di Antonello de Gennaro
Si è concluso il procedimento per truffa all’INPS che aveva interessato il gruppo editoriale GEDI all’epoca della gestione CIR-De Benedetti / Mondardini. Il giudice ha infatti accolto la proposta di patteggiamento proposta da 16 persone fisiche tra le quali Monica Mondardini, all’epoca Amministratore Delegato di GEDI (quando era sotto il controllo della società finanziaria di controllo di Carlo De Benedetti) ed attuale Amministratore Delegato della CIR Compagnie Industriali Riunite , e Roberto Moro, ex responsabile del personale (proveniente dalla direzione del personale del Gruppo Sole24Ore) e 5 società del gruppo GEDI: la GEDI Gruppo Editoriale s.p.a., la concessionaria pubblicitaria A.MANZONI & Co. S.p.a., la ELEMEDIA s.p.a. (società gestisce le emittenti radiofoniche Radio Deejay, M2O e radio Capital) , e la GEDI News Network s.p.a. Alla fine la Procura di Roma ha disposto come risarcimento in favore dell’ Inps la somma complessiva di euro 16.107.539. Il giudice ha anche assolto 2 imputati e ha sospeso il procedimento con messa alla prova per altre 7 persone imputate.

Due anni fa il Gip Andrea Fanelli del Tribunale di Roma aveva rigettato l’istanza di patteggiamento di alcuni imputati eccellenti, tra cui Mondardini e Moro, proposta che era stata approvata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalla pm Claudia Terracina. L’inchiesta era quella sui prepensionamenti truccati del gruppo Gedi (i requisiti venivano raggiunti in vari modi, modificando i libretti di lavoro o demansionando i dirigenti o spostando i dipendenti da un’azienda all’altra), ossia della casa editrice all’epoca di proprietà di De Benedetti, ed il giudice Fanelli aveva ritenuto che l’offerta di Mondardini e Moro e delle cinque società (Gedi Gruppo editoriale Spa, Gedi news network Spa, Gedi printing Spa, A. Manzoni & C. Spa ed Elemedia Spa) che si sono offerte di patteggiare fossero davvero troppo morbide.
Fanelli nella sua decisione aveva scritto che non erano concedibili le attenuanti “in quanto il vantaggio ricavato non è “minimo” come richiesto dalla norma (essendo – anche a voler accogliere la tesi degli istanti in ordine alla quantificazione del profitto conseguito- superiore a un milione e mezzo di euro) e, soprattutto, in quanto non può assolutamente definirsi “particolarmente tenue” il danno cagionato all’Inps (pari a oltre quindici milioni)». Il gip aveva definito la pena concordata con la Procura da Mondardini e Moro «manifestamente incongrua per difetto rispetto al disvalore dei fatti loro contestati e al ruolo dagli stessi rivestito nell’ambito dell’attività delittuosa“. E non solo basta. Per il giudice “le loro condotte avevano consentito agli enti del gruppo Gedi di conseguire un consistente profitto e, soprattutto, avevano cagionato all’Inps un danno di entità assai rilevante“. Inoltre, sempre per Fanelli, “gli stessi avevano rivestito un ruolo di primo piano nell’ambito della realizzazione della complessa truffa ordita in danno dell’Inps“. Il 13 ottobre scorso (ma la notizia ha iniziato a circolare solo ieri), il giudice del dibattimento, Giulia Cortoni, non ha ritenuto di fare propria la linea intransigente del collega e ha considerato le attenuanti generiche equivalenti per i due imputati vip e prevalenti per la maggior parte degli altri ex dipendenti del gruppo che hanno patteggiato.

All’epoca l’ingiusto profitto ottenuto da Gedi, gruppo editoriale che aveva evitato di pagare contributi previdenziali e stipendi, era stato valutato in circa 38,9 milioni. Per questo nel dicembre del 2021, dopo tre anni di indagini, era stato deciso un sequestro preventivo di pari importo. A ottobre il giudice Contorni ha disposto la restituzione di 19,2 milioni al gruppo editoriale, dopo avere ordinato “la confisca e la devoluzione all’erario” della somma di ulteriori 3,5 milioni.
Il processo prosegue con rito ordinario per una sessantina di ex dipendenti.
Chiaramente sui quotidiani LA REPUBBLICA e DOMANI non leggerete nulla !








