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6 Maggio 2024 14:41
6 Maggio 2024 14:41

Sesso con un detenuto transgender del carcere di Rebibbia: agente della Penitenziaria a processo

L' assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria C.R., è stato sospeso in via cautelativa dal suo incarico, in attesa della sentenza.

Un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Rebibbia nell’ agosto 2022 ,avrebbe fatto una proposta indecente a uno dei detenuti ristretti in carcere. Sesso in cambio di cioccolatini, sigarette e soldi per le ricariche di un telefono che ovviamente il detenuto non poteva detenere in cella. Per questo motivo un assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria, C.R., viene accusato dalla Procura di Roma del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. Il poliziotto della Penitenziaria ieri ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, che secondo il codice precede uno sconto di 1/3 della pena.

I reati contestati dalla Procura di piazzale Clodio sarebbero accaduti il 7 agosto 2022, quando l’imputato, temporaneamente in servizio presso il reparto G12 della casa circondariale Rebibbia Nuovo complesso, secondo il capo di accusa avrebbe “indotto un detenuto transgender ad avere con lui dei rapporti sessuali abusando della sua qualità e delle sue funzioni” si legge nel capo di imputazione. E tutto questo “dietro la promessa di alcuni beni di consumo: sigarette, cioccolata, soldi per le ricariche“.

“L’induzione era correlata a vantaggi economici per il detenuto e comunque – continua il capo di imputazione – all’esercizio del potere di gestione dei detenuti all’interno del reparto in capo alla polizia penitenziaria“. L’ assistente capo coordinatore di polizia penitenziaria, difeso dall’avvocatessa Maria Tersigni, è stato sospeso in via cautelativa dal suo incarico, in attesa della sentenza. Secondo il suo legale, non è presente “la condotta abusante nei confronti del detenuto, per evitargli un male più grave”. Mentre secondo il pm, si concretizza il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, per cui è prevista la pena con la reclusione da 6 anni a 10 anni e mezzo. Il processo andrà a giudizio davanti al Gup Valerio Savio comincerà a luglio.

Un altro agente della polizia penitenziaria in servizio a Rebibbia era finito indagato e poi agli arresti domiciliari nel novembre del 2021 con l’accusa di corruzione. Grazie alla sua complicità, droga e sim telefoniche entravano nel carcere nascoste nelle pizze o nelle torte che venivano recapitate nei giorni festivi ai reclusi del reparto G8. “Portateci i completini“, cioè la cocaina, dicevano i detenuti ai familiari in visita nel penitenziario che voleva che lo stupefacente gli arrivasse direttamente in cella prima che il poliziotto corrotto andasse in vacanza. “Dobbiamo sbrigarci che tra pochi giorni lui va in ferie“, diceva un detenuto alla sua compagna, ignorando di essere intercettato dai Carabinieri. . 

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