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28 Aprile 2024 06:19
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Autostrade, la ministra De Micheli quattro mesi fa chiese di decidere al premier . La lettera che lo prova

Nel documento sono anche elencate le condizioni che verranno poste con tre mesi di ritardo dal Governo Conte ad Autostrade nel famoso ultimatum del 10 luglio, sebbene poi formulate in modo più stringente. A partire “dall’impegno economico complessivo pari a 2.900 milioni”, successivamente rialzato a 3,4, per “una serie di interventi compensativi”; si proseguendo quindi con il “piano straordinario di investimenti pari a 14,5 miliardi, di cui 5,3 nel periodo 2020-2023”; passando per “l’accettazione del modello tariffario Art”, l’Autority dei Trasporti, “con rinuncia al ricorso giurisdizionale sul tema”.

di Francesca Lauri

Era il 13 marzo quando la ministra dei Trasporti inviò a Conte una lettera “riservata personale” in cui veniva ricostruita la trattativa con Aspi (Autostrade per l’ Italia) e prospettava le due soluzioni che verranno esaminate stasera dal Consiglio dei Ministri: revoca o revisione della concessione. Palazzo Chigi la ignorò totalmente !

“Carissimo presidente” iniziava così la lettera della De Micheli, del corposo dossier Autostrade, che il premier Giuseppe Conte difficilmente renderà noto, nel corso del Consiglio dei ministri di stasera chiamato a decidere (se ne sarà capace…) sulla revoca della concessione. Una comunicazione rigorosamente “riservata personale” indirizzata al capo del governo lo scorso 13 marzo, che dimostra inequivocabilmente come la colpa dei ritardi sulla “guerra” ingaggiata con i Benetton, lo veda principalmente responsabile e non “ai due ministri più direttamente competenti” cioè la titolare del Ministero dei Trasporti Paola De Micheli e del Ministero del Tesoro Roberto Gualtieri – sui quali la comunicazione di Palazzo Chigi da giorni tenta di scaricare ogni responsabilità.

Una lettera firmata di proprio pugno dal ministro De Micheli , che oggi , dopo quattro mesi di vuoto, e dopo aver ricostruito nei dettagli l’istruttoria condotta dal suo dicastero in seguito al crollo del Ponte Morandi di Genova, e aver illustrato ed analizzato le due opzioni , (revoca o revisione della concessione, accompagnata dalla cessione della quota di controllo di Aspi) verranno poste al vaglio del Cdm dalla ministra Pd con cui chiedeva al premier la convocazione immediata di un vertice di maggioranza per arrivare prima che tutto precipiti ad una decisione rapida e condivisa, . Com’è avvenuto. Perché, sollecitava la responsabile dei Trasporti, il problema ha bisogno di essere risolto subito.

Togliere le Autostrade ai Benetton potrebbe costare molto caro allo Stato. 23 miliardi cioè più del triplo rispetto ai 7 miliardi che il Governo ha inserito nel Decreto Milleproroghe, abbassando il tetto del risarcimento ad Autostrade, ma unilateralmente. Un vero e proprio avvertimento al premier Giuseppe Conte che cala sul tavolo del Consiglio dei Ministri di questa notte chiamato a capire come chiudere la questione che si è aperta quasi due anni fa a seguito del crollo del Ponte Morandi a Genova. Un avvertimento che arriva dall’Avvocatura dello Stato. A pagina 4 del documento si legge : “Il predetto Organo legale (l’Avvocatura ndr)” evidenzia “come non si possa escludere che, in sede giudiziaria (nazionale o sovranazionale) possa essere riconosciuto il diritto di Aspi all’integrale risarcimento”. 

Così la De Micheli scriveva alla fine della lettera: “Rimango in attesa di un tuo urgente riscontro sulle soluzioni prospettate, considerata la necessità di condividere questo, interminabile e complicato lavoro di interlocuzione con le società Aspi ed Atlantia, ma anche con i capi delegazione dei partiti, in seno al governo rappresentativi delle forze parlamentari di maggioranza, anche al fine di avere un quadro chiaro e definitivo in questa fase emergenziale che sta colpendo il nostro Paese sotto il profilo sanitario ed economico, oltre che sul piano delle personali e familiari incertezze e paure che comprensibilmente preoccupano i nostri concittadini”.

CdG-lettera-Autostrade

Giuseppe Conte, ha impiegato quattro mesi, per arrivare ad una decisione che rischia di mettere a serio rischio le sorti del suo governo. 75 giorni dopo, il 27 maggio arriva sulla scrivania del premier la prima lettera ricevuta dalla ministra De Micheli. Il primo riscontro alla lettera arriva quando il presidente del Consiglio convoca il primo vertice di maggioranza sul tema, che però si concluse senza alcuna decisione . Si arriva quindi al 25 giugno, e trascorre invano un altro mese quando i capidelegazione della maggioranza di Governo tornano a riunirsi con Conte, e puntualmente anche questa volta senza alcuna soluzione. Per arrivate all’avviso di sfratto-revoca nel weekend notificato da Palazzo Chigi a mezzo stampa ai Benetton come atto conclusivo.

Chi ha potuto avere visione delle carte sostiene che nella prima lettera del 13 marzo c’erano già tutti gli elementi per una decidere immediata, che avrebbe anticipato di ben quattro mesi la decisione finale prevista ed attesa stasera nel Consiglio dei Ministri. La De Micheli ricostruisce tutti i passaggi dell’interlocuzione con il concessionario, affidato a “un Gruppo di lavoro interistituzionale” istituito dal suo predecessore, il senatore grillino Danilo Toninelli, subito dopo il tragico crollo del ponte Morandi.  Gruppo che scrive la ministra “a conclusione delle proprie attività , pur concludendo nel senso delle condizioni per procedere alla risoluzione della Convezione unica del 2007, per grave inadempimento della società concessionaria, aveva tuttavia evidenziato i possibili rischi di contenzioso derivanti dalla risoluzione unilaterale della Convenzione”.

Da questo passaggio la relazione della De Micheli rivela date e particolari della trattativa condotta intorno al tavolo attivato “nel mese di luglio 2019” con lo scopo di “acquisire le proposte del concessionario che, in ragione della rilevanza degli interessi pubblico coinvolti, ha visto la partecipazione della Presidenza”. Un passaggio fondamentale,che prova come Conte fin da quando guidava il suo primo governo con la Lega era sempre restato al corrente di tutto. E non solo.
 
Nel documento sono anche elencate le condizioni che verranno poste con tre mesi di ritardo dal Governo Conte ad Autostrade nel famoso ultimatum del 10 luglio, sebbene poi formulate in modo più stringente. A partire “dall’impegno economico complessivo pari a 2.900 milioni”, successivamente rialzato a 3,4, per “una serie di interventi compensativi”; si proseguendo quindi con il “piano straordinario di investimenti pari a 14,5 miliardi, di cui 5,3 nel periodo 2020-2023”; passando per “l’accettazione del modello tariffario Art”, l’Autority dei Trasporti, “con rinuncia al ricorso giurisdizionale sul tema”.

Un rapporto preciso e puntuale quello della De Micheli in cui erano contenuti ampi stralci del parere reso dall’Avvocatura generale dello Stato per evidenziare i rischi di una eventuale revoca, ritenuta comunque giuridicamente sostenibile. Se il problema fosse stato affrontato subito, invece di aspettare quattro mesi, sarebbe stata evitata la corsa contro il tempo e  le incognite di una decisione che a questo punto non si può più rinviare.

Il premier spinge per la revoca fortemente voluta dal M5S, ma l’Avvocatura dello Stato è perentoria nel sostenere che bisogna procedere con la massima attenzione. Il rischio sul fatto che lo Stato potrebbe essere chiamato a pagare l’intero risarcimento ai Benetton è legato proprio alla debolezza della scelta fatta con il Milleproroghe dal Governo Italiano . 

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