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25 Aprile 2024 21:30
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SEQUESTRO DA 70 MILIONI A ROMA: “BARCHE, OROLOGI E GIOIELLI CON I SOLDI DELLE MASCHERINE DI ARCURI”

L'indagine della procura di Roma verte sull'affidamento da 1,25 miliardi fatto dal Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri a 3 consorzi cinesi per l'acquisto di 800 milioni di mascherine

di REDAZIONE CRONACHE

La Guardia di finanza sta eseguendo in queste ore un decreto di sequestro preventivo per 70 milioni nell’ambito di un’indagine della procura di Roma sull’affidamento fatto dal Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri a 3 consorzi cinesi per l’acquisto di 800 milioni di mascherine avvenuto attraverso l’intermediazione di alcune imprese italiane, per un importo complessivo di 1,25 miliardi di euro.

il commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri

I sequestri su conti correnti, quote societarie, beni e immobili di lusso, sono stati affidati dalla procura romana al Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza a Roma e Milano . Le ipotesi accusatorie avanzate a vario titolo dalla procura sono di ricettazione, riciclaggio, traffico di influenze illecite in concorso e aggravato dal reato transnazionale, illeciti amministrativi in materia di responsabilità amministrativa degli enti. Dalle indagini svolte dalla Fiamme Gialle risulterebbe che le società italiane che hanno svolto attività di intermediazione con la struttura del Commissario Arcuri avrebbero percepito 71,7 milioni di euro, erogati dai produttori cinesi per decine di milioni.

L’indagine condotta dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, su delega della della procura di Roma, porta alla luce delle evidenze documentali su quei 71,7 milioni di euro di commissioni che tre aziende tutte italiane hanno intascato in qualità di mediatori certificati (o occulti) delle tre società cinesi che hanno ottenuto appalti complessivi – attraverso una procedura diretta – dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, per la fornitura di mascherine allo Stato italiano per per 537,5 milioni di euro.

Nella maxi inchiesta, tra gli altri, sono indagati il giornalista Benotti e la sua conviventeDaniela Guarnieri, Antonella Appulo, già a capo della segreteria del ministro Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture e molto “vicina” al giornalista, e gli imprenditori Andrea Tommasi, Daniele Guidi e Jorge Edisson Solis San Andrea.

Il mediatore “certificato” è la Sunsky srl controllata al 99% da Vincenzo Andrea Tommasi, l’unico per il quale si sono trovate tracce contrattuale con i fornitori cinesi, . L’esplosione del Covid in Itralia si è rivelata una benedizione per questa società milanese che fino al 2019 fatturava 1,6 milioni di euro in un settore che non ha nulla a che vedere con la sanità, ma riguardava le consulenze in tema di sicurezza e difesa.

Vincenzo Andrea Tommasi è amico di Antonio Fabbrocini, collaboratore di Domenico Arcuri sin dai tempi di Invitalia ed attualmente in servizio presso la “struttura acquisti, contratti e fornitori” dell’ufficio del Commissario Arcuri . Il Covid si è rivelato una vera e propria svolta per la Sunsky che si è aggiudicata una provvigione di 59,7 milioni di euro per la mediazione con le aziende cinesi . Soldi che Tommasi ha speso acquistando una barca, un immobile residenziale, orologi e bracciali di lusso, e in parte (53.040 euro) girando a Antonella Apullo, dal 2015 al 2018 funzionario del ministero delle Infrastrutture, segretaria dell’ex-ministro Graziano Del Rio, ma anche moglie di Marco Bonamico, l’ex-ad di Sogei rimasto coinvolto nell’inchiesta sull’imprenditore Angelo Proietti cioè colui che ristrutturò la casa dell’ ex-colonnello della Guardia di Finanza Marco Milanese, all’epoca dei fatti collaboratore dell’ex-ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

nella foto a sinistra Mario Benotti, accanto a Romano Prodi

Dall’indagine del Nucleo di Polizia Valutaria emergono altre due società che sembrerebbero essere “fantasma”. La prima società è la Microproducts IT, alla quale sono stati bonificati importi per 12 milioni di euro. La società è controllata dalla Partecipazioni Spa, dove spuntano vecchie conoscenze delle procure italiane. Il primo azionista di questa società è Mario Benotti, giornalista Rai in aspettativa, ex consulente della Presidenza del Consiglio e amministratore della Banca Popolare di Spoleto, un’attività che gli ha comportato un avviso di garanzia ed una sanzione dalla Banca d’Italia per violazione delle regole bancarie. nella compagine azionaria Insieme a Benotti, figura anche Guido Pugliesi, l’ex-amministratore delegato dell’Enav rinviato a giudizio per corruzione e frode fiscale dalla procura di Toma per una serie di appalti alla società Selex Sistemi Integrati del gruppo Finmeccanica. Un procedimento prescrittosi nel 2017 che ha consentito a Pugliesi di intraprendere nuove attività nel settore dell’import-export.

Al centro dell’inchiesta c’è Mario Benotti che come si si legge nel decreto, intrattiene “relazioni personali con Arcuri”. Una relazione di rapporti evidenziati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e i pm Gennaro Varone e Fabrizio Tucci, supportati dai 1280 contatti telefonici tra i due tra gennaio e maggio. Benotti si agita non poco quando Arcuri smette di rispondergli. Il punto fondamentale dell’indagine è che la  maxi commessa viene aggiudicata grazie ad un’amicizia. “Lo schema di azione che ne risulta – scrivono i pm – è quello dell’intermediario, il quale, forte del suo credito verso il pubblico ufficiale, ottiene, per sé e per i suoi soci, un compenso per una mediazione andata a buon fine. Tale attività di interposizione è stata svolta dal Benotti ed è fondata sul rapporto personale con il commissario straordinario, e certamente, non su un istituzionale ruolo di rappresentanza di interessi di categoria, o su un ostensibile professionale rapporto di agenzia. Tale rapporto, che non è stato possibile formalizzare in un esplicito contratto avente forma scritta, come si impone ad una pubblica amministrazione, ha conseguentemente causa illecita. L’accesso preferenziale al gradimento di un funzionario pubblico vulnera la sua imparzialità”. Gli avvocati di Benotti annunciano che impugneranno il provvedimento di sequestro della Procura. 

Era il 20 ottobre quando Mario Benotti confida alla Guarnieri,la sua frustrazione per il fatto che Arcuri si sottragga e il timore che sia il segnale di notizie riservate su qualcosa che «ci sta per arrivare addosso». La cordata Benotti/Tommasi, quanto Jorge Solis, continuano insistentemente a cercare di parlare con il commissario: vogliono proporgli nuovi affari (dai tamponi rapidi, ai guanti chirurgici, a nuove forniture di mascherine). E Benotti chiede lumi a Mauro Bonaretti, che fa parte della struttura commissariale. Il 21 ottobre conferma di essere stato lui a organizzare l’operazione mascherine. Su Arcuri, Bonaretti lo rassicura: «Mi ha detto io ci tengo, voglio evitare che Mario si sporchi... lo voglio avvisare di questa situazione, mi ha detto di non farti vivo in questa fase, di lasciarlo un attimo, per evitare casini”

Solis Dayanna amministratore della società Guarnica

La terza società coinvolta nelle indagini della procura di Roma si chiama Guernica, con sede legale a Roma, che da maggio a luglio del 2020 ha incassato dalla Wenzhou Light, una delle tre compagnie cinesi coinvolte bonifici per 3,8 milioni di euro. La Guernica risulta essere stata costituita nel marzo del 2018 per produrre e commerciale canapa e prodotti derivati, e successivamente nel maggio del 2020 ha modificato il suo oggetto sociale al fine di dare un senso alla pioggia di denari che sarebbero arrivati dalla Cina.

Amministratrice della società fantasma è Solis Dayanna, 23 anni nata in Ecuador, la quale prima di fare il suo ingresso trionfale (economicamente parlando) nel business delle mascherine, era una studente dell’Accademia delle Belli Arti e per arrotondare svolgeva un lavoretto in un centro estetico della Capitale. Sulla base delle ricostruzioni svolte dalla Guardia di Finanza, anche Dayanna ha fatto festa con i profitti delle mascherine acquistando Rolex, un’automobile e versando un acconto per l’acquisto di un’abitazione del valore di 964mila euro.

Una spy story internazionale che da Wenzhou porta direttamente agli uffici del Commissario straordinario del governo, Domenico Arcuri. Una montagna di anomalie accompagnate da un contorno di assegni a vuoto, operazioni bancarie sospette, trasporti di mascherine che non risultano essere partiti dalla Cina effettuati su voli di compagnie israeliane , rimesse di cittadini cinesi in Italia border line con i limiti di legge.

I pm, dopo avere analizzato documenti, conti correnti e telefoni scrivono: “Si delinea così la nascita di un comparto organizzato per la conclusione di un lucroso patto (occulto) con una pubblica amministrazione; un comitato d’affari, nel quale ognuno dei partecipi ha messo a servizio del buon esito della complessa trattativa la propria specifica competenza, ricevendone tutti un lauto compenso per l’opera di mediazione compiuta: Mario Benotti verso Andrea Vincenzo Tommasi (unitamente al suo socio Daniele Guidi) e Jorge Solis e, tutti, verso il fornitore cinese. Le intercettazioni hanno dimostrato l’esistenza di un accordo tra Tommasi e quello che quest’ultimo definisce il suo “partner nell’affare delle mascherine”, Guidi, nonchè tra il duo Tommasi/Benotti e Jorge Solis, per la migliore conclusione dell’affare in discorso. Le conversazioni captate portano a ritenere che mentre Tommasi e Guidi hanno curato l’aspetto organizzativo e, in particolare, i numeri voli aerei necessari per convogliare in Italia un quantitativo così ingente di dispositivi di protezione, compiendo i necessari investimenti, Jorge Solis sia stato in possesso del necessario contatto con la Cina e sia stato conoscitore delle specifiche del prodotto, tali da renderlo funzionali all’uso“.

L’indagine della Procura di Roma per una segnalazione dell’ Antiriciclaggio della Banca di Italia su operazioni sospette di alcune società ed oggi la Guardia di Finanza hanno eseguito una serie di perquisizioni e acquisizioni, anche negli uffici della Protezione Civile. Al momento il Commissario Straordinario per l’Emergenza Domenico Arcuri risulta estraneo all’inchiesta. Secondo gli inquirenti gli indagati avrebbero, utilizzato il suo nome per avere una corsia “privilegiata” sulle forniture a trattativa diretta ed ottenere provvigioni milionarie.

Dallo staff del commissario Arcuri arriva immediata la reazione: “Risulta evidente che la struttura e il commissario Arcuri, estranei alle indagini, sono stati oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati. Si sta valutando la costituzione come parte civile in un eventuale processo”.

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