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29 Marzo 2024 09:40
29 Marzo 2024 09:40

Tasse, ecco quanto evadono Facebook e Google

La somma dei mancati incassi fiscali arriva a 5,4 miliardi di euro. Nel 2016 Facebook, Apple, Amazon, Airbnb e Tripadvisor hanno complessivamente pagato in Italia le stesse imposte sul reddito, quanto pagato della sola Piaggio. Il Fisco nel triennio 2013-2015 avrebbe incassato quasi un miliardo di euro

ROMA – Se Facebook e Google avessero pagato regolarmente le tasse in Italia, come tutte le normali società che operano sul territorio italiano, il Fisco nel triennio 2013-2015 avrebbe incassato quasi un miliardo di euro . Le imposte eluse sul territorio ammontano, rispettivamente, a 549  e 370 milioni di euro secondo quanto emerge dalle elaborazioni di Lef, l’associazione per la legalità e l’equità fiscale, e presentate nel corso del convegno “Multinazionali e fisco, quali prospettive per il futuro”.

Estendendo il calcolo all’Unione Europea la cifra di mancati incassi fiscali arriva a 5,4 miliardi di euro. Nel 2016 Facebook, Apple, Amazon, Airbnb e Tripadvisor hanno complessivamente pagato in Italia le stesse imposte sul reddito, quanto pagato della sola Piaggio.

 Per Lef la soluzione piu semplice per recuperare le risorse perdute resta l’applicazione di un prelievo alla  fonte sui ricavi lordi facilmente tracciabili. Ma facendo attenzione comunque a possibili effetti negativi che potrebbe produrre l’introduzione unilaterale e non coordinata con l’ Unione Europea di una tassazione delle multinazionali del web.
La competizione assume carattere ‘patologico – spiega la ricercatrice, Tamara Gasparri – perché, nella più assoluta riservatezza, alcuni Paesi europei hanno consentito alle grandi multinazionali digitali di adottare schemi di pianificazione fiscale in grado di fare scendere le aliquote effettive fino allo 0,003%. Il territorio comunitario, con in testa Irlanda, Lussemburgo e Olanda, è diventato l’hub privilegiato di formazione di redditi non tassati o apolidi”.
Secondo il viceministro dell’Economia, Luigi Casero la tassazione delle multinazionali digitali “è il tema fondamentale delle politiche fiscali nei prossimi anni“. “Dalll’obbligo di intervenire su questo campo – aggiunge – dipendono alcuni miliardi di tasse, non piccole somme Quanto può andare avanti un sistema economico dove alcune imprese pagano il 20% e altre lo 0,01%?“. Per disciplinare un contesto in “continua e rapida trasformazione” il viceministro fissa tre pilastri: “non frenare lo sviluppo del digitale“, “non gravare sui consumatori” tassando “le corporation e i profitti apolidi e non gli utenti” e valorizzare ogni apporto alla discussione su questo tema.

In vista del Digital Summit in corso Tallinn, in Estonia, che si concluderà domani i 4 grandi hanno definito la proposta comune:  assicurare che per l’Iva lo stesso contenuto, prodotto o servizio sia soggetto all’imposta nello Stato membro Ue di consumo indipendentemente dalla natura fisica o digitale.Tassazione del reddito d’impresa in modo che i profitti tassabili, inclusi quelli derivanti da attività digitali, “siano attribuiti in modo appropriato là dove viene creato il valore“.

Per le imprese che spostano in paesi non Ue i profitti tassabili ottenuti nel mercato interno, “per rimpatriare nella Ue la quota di imposizione indebitamente trasferita offshore, la Ue potrebbe esplorare opzioni per un prelievo compensativo nel settore digitale (equalisation levy)“. I ministri avevano chiesto di definire una webtaxsul fatturato generato in Europa dalle società digitali“.

Nel paper che illustra la posizione dei quattro leader europei si afferma che “l’economia digitale ha conseguenze profonde sul modo in cui funziona il business e il modo in dovrebbe essere tassato. Questo  comporta  “una profonda revisione degli attuali sistemi fiscali”. In particolare sull’Ivanon ha senso applicare un doppio standard che altererebbe le condizioni competitive del mercato e la capacita’ di crescita del business“. In relazione alla tassazione del reddito di impresa, l’attuale sistema per l’imposta sui profitti delle multinazionali si fonda sulla presenza fisica delle imprese e sulle funzioni condotte dagli staff.

La tabella di marcia decisa a livello europeo prevede che  i 28 Paesi assumano una decisione entro l’anno e che nella primavera del 2018 la Commissione Ue presenti un progetto legislativo.

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