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27 Aprile 2024 13:06
27 Aprile 2024 13:06

Il verminaio delle toghe rosse

Insulti e veleni tra magistrati di Perugia (intercettati come sospetti in un’inchiesta per corruzione), tutti della corrente di sinistra dell’Anm. Tra una «merdaccia» e un «gobbo schifoso», emerge un quadro inquietante di fughe di notizie, vendette e favoritismi
di Giacomo Amadori*

Per chi voglia capire da chi sia officiata la giustizia, quali siano i suoi sacerdoti e come gestiscano il rapporto con i media (sport in cui i militari della Finanza dati in pasto a ll ’opinione pubblica sono, al confronto, dei dilettanti), noi da giorni stiamo squadernando chat e carte giudiziarie inedite. Ma oggi siamo in grado di scendere ancora più in profondità e di offrire ai lettori nuovi retroscena dal pianeta delle toghe.

I giudici di cui parleremo appartengono quasi tutti alla stessa corrente, quella progressista di Area o, per lo meno, sono considerati ad essa vicini. Un gruppo che, nonostante gli encomiabili principi sembra avere, tra i propri iscritti o simpatizzanti, uomini e donne pronte a piantarsi i coltelli nelle scapole. I fatti riguardano l’ambien te giudiziario perugino e, in particolare, gli uffici della Procura della Repubblica che ha condotto importanti inchieste su politici e toghe.

Gli atti di un’indagine fiorentina e, in particolare, le intercettazioni in essa contenute, ci restituiscono un clima che assomiglia proprio a quello del covo di vipere di cui abbiamo parlato ieri su questo giornale (La Veritàn.d.r. CdG). Il nuovo capitolo ruota intorno alle parole di Manuela Comodi , nota alle cronache per essere stata la pm del procedimento per l’assassinio di Meredith Kercher. La signora è la compagna di Umberto Rana, ex presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Perugia e, oggi, sotto processo nel capoluogo toscano. La Comodi è stata indagata, prima di essere prosciolta, e intercettata nell’ambito di questo fascicolo. Entrambi i coniugi hanno militato a lungo nelle fila della magistratura progressista. Lei ha pure avuto un incarico nell ’ Associazione nazionale magistrati in quota Md (Magistratura Democratican.d.r. CdG).

la pm Manuela Comodi

Rana, nel frattempo trasferito a Macerata, è stato rinviato a giudizio il 22 ottobre 2022 per corruzione in atti giudiziari e falso. L’indagine ha preso le mosse dall’inchiesta nei confronti del procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, a sua volta rinviata a giudizio a Firenze, insieme con altri imputati (tra questi alcuni carabinieri e il re del cemento umbro Carlo Colaiacovo ), con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, peculato e rivelazione di segreto.

Rana è imputato “perché per l’esercizio delle sue funzioni, indebitamente riceveva” per sé, la compagna Manuela e “il di lei ex coniuge, A.M.” utilità da tre professionisti incaricati nei vari procedimenti (Patrizio Caponeri ha ricevuto 31 nomine, Francesco Mitridate 23 , Corrado Maggesi 22). Avvocati e commercialisti che, simpaticamente, il giudice nelle intercettazioni denominava “la mia squadretta”. Caponeri e Maggesi avrebbero messo a disposizione di Rana cinque buoni acquisto da spendere in due negozi d’abbigliamento maschile.

il giudice Umberto Rana

I due commercialisti, come risulta anche dalle intercettazioni, avrebbero pure promesso un interessamento per il buon esito della nomina a procuratore aggiunto di Perugia della Comodi. Per questo Rana è stato incolpato a livello disciplinare al Csm per aver mancato ai doveri di correttezza .
Ma veniamo alle intercettazioni. Due conversazioni della Comodi, risalenti a fine 2019, sono riassunte dalla Polizia di Stato. La pm si sarebbe lamentata dell’”attuale procuratore capo” (probabilmente il facente funzione), definito “quella merda”, il quale avrebbe trasmesso a Firenze l’esposto da cui sarebbe partita l’indagine contro il compagno.

In un’altra telefonata, la signora, definisce il suo luogo di lavoro, “un palazzo di merda“. Mentre un altro collega, Mario Formisano, è bollato come “brutta merda, sacco di grasso, schifoso”. Lui e il sostituto procuratore Paolo Abbritti sono anche definiti “Cip e Ciop“, per la propensione (a giudizio della Comodi) di coassegnarsi i fascicoli di indagine. Al telefono la donna si la-menta, sempre con linguaggio colorito, anche del “comportamento dell’ex procuratore capo di Perugia (Luigi De Ficchy), «gobbo schifoso”, il quale a suo dire, ha tollerato il comportamento della Duchini” ed accusa il vecchio capo di “essere stato ospite più volte n ell ’albergo di proprietà di Carlo Colaiacovo”, vale a dire lo stesso imprenditore rinviato a giudizio con la Duchini .

In effetti, nella conversazione intercettata l’11 novembre 2019 tra la Comodi e un dirigente della Polizia di Stato, il magistrato dice testualmente: “Lui (non è chiaro a chi si riferisca l’indagata, ndr) e quell’altra merda di quel gobbo schifoso, che hanno tollerato le cose più luride da parte di quell’ altra (verosimilmente riferito alla Duchini , ndr), che hanno fatto loro stessi, perché voglio dire, non ci dimentichiamo che De Ficchy ha dormito più di una volta nell’albergo di Carlo Colaiacovo eh… è stato ospite a Gubbio e quant’altro, eh … non ce lo dimentichiamo, eh… hai capito … e poi fanno i puri con uno che magari puro lo è, perché magari ha fatto una telefonata“.

In una conversazione del 12 aprile 2019 tra la Comodi e una giornalista, emergono altri interessanti particolari sui rapporti, forse troppo intensi, intrattenuti dal pm e dal gip del procedimento penale che ha azzerato la giunta regionale umbra presieduta da Catiuscia Marini. Chiacchiere che potranno interessare i fautori della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici. Nella captazione emerge pure il ruolo mediatico assunto da De Ficchy (bollato fantozzianamente come “quella merdaccia”) che, all’epoca, avrebbe preannunciato alla cronista l’esecuzione del provvedimento cautelare (“Guardi che è imminente” avrebbe detto). Dopo gli arresti, la Comodi commenta: “Ecco perché confabulavano Abbritti e D’ Andria (il gip, ndr)”. La giornalista la asseconda: “D’ Andria da un pezzo, erano giorni che li vedevo anche io che facevano avanti e indietro, e indietro e avanti, avanti e indietro“. La pm soggiunge: “Ma vedi però, Abbritti è furbo, gli lecca il culo, eh”. La giornalista conclude: “Eh certo… tutti e due eh, andavano tutti e due, avanti e indietro, indietro e avanti”.

La toga nei mesi scorsi è entrata in rotta di collisione anche con l’attuale procuratore Raffaele Cantone, progressista a sua volta, e da lei accusato, secondo la pm Gemma Miliani, di essere stato appoggiato dalla massoneria e di altre carinerie. Cantone ha scoperto che la donna “spiava” fascicoli non suoi, a partire da quello su Luca Palamara (brevemente visionato tredici giorni prima che la vicenda finisse su tutti i giornali), e ha trasmesso una segnalazione a Firenze. Il procuratore aggiunto toscano Luca Turco, anche lui vicino alla “sinistra giudiziaria”, ha contestato alla donna nove ricerche effettuate tra il 12 marzo 2019 e il 14 marzo 2022 e l’imputata è stata condannata a tre mesi con il rito abbreviato e successivamente è stata trasferita dal Csm, in via cautelare, a Milano. Condanna lieve, ma buon nome rovinato e carriera macchiata.

Tra le intercettazioni di Rana colpiscono quelle che riguardano un caso di cronaca, che eccita immediatamente la propaganda dei magistrati di sinistra . Nel febbraio del 2019 il maestro M. B., supplente a contratto di una scuola elementare di Foligno, viene accusato dalla Procura di Spoleto, su denuncia dei genitori nigeriani di un bimbo, di aver messo in atto di maltrattamenti nei confronti del minore sottoposto alla sua autorità di educatore (reato che prevede pene da 3 a 7 anni), con l’aggravante dell’odio razziale.

Il caso ha sùbito una risonanza nazionale, ma viene presto ridimensionato all’abuso di mezzi di correzione e porta a un patteggiamento di una pena di sei mesi. Il docente, che ha sempre negato di aver avuto intenzioni discriminatorie ed era assistito dall’avvocato Delfo Berretti, è stato reintegrato ed è pure entrato in ruolo.

il giudice Alcide Maritati, esponente di punta della corrente di AREA

Il 26 febbraio 2019 viene intercettata una telefonata tra il giudice Rana e il coindagato Caponeri , sintetizzata dalla polizia giudiziaria. I due interlocutori fanno riferimento all’i nteressamento per la vicenda del giudice leccese Alcide Maritati (in quel momento segretario dell’ Anm in quota Area), figlio di Alberto, l’ex pm che aveva archiviato in un’inchiesta per finanziamento illecito Massimo D’Alema ed era poi entrato nel suo governo. Tramite l’ex consigliere del Csm Giovanni Zaccaro, oggi segretario nazionale di Area, la magistratura progressista vuole entrare a gamba tesa sul caso del bambino che sarebbe stato definito “brutto” dal maestro. “Per quello che si è potuto apprendere il giudice Maritati vorrebbe intraprendere una serie di iniziative scolastiche al fine di sensibilizzare gli studenti di quella scuola, interessando il giudice Rana per acquisire informazioni sul territorio” si legge nell’informativa di Polizia.

Ma la parte più interessante è quella che segue: “Nel corso della conversazione si comprende che Rana ha chiesto a Caponeri e Maggesi, attualmente imputati per corruzione, “di acquisire le informazioni richieste, tanto da esplicitare di aver messo in campo la propria “squadra“. E lo avrebbe fatto con queste esatte parole: “Adesso scateno la mia squadra”. E ridendo avrebbe aggiunto: “Sono forti … eh, siamo forti ragazzi, mamma mia!“. A questo punto Rana avrebbe prospettato a Caponeri “la possibilità di organizzare un convegno e invitare Maritati : “Adesso prendiamo, contatti anche con questo Maritati , possiamo anche farlo veni’ a Perugia a fa’ un convegno“. E, in quest’ottica, iniziano a cercare una location adeguata, chiedendo informazioni per l’affitto di un castello.

Alla fine della conversazione Caponeri conferma che si sarebbero occupati loro dell’organizzazione del meeting, ribadendo che “la squadra è proprio forte“. Rana risponde: “Raga’a noi non ci frega nessuno”. Un proclama forse troppo ottimistico. Creano imbarazzo a Perugia anche le chat dell’ex cancelliere della Procura Raffaele Guadagno, con magistrati, giornalisti e investigatori. Il 18 gennaio 2022 il procuratore Cantone dirama un comunicato con cui smentisce l’articolo di un giornalista del sito Umbria 24 , servizio che faceva riferimento a una presunta riunione tra pm assegnatari di un fascicolo d’inchiesta e la polizia giudiziaria.

“La ricostruzione è frutto di un’ elaborazione di fantasia” scrive il magistrato. Incidentalmente il cronista ( Enzo Beretta n.d.r. CdG) è anche compagno di una delle pm di punta della Procura, Gemma Miliani, il magistrato che sta processando Palamara . Nella chat tra Guadagno e un carabiniere che lavora nel Palazzo di giustizia, quest’ultimo scrive: “Una cosa è certa Raf: per ora il capo sta con lei, per ora …ha chiamato Enzo (il giornalista, ndr) e lo ha mangiato“. Poi sottolinea: “Enzo era preoccupato delle sorti. Ieri pomeriggio anche Paolo ha chiamato Gemma per parlarle!“. Infine il maresciallo aggiunge: “Gemma dice che Enzo ha capito, sta tranquillo…lui le ha detto che per un po’ deve tenere un profilo più basso!“. I due parlano anche di nomine e concludono: “Se il disegno supremo si concretizza Mario andrà in Cassazione e Gemma procuratore Spoleto, Fermo, Pistoia”. Un “disegno supremo” che non si sarebbe ancora realizzato.

*tratto dal quotidiano La Verità
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