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20 Aprile 2024 09:37
20 Aprile 2024 09:37

Inchiesta Consip. Per i magistrati del Csm “Non è Woodcock il responsabile della fuga di notizie”

Reso pubblico in maniera sicuramente proprio ortodossa una conclusione che scagiona il pm di Napoli Henry John Woodcock inizialmente accusato di aver passato ai giornalisti l'intercettazione della telefonata intercorsa fra il Gen. Adinolfi (ex n.2 della Guardia di Finanza) e Matteo Renzi

ROMA – La Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, cioè quella che si occupa del Disciplinare,  durante un plenum piuttosto “teso” a Palazzo dei Marescialli ieri ha reso pubblico in maniera sicuramente proprio ortodossa una propria conclusione che scagiona il pm di Napoli Henry John Woodcock inizialmente accusato di aver passato ai giornalisti l’intercettazione della telefonata intercorsa fra il Gen. Adinolfi (ex n.2 della Guardia di Finanza) e Matteo Renzi in occasione nella quale Enrico Letta veniva definito come un “incapace“. 

 Il  membro laico  del Csm Giuseppe Fanfani,  presidente della Prima commissione – che indaga su eventuali illeciti nelle inchieste Consip e Cpl Concordia – ha reso noto che nei giorni scorsi è stato deciso all’unanimità di desecretare una trentina di procedimenti diventati ormai di pubblico dominio, fra le quali appunto la scottante vicenda sulla Consip per la quale sono ancora in corso le audizioni ed il prossimo 12 ottobre verrò ascoltato l’ex procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo che dovrà chiarire se il pm Woodcock gestiva correttamente o meno dei fascicoli .

I membri togati e laici hanno dovuto affrontare  ieri a seguito delle polemiche conseguenti alla pubblicazione del verbale del Procuratore di Modena Lucia Musti consegnato da una “talpa” (che nella storia del CSM non manca mai…)   la scorsa settimana nella mani della solita “stampa amica”…  Il corpulento ordine del giorno del plenum prevedeva in realto ben altro, come ad esempio il bilancio e alcune nomine in Cassazione, ma molti  consiglieri a partire dal magistrato Antonello Ardituro il quale nel suo intervento  ha parlato di una “responsabilità collettiva per questo gravissimo fatto” cioè interna all’organo di autogoverno dei giudici.

Nel suo intervento il consigliere Piergiorgio Morosini  ha sostenuto “che è radicalmente da escludere l’ipotesi che il pm Woodcock sia responsabile della fuga di notizie“, dichiarandosi contrario alla desecretazione per il rischio di campagne di stampa che espongono “pm impegnati in indagini complesse che fanno luce sul saccheggio dei beni dei cittadini, come Consip“.

Il togato Luca Palamara, relatore in Prima Commissione su Consip, gli ha replicato che “non è rispettoso del lavoro della Prima commissione annunciare l’esito sulla divulgazione delle intercettazioni e tenere al plenum comizi politici solo perchè ci sono i cronisti“. Il primo a partire all’attacco in un clima che si andava surriscaldando sempre di più, è stato il membro laico del centrodestra Pierantonio Zanettin il quale ha invocato l’applicazione della  ‘par condiciò nella desecretazione. Zanettin ha aggiunto che dopo il caso Consip, toccava al faldone su Banca Etruria e il pm Roberto Rossi,  chiedendo a sua volta che “la desecretazione delle pratiche dal contenuto politicamente sensibile costituisca a questo punto la regola e non l’eccezione, altrimenti – ha aggiunto – saremmo tutti autorizzati a concludere che il diverso grado di segretezza dipende dal fatto che i contenuti siano più o meno graditi al Governo di turno».

Una  richiesta questa che ha trovato incredibilmente il sostegno dei parlamentari del M5s i quali chiedono al Csm di desecretare Banca Etruria proprio per evitare l’accusa di usare due pesi e due misure”  sostenendo che ” Il Csm conferma oggi, tramite le affermazioni del presidente della Prima commissione, che non c’era nessuno complotto ai danni di Renzi e che il verbale del pm di Modena Musti, nonostante fosse privo di notizie di reato, è stato desecretato e trasmesso lo stesso alla Procura di Roma. Renzi,  Gentiloni e tutti i ministri che hanno attaccato giudici e inquirenti dovrebbero chiedere scusa“.
Il “laico”  Giuseppe Fanfani, è nipote di Amintore Fanfani, uno dei padri “storici” della Democrazia Cristiana,  noto ed ottimo avvocato penalista, è stato il difensore «politico» ma anche legale  di Banca Etruria,  nel suo intervento nel plenum ha spiegato che non c’era nessun obbligo per la Prima commissione di trasmettere il verbale Musti alla Procuraperché non c’erano notizie di reato” In suo soccorso è arrivato anche il vicepresidente Legnini che ha aggiunto che “dall’inizio della consiliatura, io e il comitato di presidenza non abbiamo fatto altro che stigmatizzare le fughe di notizie. Per due mesi, Consip è rimasto segreto, poi la Commissione ha desecretato e io non condanno questa scelta», aggiungendo che a suo parere “certamente accresce il rischio di circolazione degli atti“. Legnini ha invitato i presidenti della Prima e Seconda Commissione del CSM di ” proporre al plenum misure di riservatezza, a partire dal divieto di estrarre copia dagli atti, per evitare che questi fatti si ripetano“.
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