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27 Luglio 2024 03:40
27 Luglio 2024 03:40

Continua la “guerra” processuale della Procura di Taranto sull’ ILVA

I pubblici ministeri del processo per il presunto disastro ambientale causato dall’ILVA,  come facilmente prevedibile,  hanno chiesto al Tribunale di Taranto di rigettare le eccezioni presentate dalla difesa dei 47 imputati (44 persone fisiche e tre società).

Il pool di magistrati del processo “Ambiente svenduto” per il presunto disastro ambientale causato dall’ ILVA hanno modificato il capo d’imputazione contestato alle tre società ILVA, RIVA Fire e RIVA Forni Elettrici, che  ai sensi vengono chiamate a rispondere della legge 231 che disciplina la responsabilità amministrativa delle imprese.

I magistrati della Procura di Taranto, che seguono il processo hanno sostenuto che la società RIVA Fire esercitava attività di controllo sull’ ILVA attraverso il contratto di servizio tra Riva Fire e la stessa Ilva e il contratto con la tesoreria centralizzata. Circostanza questa che aveva determinato, secondo i pm  “un’attività di gestione di RIVA Fire nei confronti di ILVA“.

Tra le eccezioni sollevate dai difensori c’è anche quella di trasferire il processo a Potenza, a seguito dell’ eccezione di incompetenza funzionale con richiesta di trasferimento del processo poichè tra le parti civili ammesse c’è un ex componente laico della commissione agraria del Tribunale, che va quindi equiparato a quello di  un giudice onorario. L’avv. Pasquale Annicchiarico, difensore delle società Riva Fire e Riva Forni elettrici e di Nicola Riva   ha inoltre citato e richiamato oggi una sentenza emessa nell’aprile 2003 dal Gup di Taranto Bombina Santella, con cui  dichiarò la propria incompetenza, con trasferimento degli atti alla Procura di Potenza, poichè un magistrato in servizio presso la Sezione Gip-Gup del Tribunale di Taranto ,nonostante non si fosse costituito parte civile, secondo il Gup era un “soggetto danneggiato dai reati in contestazione“.

CdG processo ILVA

Ma non è finita. E’ stato esibito anche un provvedimento  dell’aprile del 2011  riportante la firma dell’ex procuratore capo di Taranto Franco Sebastio (ora finalmente in pensione) , il quale accolse l’istanza di stralcio della posizione processuale di un indagato, che svolgeva funzioni di giudice onorario del tribunale prevalentemente presso la sezione distaccata di Grottaglie (Taranto) nonostante costui al momento della richiesta aveva smesso le funzioni di giudicante da oltre due anni.

L’avv. Pasquale Annicchiarico nella scorsa udienza aveva esibito pannelli con la mappa della abitazioni di magistrati (ma senza indicarne i nomi) con una scelta sostenuta condivisa con spirito di solidarietà dall’ Unione delle Camere Penali Italiane, e nel silenzio a dir poco “imbarazzante” della Camera Penale di Taranto, di fronte agli attacchi dalla sottosezione tarantina dell’ ANM.  per provare che gli stessi magistrati impegnati nel processo risiedono  in molteplici casi  a poche decine di metri di distanza dalle parti civili e quindi sono da considerare anch’essi parti offese per danno da esposizione, con conseguente richiesta di trasferire il processo a Potenza, sede competente a decidere sui magistrati tarantini in servizio nel distretto della Corte d’Appello di Lecce.

Ma sulle posizioni “ambientaliste” di qualche magistrato nei prossimi giorni il Corriere del Giorno rivelerà e pubblicherà in esclusiva nei prossimi giorni, un inedito documento “storico”, che potrà far capire ai nostri lettori la limitata credibilità imbarazzante di certi magistrati che  con questo processo in realtà cercano solo una passerella mediatica Per fortuna non sono tutti uguali….

Il processo è stato aggiornato al 6 dicembre quando la Corte d’Assise, presieduta dal giudice Michele Petrangelo, deciderà sulle eccezioni procedurali presentate dai difensori secondo cui  tutti i magistrati residenti a Taranto  vanno ritenuti parti lese.

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