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29 Aprile 2024 21:37
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Il “campo largo” di Laforgia dimentica qualche conflitto d’interesse. E non solo…

E questi vorrebbero essere il nuovo che avanza ? I cultori della legalità ? Onestamente ci scappa da ridere, se non da piangere per i poveri elettori del centrosinistra di Bari che a questo punto non sanno più a chi credere ed a chi votare
di Antonello de Gennaro

Il noto avvocato penalista barese Michele Laforgia candidato sindaco a Bari ha diffuso una nota dopo l’arresto di Alfonso Pisicchio che era da lui assistito. “Com’è noto, la legge non consente ai difensori di accedere a notizie coperte dal segreto istruttorio e men che meno di venire a conoscenza, in anticipo, della adozione e della imminente esecuzione di una misura cautelare. Quello che sapevo, e che era noto a tutti, compresi naturalmente gli indagati, gli organi istituzionali e l’opinione pubblica, è che potevano esservi nuovi arresti avendone riferito – in modo più o meno dettagliato – gli organi di informazione, e che vi era da quasi quattro anni un procedimento pendente per gravi reati a carico di Pisicchio e altre persone“.

“Colgo l’occasione  per ribadire che il diritto di difesa è garantito dalla Costituzione e non può essere confuso con la connivenza con il delitto e con chi delinque. Nella mia lunga vita professionale ho difeso indagati e imputati, presunti innocenti sino a sentenza definitiva, non i reati dei quali erano accusati e che possono essere loro attribuiti solo al termine di un regolare processo. Proprio per questo, l’impegno civile e politico non è e non può essere ritenuto in contrasto con l’esercizio della professione di avvocato, che è espressione del principio di legalità: chi sostiene o insinua il contrario ignora le regole fondamentali dello Stato di diritto o è in malafede” conclude l’avvocato.

Ma Laforgia deve avere probabilmente la memoria corta, dimenticando di avere assistito in un recente passato diversi colletti “bianchi” della politica persino dinnanzi al Tribunale dell’ Appello (Riesame) di Bari come ad esempio l’ing. Raffaele (Elio) Sannicandro, ex direttore generale dell’ Asset Puglia che è stato interdetto dai pubblici uffici per una vicenda di presunte tangenti. Laforgia sa molto bene che in realtà è diritto della difesa accedere alle carte del pubblico ministero e quindi dell’indagine, per difendere l’indagato assisto dinnanzi al Riesame. E quindi l’ avvocato può venire a sapere molto facilmente cosa è contenuto nel fascicolo del magistrato inquirente.

La collega Claudia Fusani sul quotidiano Il Riformista lo scorso 6 aprile ha scritto che l’avvocato Michele Laforgia, candidato di Conte, del Movimento 5 Stelle e di Nichi Vendola, che “da due anni lavora per diventare sindaco di Bari e per essere l’unico candidato dell’area di centrosinistra”. Ed aggiungeva che “risulta dalle carte dell’inchiesta che era a conoscenza dal 2021 della compravendita di pacchetti di voti a 50 euro l’uno. Lo sapeva ma non lo ha mai denunciato in procura. Laforgia è un noto penalista, guida lo studio di famiglia più ricercato della città e quello di diventare primo cittadino è un sogno che coltiva da sempre. L’avvocato-candidato ha detto che l’inchiesta sulla compravendita dei voti “ha tolto le condizioni minime per svolgere serenamente le primarie”. Ed aggiunto che “non capire questo – e il Pd con il candidato Leccese non l’avrebbero capito – “vuol dire non capire la gravità della situazione dopo gli arresti di ieri”.

Secondo il quotidiano Il Riformista “l ’avvocato Laforgia deve dare qualche spiegazione“. aggiungendo “Come emerge dalla lettura delle carte dell’inchiesta con cui la gip Paola De Santis ha indagato una settantina di persone e arrestate otto. Tutto ruota intorno al nome di Armando Defrancesco, ex braccio destro di Alessandro Cataldo, marito di Anita Maurodinoia, assessore ai Trasporti della giunta Emiliano, incarico che ha lasciato giovedì quando ha saputo di essere indagata. Il marito, Cataldo, è agli arresti domiciliari: è lui il referente della lista “Sud al centro” importante collettore di voti. La moglie era chiamata “lady preferenze”. Tutti voti che, secondo le accuse, sarebbero stati acquistati/venduti a 50 uro l’uno. Siamo quindi nel cuore dell’inchiesta. Ora il punto è che Defrancesco, nel 2021, si legge nelle carte, “svela ad un maresciallo della Guardia di finanza (Geraldo Leone, sospeso dal servizio dopo una denuncia di Cataldo, ndr) i dettagli dell’associazione a delinquere volta alla corruzione elettorale e il successivo controllo amministrativo e degli enti pubblici”.

Perché Laforgia non ha mai denunciato i fatti, si chiede la Fusani ?Segreto professionale”, dice l’avvocato. E però giovedì mattina è stato lesto nel dire che “la nuova inchiesta della procura per compravendita di voti ha fatto venire meno le condizioni per celebrare le primarie”. Va detto, anche, che Laforgia è il difensore di quattro indagati nell’inchiesta per infiltrazione mafiosa (quella del 26 febbraio). “È il mio mestiere – ha motivato – sono avvocato penalista”. In corsa, però, per diventare sindaco di quella stessa città dove si sarebbero comprati voti e i clan avrebbero infiltrato l’amministrazione (la Commissione di accesso nominata dal Viminale è già al lavoro).

Sia chiaro, fare l’avvocato e difendere un indagato, un imputato è un diritto costituzionalmente garantito, ma si entra moralmente in conflitto d’interesse se si vuole fare politica a titolo personale. Ma come si fa a non rendersi conto dell’imbarazzante posizione di essere avvocato difensore dei “novelli” editori Antonio Albanese (Gruppo Cisa), e comproprietario del quotidiano barese la Gazzetta del Mezzogiorno e Vito Ladisa (socio del Gruppo Finlad-Ladisa) di fatto è comproprietario dell’altro quotidiano barese L’ Edicola del Sud , giornale che proprio ieri mattina a poche ore dall’ennesimo terremoto giudiziario che ha coinvolto i fratelli Pisicchio tratti in arresto dalla magistratura, aveva la sfacciataggine ed il vergognoso coraggio di pubblicare in prima pagina un box dal titolo “ACQUA IN BOCCA” al cui interno veniva scritto e pubblicato qualcosa di vergognoso ed imbarazzante.

L’ Edicola del Sud ieri scriveva nefastamente:Basta parlare dell’ affaire Bari. Aspettiamo la terza ondata di arresti per tornarci sopra. Anche perchè a Torino sembra che stiano peggio di noi“. Poche righe sguaiate emblema della “baresità” più becera ed ipocrita che non vuole accettare il malcostume e la consuetudine dell’intrallazzo che regna da anni nel capoluogo pugliese, della serie “se sei amico mio lavori, altrimenti resti a casa“.

Vedere due imprenditori come Albanese e Ladisa diventati da un giorno all’altro come per incanto ( per secondi fini poco nobili ed etici) editori alla ricerca di contributi pubblici, con comportamenti che più che da imprenditori a nostro parere sembrano da “predatori” di denaro pubblico, e guarda caso entrambi condannati, ci risultano essere stati assistiti entrambi dall’ avvocato Michele Laforgia. Con i propri fatturati ed utili delle rispettive aziende Albanese e Ladisa dovrebbero vergognarsi di utilizzare dei buchi normativi della Legge sull’ Editoria sulle Fondazioni no profit per cercare di ripianare le ingenti rispettive perdite delle loro società editrici derivanti dagli esigui ricavi dalle poche copie vendute in edicola e da una scarsa raccolta pubblicitaria.

Per non parlare poi della comune operazione di Albanese(con il socio Miccolis) e Ladisa di rilevare lo stabilimento tipografico Sedit di Bari, società fallita, a cui ha fatto seguito la procedura competitiva per l’aggiudicazione ad un soggetto terzo di questo ramo d’azienda. Procedura ha portato all’aggiudicazione di parte della Sedit in favore della Casa Editrice del Sud srl, newco che fa capo agli imprenditori Ladisa, Albanese e Miccolis, editori rispettivamente de L’Edicola del Sud e de La Gazzetta del Mezzogiorno, il cui obiettivo è quello di associare l’attività di produzione dei propri mezzi editoriali alla fase di stampa.

Successivamente c’è stata la restituzione del ramo d’azienda (sezione stampa quotidiani) dalla Sedit ai curatori fallimentari, che contestualmente l’hanno consegnata nel luglio 2023 al nuovo aggiudicatario Casa Editrice del Sud srl, che la deterrà per un anno, con opzione di rinnovo, previo pagamento di un canone mensile. Incredibilmente conseguentemente gli stampatori Albanese-Miccoli e Ladisa certificheranno a se stessi le copie stampate per ottenere i contributi di legge sull’ acquisto della carta, in un ennesimo conflitto d’interessi che sfugge a più di qualcuno, ma non a noi.

Ma il dilemma più importante è un altro: con quale indipendenza di giudizio i giornalisti (ce ne sono ancora con la spina dorsale diritta ?) dei due giornali baresi potranno occuparsi dell’eventuale campagna elettorale o dell’ ipotetica elezione di Michele Laforgia a primo cittadino del capoluogo barese ? E come si comporterebbe con i numerosi imprenditori baresi che assiste ? Potrebbe mai essere Laforgia un sindaco al di sopra delle parti dimenticando tutti i suoi assistiti..? Cogito ergo sum.

Solo 48 ore fa Michele Laforgia, candidato sindaco per Bari sostenuto da M5s, Sinistra italiana, Italia Viva, +Europa e Socialisti ha dichiarato in una conferenza stampa: “E’ arrivato il momento di rimettere la mia disponibilità alla candidatura a sindaco alle stesse forze politiche che me l’hanno chiesta e l’hanno sostenuta almeno fino ad oggi e cioè alla convenzione Bari 2024 e al M5s. Saranno loro a decidere cosa fare da oggi in poi, come e con chi”.

Chiara Appendino in Tribunale a Torino con il suo legale

Ma loro chi ? Il presidente del M5s Giuseppe Conte quando parla di “legalità” dimentica ( o ha perso la memoria ?) di avere come vice l’attuale deputata Chiara Appendino condannata stata condannata a sei mesi per “falso ideologico” nell’ambito del processo per il mancato inserimento nel bilancio 2017 del Comune di Torino (di cui era Sindaco) di cinque milioni di euro versati come caparra dalla società Ream Sgr, controllata dalla fondazione bancaria Crt, ed in primo grado dal Tribunale di Torino ed in secondo grado dalla Corte d’ Assise di’ appello a 18 mesi di carcere per i tragici fatti di piazza San Carlo ?

Nichi Vendola in aula per il processo Ambiente Svenduto

O vogliamo parlare del “resuscitato” (politicamente parlando) Nichi Vendola ex governatore di Puglia e leader di Sinistra Ecologia e Libertà ritenuto colpevole in primo grado di concussione aggravata in concorso dal Tribunale di Taranto per le pressioni esercitate sull’allora direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato affinché costui ammorbidisse la sua linea dura contro l’ex Ilva ? Vendola è stato condannato in primo grado a 3 anni e sei mesi nel processo Ambiente svenduto sull’ex Ilva, il cui processo in Appello è appena partito.

il “prescritto” Nicola Fratoianni

Fa sorridere il “prescritto” Nicola Fratoianni, salvatosi dal processo Ambiente Svenduto il 31 maggio 2021, senza essere mai stato assolto, ma solo e soltanto grazie all’intervenuta prescrizione, dall’accusa di favoreggiamento nei confronti di Nichi Vendola, l’ex Governatore della Puglia accusato di concussione per aver fatto pressioni sui vertici dell’agenzia regionale di protezione ambientale affinché ammorbidisse la sua linea contro l’Ilva, ma nel dispositivo di sentenza è stato condannato al pagamento delle spese processuali nei confronti di una serie di parti civili e tra queste anche la Federazione dei Verdi.

E questi vorrebbero essere il nuovo che avanza ? I cultori della legalità ? Onestamente ci scappa da ridere, se non da piangere per i poveri elettori del centrosinistra di Bari che a questo punto non sanno più a chi credere ed a chi votare. E noi ci rendiamo conto che i loro dubbi sono più che legittimi.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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