Grazie alle caprette tibetane imposte e volute dall’ ammiraglio Giuseppe De Giorgi, i nostri uomini della Marina Militare sono diventati lo zimbello della Nato, dopo l’incredibile decisione di sostituire i giardinieri di alcune basi militari con delle capre con la scusa di risparmiare qualche spicciolo sulla manutenzione dei prati. Il problema è che da un anno a questa parte, i colleghi francesi, inglesi e spagnoli prendono in giro i marinai italiani, emettendo senza alcun rispetto , dei sarcastici belati appena si trovano in missione con i nostri marinai.
Tutto nacque da una battuta, che in definitiva non era tale, pronunciata dall’ammiraglio De Giorgi in occasione delle sue visite ufficiali alle basi, che rispose a chi gli fece notare la presenza dell’ erba alta conseguente alla mancanza dei fondi necessari per poter pagare dei giardinieri : “Metteteci delle capre, che sono anche ecologiche”. Un sottufficiale dell’ Arsenale di Venezia con 22 anni di servizio alle spalle, preposto alla salute, ha raccontato al collega Fabio Tonacci del quotidiano La Repubblica quello che sera accaduto a seguito della visita del capo di stato maggiore della Marina : “Ci siamo visti recapitare tre caprette nell’agosto scorso, forse donate da qualche allevatore veneto. C’erano una decina di marinai nell’Arsenale in quel momento, e alcuni di loro si sono dovuti occupare della gestione degli animali. Oltrettutto, erano state vaccinate? Erano capi registrati all’ufficio sanitario? E c’era un ordine di servizio per cui ci dovevamo mettere a spalare il letame? Cosa fare nel caso di decesso, visto che ci potrebbero essere rischi di brucellosi? Nessuno mi dava risposte, e allora mi sono permesso di scrivere al mio superiore osservando che le capre starebbero molto meglio in libertà sulle Dolomiti. Risultato? Tre giorni di rigore e procedimento disciplinare. Ora sono in attesa di trasferimento”. Una punizione severissima, per “violazione delle funzioni attinenti al grado” e perché il sottoposto, con “dichiarazioni incomplete”, avrebbe rivelato “segreti militari”. Nella lettera di rapporto, comunque, il comandante ammette di sfuggita che “sono in corso le azioni per registrare gli animali”.
La questione, con il conseguente imbarazzo generale, è arrivata anche in Parlamento, grazie all’interrogazione rivolta dall’onorevole di Sel Donatella Duranti al Ministero della Difesa . Questa è stata la risposta del sottosegretario Domenico Rossi: “E’ vero, in alcune basi sono presenti capre di tipo alpino o misto tibetano oggetto di donazione, nonché alcuni daini prelevati dalla tenuta di San Rossore. In virtù delle loro abitudini alimentari, esse si nutrono di erba contribuendo in tal modo a tenere sotto controllo la crescita della vegetazione, anche in funzione antincendio. Sono ospitati in ampie, dedicate e circoscritte aree verdi all’interno delle quali sono garantite adeguate coperture e ricoveri per preservarli dalle intemperie, dalle piogge e dai rigori termici. Sono stati regolarmente vaccinati ed è stato richiesto il rilascio del codice di identificazione, come previsto dalla normativa vigente. Possono essere considerati, a buon titolo, delle vere e proprie «mascotte»” . Il problema è che il sottosegretario Domenico Rossi dovrebbe andarlo a spiegarlo ai marinai francesi inglesi e spagnoli. Chissà se ne ha il coraggio.






