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28 Aprile 2024 12:10
28 Aprile 2024 12:10

Sgominata banda di Napoli in trasferta che truffava agli anziani: 68 colpi a Roma

La banda napoletana si  muoveva dal capoluogo partenopeo per perpetrare i colpi nella Capitale, concentrandosi sulla zona Sud-Est dall'Appio al Tuscolano, a Cinecittà, arrivando fino al Centro storico. I componenti spietati e senza scrupoli spiavano per giorni le prede da spogliare compiendo autentici sopralluoghi , grazie al supporto di una vera e propria "base" logistica pronta a carpire indirizzi, numeri di telefono, reperire nomi di amici e parenti attraverso cui carpire la fiducia delle malcapitate vittime.

La  Polizia di Stato del commissariato Viminale  di Roma e del II Gruppo Parioli della Polizia Locale di Roma Capitale, al termine di un’indagine coordinata dal coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo della Procura della Repubblica di Roma, dalle prime ore di questa  mattina, stanno eseguendo  tra Roma e Napoli un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei delitti di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di estorsione, truffa aggravata ai danni di persone anziane, furto aggravato, utilizzo fraudolento di carte di credito, sostituzione di persona, nonché del delitto di porto illegale di più armi da fuoco, ritenuti responsabile di 68  truffe ad anziani, depredati di oro, contanti, carte di credito e bancomat.

A Roma nell’ultimo anno si sono registrati fino a venti colpi al giorno. Quello delle truffe agli anziani è uno dei reati pià odiosi che ha registrato nel primo semestre dell’anno un aumento del quasi il 30 per cento. Il motivo lo spiega un pentito di Camorra: “Con le rapine ai portavalori, se qualcosa va storto finisci in galera diversi anni. Con le truffe te la cavi sempre e il guadagno è assicurato“. 

La banda napoletana si  muoveva dal capoluogo partenopeo per perpetrare i colpi nella Capitale, concentrandosi sulla zona Sud-Est dall’Appio al Tuscolano, a Cinecittà, arrivando fino al Centro storico. I componenti spietati e senza scrupoli spiavano per giorni le prede da spogliare compiendo autentici sopralluoghi , grazie al supporto di una vera e propria “base” logistica pronta a carpire indirizzi, numeri di telefono, reperire nomi di amici e parenti attraverso cui carpire la fiducia delle malcapitate vittime.

i soldi recuperati dalla Polizia nel corso delle perquisizioni ed arresti

L’ipotesi accusatoria degli inquirenti è che ci si trovi di fronte ad una vera e propria organizzazione strutturata, con dei “capi-scuola” capaci di insegnare i trucchi della truffa alle nuove “batterie” e che a supervisionare le incursioni vi fossero dei clan legati alla Camorra. Tra gli arrestati, infatti, compare anche un parente di un boss. L’organizzazione criminale contava  di un “call-center” che funzionava da centralino attraverso cui contattare le vittime e fare credere loro che a chiamarli sono figli, nipoti e persino fantomatici direttori di uffici postali.

Le indagini della Polizia che hanno condotto agli 11 arresti odierni hanno avuto origine da una serie di denunce di truffe consumate nella Capitale nel dicembre 2021 fino al settembre 2022, portate a termine frequentemente con lo stratagemma di presentarsi falsamente alla anziana vittima come un “avvocato” o un appartenente all’ Arma dei Carabinieri, prospettando un imminente pericolo o grave danno per un familiare, laddove la vittima non avesse versato le utilità economiche richieste necessarie per evitare l’arresto, hanno permesso di ricostruire numerosi episodi delittuosi posti in essere da una strutturata associazione, operante su tutto il territorio nazionale ed in Roma, con base nel centro storico di Napoli, dove era collocato il “centralino” . Sul posto si recavano gli esecutori materiali delle truffe, che rimanevano però in costante contatto con i complici presenti a Napoli, da cui ricevevano ordini e direttive.

A capo dell’ organizzazione erano due uomini appartenenti ad una famiglia abitante nella zona dei Tribunali e di largo Donnaregina, nel centro storico di Napoli. Il promotore e organizzatore dell’associazione, un 47enne, elaborava i “piani” criminali, indottrinava i sodali sul “modus operandi”, individuando le vittime e ricevendo e suddividendo i proventi dei reati tra gli associati.  I promotori della associazione criminale erano affiancati nell’organizzazione da due donne. 

Gli undici truffatori, alcuni dei quali sono stati arrestati a Napoli nelle loro abitazioni dagli agenti della Squadra mobile romana, sono accusati di estorsione, truffa aggravata ai danni di persone anziane, furto aggravato, utilizzo fraudolento di carte di credito, sostituzione di persona. A uno è contestata anche la detenzione dell’arma da fuoco. Il sistema adottato, purtroppo ancora ora anche se con numeri decisamente inferiori al passato almeno a Roma, era quello delle “pattuglie” composte almeno da due giovani, negli ultimi tempi anche minorenni, inviati nella Capitale a bordo di auto prese noleggio in diverse città forse da commercianti compiacenti, oppure su treni che arrivavano alla Stazione Termini o Tiburtina, da inviare nelle abitazioni degli anziani presi di mira per ritirare soldi e gioielli, e altri oggetti di valore 

Una delle due, 53enne si occupava del reclutamento degli “esattori” ed operava nella sua abitazione, sita nei “bassi” di largo Donnaregina in Napoli, dove venivano svolte alcune riunioni operative e da dove partivano molte delle telefonate alle vittime. La donna era anche la custode della maggior parte dei soldi e delle utilità dell’organizzazione criminale, provento dei delitti ed aiutava i capi del gruppo criminale nella gestione e nel reclutamento dei sodali.

L’altra donna, 57enne, oltre ad aiutare gli altri nel custodire i soldi, aveva il compito di proteggere i sodali ed in caso di arresti/denunce di procurare loro gli avvocati difensori da nominare. Le due donne svolgevano anche il ruolo di telefoniste con il preciso compito di contattare le vittime, fingendosi talvolta come “carabiniere e/o avvocato”, a cui rappresentavano falsamente il coinvolgimento in problemi di giustizia o di polizia di un familiare (generalmente figlio o nipote).

Un’ altro promotore, di anni 37, procacciava i “citofoni”, ovvero i telefoni cellulari con intestazioni fittizie che venivano usati solo e soltanto per commettere la singola truffa e quindi venivano gettati, ma successivamente recuperati ed analizzati dagli investigatori delle polizia giudiziaria.

I promotori ricevevano da un “perlustratore” le indicazioni delle vie più appetibili, scelte tra quelle da loro ritenute più tranquille, solitamente persone facoltose che abitavano in zone residenziali. Le abitazioni individuate erano preferibilmente prive di portierato o dei sistemi di video sorveglianza.

Infine gli altri indagati, quali materiali “riscossori o esattori”, dopo aver ricevuto l’input da Napoli, si recavano presso le abitazioni delle vittime dove asportavano tutto il denaro o preziosi, ovvero tutti i risparmi di una vita dei poveri malcapitati anziani. Nel corso delle perquisizioni di oggi sono stati sequestrati 65.000 euro in contanti e numerosi gioielli in oro, probabile provento delle truffe realizzate in questi mesi.

Gli investigatori hanno filmato nel corso degli appostamenti e con telecamere nascoste quello che avveniva fra gli organizzatori delle truffe e i loro «soldati»: i primi si occupavano anche di reperire i cosiddetti «citofoni» ovvero centinaia di telefonini intestati a persone straniere inesistenti che venivano utilizzati dai truffatori per contattare le vittime e anche mantenere i collegamenti con le «pattuglie» in azione a Roma.

Nell’ultimo anno all’esito delle attività investigative e delle direttive e del coordinamento effettuato dalla Procura della Repubblica sono state arrestate dalla Questura di Roma e dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, delegati per le indagini, in flagranza o in esecuzione di ordinanze cautelari, ben 130 persone gravemente indiziate di aver truffato o compiuto estorsioni ai danni di persone anziane ed in stato di minorata difesa.

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