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18 Aprile 2024 15:10
18 Aprile 2024 15:10

Palermo. In cinquemila da tutt’ Italia sotto l’albero intitolato al magistrato Falcone. Mattarella: “la mafia sara’ sconfitta”

Sbarcati mille studenti. Maria Falcone: "Non abbiamo ancora vinto". Poi il raduno nell'aula bunker. Il procuratore nazionale Cafiero: "I partiti hanno dimenticato il tema della lotta ai clan". Ayala: "Giovanni e Francesca mi hanno cambiato la vita"

ROMA – La “Nave della Legalità” ha portato mille ragazzi  con destinazione Palermo per celebrare Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, nel 26° anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Gli studenti hanno trovato a bordo della nave un “equipaggio” speciale composto da 50 giovani dell’Università degli Studi di Milano accompagnati dal loro docente, il prof. Nando Dalla Chiesa.

Il “no” alle mafie è stato inoltre rilanciato in 10 Regioni da migliaia di studentesse e studenti in una sorta di “staffetta” a distanza. A coordinare le attività nelle città coinvolte saranno gli Uffici Scolastici Regionali. Complessivamente oltre 70.000 ragazze e ragazzi sono coinvolti in tutta Italia nelle iniziative di #PalermoChiamaItalia promosse dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone.

Il corteo di studenti arrivati da tutta Italia nell’aula bunker dell’ Ucciardone di Palermo al cui interno è stata allestita la mostra fotografica realizzata dall’agenzia di stampa ANSA “L’eredità di Falcone e Borsellino”, ha sfilato con lo striscione “Insieme per non dimenticare” . Un oceano umano con palloncini, striscioni e magliette indossate per ricordare i due magistrati uccisi dalla mafia e la loro scorta. Un altro corteo era partito  fa da via D’Amelio ed entrambi si sono riuniti davanti all’Albero di Falcone dove alle 17,58 si è tenuto un minuto di silenzio in onore alle vittime, dopo aver letto i nomi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, preceduto dalle  urla in coro “Giovanni e Paolo”, degli oltre tremila studenti, scout e cittadini  presenti alla commemorazione.

 

Il presidente della corte del maxiprocesso, Giordano: “Si credeva che la mafia non potesse essere giudicata Dopo 32 anni il presidente della corte del maxiprocesso alla mafia,  Alfonso Giordano è tornato nell’aula bunker in cui è stata giudicata Cosa nostra. In un video proiettato durante la giornata della memoria per la strage di Capaci il presidente Giordano ha detto: “Ricordo ancora tutti quei giorni passati qui in attesa della conclusione di un processo che sembrava lontano da ogni possibilità umana. Fino a quel momento si credeva che la mafia non potesse essere giudicata“. Come vuole essere ricordato Giordano? “In un solo modo – risponde – e cioè come colui che ha gestito il processo con compostezza e in pace con la propria coscienza“.

Durante il percorso tantissimi gli abitanti dei quartieri di Palermo che hanno srotolato lenzuoli bianchi con la scritta “No alla mafia” dai balconi delle loro abitazioni. Sono più di 70mila le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato in tutta Italia alle iniziative di #PalermoChiamaItalia, promosse dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone. La sera prima nel corso degli incontri con gli studenti sulla nave è intervenuta Claudia Loi, sorella dell’agente delle scorta Emanuela, che ha ribadito quanto siano importanti iniziative come queste a sostegno della legalità, cosicché non debba più essere necessario morire per difendere certi valori.

“Palermo è nostra e non di Cosa Nostra”, scandivano i ragazzi che cantano e suonano lungo il percorso.  Al corteo hanno partecipato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rhao e , Maria Falcone, sorella del giudice e presidente della Fondazione Falcone,  il presidente della Camera, Roberto Fico, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm,   il Capo della Polizia Franco Gabrielli, il rappresentante del FBI- Federal Bureau of Investigation  John Brosnan, due dei magistrati protagonisti del Maxiprocesso, Pietro Grasso e Giuseppe Ayala, rispettivamente giudice a latere e pubblico ministero dello storico processo contro Cosa Nostra istruito dai giudici Falcone e Borsellino.

Il procuratore nazionale Cafiero: “I partiti dimenticano l’antimafia” Vorrei che si verificasse per bene il contenuto; la certezza è che fino a oggi, anche dal punto di vista politico nell’ambito della campagne elettorali, non si è tenuto in alcun conto della priorità mafia. E questo è un discorso che non deve essere richiamato soltanto quando c’è una commemorazione come questa”  ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho al suo arrivo nell’aula bunker, sul contratto di governo tra Lega e M5S rispetto ai temi della giustizia e della lotta alla mafia. “E’ un tema – ha aggiunto – sul quale occorrerebbe la massima sensibilità da parte di tutti, innanzitutto della politica, che possa stare al fianco di tutti coloro che svolgono un’attività diretta di contrasto ma sostenerla anche nell’ambito delle proiezioni programmatiche“.

Ayala: “Giovanni e Francesca mi hanno cambiato la vita” Con Giovanni Falcone e Francesca Morvillo avevo un legame decennale, finito il 23 maggio 1992 ma che probabilmente sarebbe continuato. Con loro mi è cambiata la vita due volte: quando abbiamo iniziato a lavorare insieme e dopo la loro morte. Francesca e Giovanni continuano a mancarmi ancora oggi“. Così Giuseppe Ayala, ex magistrato della Procura palermitana e componente dello storico pool antimafia, ha ricordato nell’aula bunker l’amico di una vita  Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo, anche lei giudice .

Mattarella, ‘la mafia sara’ sconfitta’ . La mafia verrà sconfitta. E’ questa la forte, convinzione che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso nel giorno dell’ anniversario della strage mafiosa di Capaci, in cui furono uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo e tre uomini della loro scorta. Un’occasione anche per esprimere vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime. “Il testimone consegnato da Falcone e Borsellino camminerà sulle gambe di altri, come ebbe a dire lo stesso Falcone“, ha ricordato il capo dello Stato Sergio Mattarella alla partenza della Nave della Legalità, aggiungendo che la lotta alle mafie è “un impegno da riaffermare per sradicare questo fenomeno da tutti i territori del paese. La presenza della mafia ostacola lo sviluppo economico, frena le possibilità di lavoro, condiziona possibilità di vita sociale, riduce la libertà di ciascuno per questo è importante la testimonianza che state portando oggi e con la giornata di domani e le significative manifestazioni che ci saranno“.

Il Presidente della Repubblica ha ricordato con Falcone e Borsellino gli angeli custodi, quei ragazzi che tutelavano anche la nostra libertà, quei giovani hanno tutelato, difeso, garantito la vostra libertà crescita, il vostri futuro, li ricordiamo con riconoscenza e affetto, ringraziando i loro familiari. La solidarietà si deve trasformare in impegno come voi ragazzi state facendo con questa vostra traversata: un impegno di tutti contro le mafie, dell’intera comunità nazionale non solo delle forze dell’ordine e della magistratura. La vostra presenza rappresenta tutti noi”.

Maria Falcone: “Non abbiamo ancora vinto”. Gli insegnanti ci permettono di far camminare le idee di Giovanni – ha detto la sorella del giudice Giovanni Falconesulle gambe di tanti giovani e ci danno la speranza che ce la possiamo fare. Non abbiamo ancora vinto le mafie. E le notizie degli ultimi giorni ci danno la consapevolezza che esiste una mafia silente. Vogliamo continuare a coltivare la speranza“.

“Prenderemo Messina Denaro” ha detto il prefetto Franco Gabrielli, Capo sella polizia di Stato, all’aula bunker. “Questi criminali non hanno deliberatamente deciso di insabbiarsi – ha spiegato – Lo Stato è riuscito a fargli cambiare strategia“.

La giornata si si è conclusa ieri sera alle ore 19, con una messa in ricordo delle vittime di mafia, presso la Chiesa di San Domenico a Palermo.

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