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29 Marzo 2024 08:49
29 Marzo 2024 08:49

FRANCESCO GRECO, EX PM DI “MANI PULITE” LASCIA LA GUIDA DELLA PROCURA DI MILANO E VA IN PENSIONE

Gli ultimi mesi della sua carriera sono stati segnati dalla sensazione circolante che i suoi sostituti non lo gradissero più. La quasi totalità di loro ha firmato persino un documento di solidarietà al suo "nemico" Paolo Storari il magistrato che ha consegnato dei verbali secretati all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, accusando Greco di avere svolto delle indagini incomplete.

di REDAZIONE POLITICA

Visti dalle fine i cinque anni di Francesco Greco come capo della procura ambrosiana , raggiunta la pensione a 70 anni, con la crisi di una procura sempre più dilaniata al suo interno da lotte interne, e lontano dagli “squilli di Mani Pulite”. Greco era arrivato alla guida di una Procura divisa dalla contesa tra il suo predecessore, Edmondo Bruti Liberati, e il suo vice Alfredo Robledo, e le accuse anche contro di lui, di un suo sostituto Paolo Storari, e con nove pubblici ministeri indagati dalla Procura di Brescia.

Greco figlio di un ammiraglio napoletano ed ex ragazzo con l’eskimo di estrema sinistra era il penultimo ancora in toga di quel pool di cui molti italiani si innamorarono a metà degli anno Novanta. Resta solo  il più giovane del gruppo, Paolo Ielo, attuale procuratore aggiunto a Roma. A investirlo il giorno della sua presentazione fu proprio Francesco Saverio Borrelli, la guida del pool: “Sono certo che Greco sarà capace di pilotare la navicella puntando sulla coesione e l’armonia dell’ufficio”. Una certezza quella del suo mentore, venuto a mancare due anni fa, che non è avverata.

La specialità di Francesco Greco nel corso della sua carriera sono state le indagini finanziarienelle quali si è sempre distinto con diversi successi processuali, dall’inchiesta sul “crack” della Parmalat alle indagini sulle scalate, quasi tutte concluse con quelle che per i pm sono “vittorie”, le condanne, tranne il filotto di assoluzioni per la scalata di Bnl a Unipol . Considerato come uno dei massimi conoscitori della materia, ha portato avanti da procuratore il suo modello che prevede un gioco di squadra tra magistrati e istituzioni come Consob, Banca d’Italia, Agenzia delle Entrate. In questa maniera Greco è riuscito a individuare enormi evasioni fiscali di gruppi della moda e colossi del web (Google, Amazon, Apple, Facebook) e a far recuperare all’Erario non pochi milioni di euro.

il procuratore capo (uscente) di Milano Francesco Greco

La critica, avanzata nei suoi confronti anche dalla Procura Generale che gli avocò in maniera del tutto irrituale ed inusuale sette indagini sul fisco “per inerzia”, è di avere agito più per portare nelle casse pubblico dei tesori che per accertare le responsabilità penali degli imputati. L’accusa è che una volta recuperati messi al sicuro i soldi evasi, Greco concedeva un trattamento morbido agli indagati.

Il suo mandato di capo della Procura di Milano è stato segnato anche da profonde amarezze per come sono finiti alcuni processi in ambito finanziario su cui ci ha ‘messo la faccia’, primo tra tutti il processo per corruzione internazionale a Eni finito con l’assoluzione di tutti gli imputati, così come sono stati ritenuti incolpevoli gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena.

Le sue decisioni sui diritti conclusesi con l’assoluzione di Marco Cappato, chiesta dalla Procura di Milano, per l’aiuto al suicidio di Dj Fabo. Una decisione “storica” che ha aperto strade importanti nella giurisprudenza sul fine vita. E con le indagini sullo sfruttamento dei rider e sulle truffe ai danni dei soggetti deboli.

Non poche le soddisfazioni raccolte, da capo del pool reati economici e poi della Procura, con alcune inchieste sui politici, da quella sulla Fondazione Maugeri, con la condanna definitiva di Roberto Formigoni, all’inchiesta ‘Mensa dei Poveri’ su un giro di tangenti a ‘Film Commission Lombardia’ con la condanna dei revisori contabili della Lega. Non si hanno invece notizie di una rogatoria a Mosca su un’inchiesta che provocò molti scossoni nella politica, cioè quella sui presunti finanziamenti illeciti provenienti dalla Russia in favore del partito guidato da Matteo Salvini. Incredibilmente la sua carriera di magistrato si è conclusa da indagato nell’ indagine condotta dalla Procura di Brescia sui verbali della presunta loggia Ungheria e sulle omissioni dei pm del processo Eni che ha sempre sostenuto.

Gli ultimi mesi della sua carriera sono stati segnati dalla sensazione circolante che i suoi sostituti non lo gradissero più. La quasi totalità di loro ha firmato persino un documento di solidarietà al suo “nemico” Paolo Storari il magistrato che ha consegnato dei verbali secretati all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, accusando Greco di avere svolto delle indagini incomplete. Il bilancio del suo lavoro, che Francesco Greco considera positivo senza falsa modestia, l’ha già consegnato in settembre ai lettori di Milena Gabanelli, un vero testamento politico.

L’aula magna del palazzo di giustizia, che viene usata in genere per l’inaugurazione dell’anno giudiziario e per altre occasioni speciali, era gremita di persone, a partire dai vertici della magistratura e dell’avvocatura milanese e delle forze dell’ordine ma anche gli ex pm del “pool Mani pulite” che hanno affiancato Francesco Greco durante l’inchiesta Tangentopoli, e cioè Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo. Nell’aula è stato allestito un grande schermo su cui scorrono le foto più significative della carriera di Greco. “Le regole devono essere rispettate in primis dai magistrati“, ha detto il procuratore di Milano uscente nel suo discorso commosso di saluto nell’aula magna, facendo anche riferimenti espliciti e impliciti alla bufera che si è abbattuta sulla Procura milanese e allo scontro col pm Paolo Storari, ovviamente non presente al commiato, come anche alcuni altri sostituti procuratori.

“Non è la prima e non sarà l’ultima tempesta che l’Ufficio si troverà ad affrontare”. “Al di là di tante chiacchiere e strumentalizzazioni – ha detto ancora Grecolascio una procura organizzata ed efficace. Tra qualche giorno verrà presentato il bilancio sociale e i numeri lo dimostreranno“. “Al di là dei dissapori, quando si saluta una persona, la si saluta perchè si è passata una vita insieme. Grazie per lo spirito di squadra che mi hai insegnato quando sono venuto qui a Milano. Vorrei tanto che ci fossimo tutti”: sono queste le parole di Antonio Di Pietro, ex pm di Mani Pulite nel suo intervento alla cerimonia per il pensionamento di Francesco Greco.

L’ingresso agli uffici della Procura di Milano

“Non si può dimenticare quello che abbiamo passato – ha aggiunto Di PietroQui abbiamo fatto il nostro dovere e ne abbiamo anche pagato le conseguenze. Sono venuto qua a dirti grazie, quel grazie che non sono riuscito a dirti e ho avuto il coraggio di dirti allora”, cioè quando Di Pietro ha lasciato la magistratura (n.d.r.) “Si può essere d’accordo o non d’accordo con le decisioni prese – ha concluso – ma quello che abbiamo fatto non era per sovvertire lo Stato ma per assicurare alla giustizia dei delinquenti“.

Nell’aula magna, è intervenuto anche Gherardo Colombo che ha ricordato che, a partire dal 1992, “abbiamo fatto tante cose e ce ne hanno fatte tante. Abbiamo condiviso momenti drammatici“, ricordando i suicidi di Raul Gardini e Gabriele Cagliari. “Abbiamo cercato di fare quello che ci diceva il codice con tante difficoltà e dolori. Sono contento di essere qui a ricordare il passato ma proiettati verso il futuro perché c’è una vita fuori, si può fare molto anche fuori”, ha concluso Colombo che ha lasciato la toga da 14 anni impegnandosi nel sociale.

La carriera di quello che era ritenuto la “mente” del pool Mani Pulite, finito anche lui indagato, un altro cerchio che si chiude per Greco che oggi nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano, ha visto celebrarsi un finale che neanche uno scrittore come Ken Follett avrebbe mai potuto immaginare. Una procura che da lunedì sarà guidata solo per pochi mesi da Riccardo Targetti, procuratore aggiunto responsabile dei reati d’impresa che ad aprile 2022 andrà anche lui in pensione. E se non dovesse arrivare prima la decisione del Csm, alla guida temporanea della Procura di Milano potrebbe passare proprio a Fabio De Pasquale, titolare delle inchieste Eni che gli sono costate l’imputazione a Brescia per rifiuto di atti d’ufficio.

Sarà il Csm a dover fare la scelta che dovrebbe riportare la tranquillità in Procura. Tra i candidati il procuratore generale a Firenze Marcello Viola, il procuratore capo di La Spezia Antonio Patrono, il capo dei pm di Bologna Giuseppe Amato. Ed insieme a loro, l’unico candidato di Milano, l’aggiunto Maurizio Romanelli attualmente alla guida del dipartimento della pubblica amministrazione, ritenuto un grande esperto di terrorismo e fenomeni mafiosi. Una candidatura questa che sembra aver ripreso quota proprio nelle ultime settimane .

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