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20 Novembre 2025 11:45

Il delirio di onnipotenza della magistratura

Non è bastata la figuraccia imbarazzante del procuratore di Napoli Nicola Gratteri che si è inventato in televisione delle inesistenti dichiarazioni del povero Giovanni Falcone contro la separazione delle carriere dei magistrati....
di Antonello de Gennaro

I magistrati è necessario ricordarselo sono cittadini come tutti gli altri, che hanno il ruolo costituzionalmente previsto di applicare e fare rispettare le norme di legge emanate dal Parlamento formato da altri cittadini, eletti dal popolo che hanno il compito di formulare ed approvare le leggi. Ma la solita magistratura sinistrorsa non ci sta e pretende di dettare legge. Normale e legittimo non essere d’accordo con questo sconfinamento di poteri, che calpesta la Costituzione, che qualche magistrato o pennivendolo-ventriloquo fingono di voler difendere.

Non è bastata la figuraccia imbarazzante del procuratore di Napoli Nicola Gratteri che si è inventato in televisione delle inesistenti dichiarazioni del povero Giovanni Falcone contro la separazione delle carriere dei magistrati, ed ecco che ieri un altro procuratore, quello di Bari, Roberto Rossi ha dato in escandescenza ancora una volta calpestando le normative emanate dal consiglio Superiore della Magistratura, di cui egli stesso è stato componente in passato, salvandosi grazie al suo ruolo da un procedimento disciplinare a suo carico.

In occasione di una dibattito in occasione dei festeggiamenti per i 25 anni dell’edizione barese del quotidiano La Repubblica, il procuratore Rossi si è scagliato senza alcun rispetto istituzionale nei confronti del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, sulla riforma che porterà alla separazione delle carriere dei magistrati. L’arroganza e presunzione di questo magistrato è cosa ben nota a chi scrive, che è stato oggetto di un esposto al Consiglio di disciplina dell’ Ordine dei Giornalisti del Lazio, competente sul mio operato in quanto vivo e lavoro dal 1983 a Roma. Esposto archiviato all’unanimità a dimostrazione che non c’era alcun presupposto di comportamento scorretto o illegale da parte mia. Forse avevo un’unica colpa: avergli chiesto un’intervista, ma non quelle in ginocchio a cui è abituato lui con i giornalisti locali. e probabilmente qualche “compagnuccio” di corrente (Area) doveva averlo avvisato della mia totale indipendenza e rettitudine professionale. Io i magistrati li rispetto, ma non mi inchino come altri ai loro desiderata.

Ma torniamo alla lite fra Rossi e l’on. Sisto che aveva legittimamente difeso la riforma chiarendo che “non è contro la magistratura, non è una riforma politica, è una riforma positiva che protegge il cittadino con un giudice terzo e imparziale che dà sicurezza”. Di parere diametralmente opposto Rossi, per il quale, “questa norma serve e lo dico riprendendo una intervista di Nordio – a ‘far recuperare alla politica il suo primato costituzionalè» e a ‘far recuperare alla politica quello spazio colmato dalla magistratura”.

Lo scontro si acceso allorquando il viceministro Sisto ha affermato che “ci sono tanti magistrati che sono venuti da me a dire andate avanti” (opinioni che ho ascoltato anche io in Procura e Tribunale a roma) , a cui il procuratore Rossi ha replicato con arroganza e sgarbo istituzionale dicendo che “sono fesserie“. Mi chiedo ma da quando un magistrato può offendere impunemente un viceministro ?

Sisto che peraltro è un ottimo avvocato penalista abituato nella sua lunga professione a contestare codice alla mano l’operato dei pubblici ministeri, gli ha replicato “se vuoi ti posso dire che Giovanni Falcone era d’accordo con la riforma e tu dirai che non è vero”. A questo punto il procuratore Rossi si è infervorato sostenendo che “Maria Falcone, sua sorella, ha detto lasciatelo stare, state zitti”. Peccato che quell’invito di Maria Falcone in realtà era rivolto al procuratore Nicola Gratteri cioè ad un collega di Rossi !

Poi, rivolgendosi a Sisto con toni sicuramente poco eleganti ed altrettanto poco istituzionali gli ha detto: “Ti devi sciacquare la bocca quando parli di Falcone, non vali, e neanche io, la punta delle cose…” indicandosi le scarpe, aggiungendo “Sua sorella ha detto chiaramente che non potete parlare a nome suo è una offesa alla sua memoria”. In realtà chi ha offeso la memoria di Falcone sono i magistrati. Non a caso sono stati dei suoi colleghi ad osteggiarlo al Csm ed a dargli del “venduto alla politica” per aver accettato a suo tempo di andare a lavorare al Ministero della Giustizia a Roma, chiamato dal guardasigilli Claudio Martelli. ma probabilmente tutto questo il procuratore Rossi non lo sa o finge di non ricordarlo.

il libro che il procuratore Rossi dovrebbe leggere…

Il viceministro Sisto inoltre ha citato alcuni dati forniti dal ministero della Giustizia sull’accoglimento da parte dei gip alle richieste del pubblico ministero, come quelle sulle autorizzazioni a disporre intercettazioni che ammontano al “94%” e che dimostrerebbero, secondo il viceministro, “una sorta di colleganza”. Ma Rossi ha replicato che “il dato non è vero, è una falsità, a Bari non sono mai stati chiesti. Mi quereli pure Nordio”.

Mi sembra più che doveroso e legittimo ricordare al procuratore Rossi che Bari non è la Capitale d’ Italia, e lui non è il ministro di Giustizia o il direttore di qualche settore del ministero di Giustizia, e tantomeno ha una conoscenza della giustizia sul territorio nazionale. Per fortuna della giustizia. Se Rossi vuole fare politica, lasci la magistratura e si candidi, e sopratutto si faccia eleggere. Altrimenti sia cortese, pensi a fare il magistrato e stare attento a non finire sotto la scure della sezione disciplinare del Csm, dove i “compagnucci” di Area non contano più come a suo tempo. Il rischio è dietro l’angolo.

Non è la prima volta che Rossi calpesta e non rispetta il ruolo istituzionale come i lettori potranno verificare ascoltando un dibattito precedente con il viceministro Sisto. Ma il procuratore di Bari si sente un intoccabile. Sino a quando ?

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Grazie, Antonello de Gennaro

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