenza diretta e con soli 300 euro di capitale, ha preso il controllo assoluto ed eterno del primo partito italiano.
*articolo tratto dal quotidiano IL FOGLIO