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26 Aprile 2024 02:05
26 Aprile 2024 02:05

Il governatore pugliese Michele Emiliano assolto dall’accusa di finanziamento illecito

L'inchiesta avviata dalla procura di Bari verteva sulla campagna per le primarie Pd 2017. Condannato l'ex capo di gabinetto Stefanazzi: «Sono innocente, rinuncerò alla prescrizione». L'avvocato di Emiliano: "Sconfitta la macchina del fango"

Il Tribunale di Torino ha assolto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (difeso dall’avvocato Gaetano Sassanelli) “per non aver commesso il fatto“, dall’accusa di finanziamento pubblico in relazione alle primarie del Pd del 2017. Il giudice del Tribunale di Torino Alessandra Salvadori ha assolto anche l’imprenditore foggiano Giacomo Mescia con la stessa formula.

La vicenda risale al 2017 riguardante le somme versate dalle aziende di Mescia e Ladisa alla Eggers, una società di Torino che aveva curato la promozione della campagna elettorale di Emiliano in occasione delle primarie del Pd. Secondo la procura torinese (a cui furono trasmessi gli atti dalla Procura di Bari, per competenza territoriale) si sarebbe trattato di un finanziamento occulto, e venne contestato ai due imprenditori che si sono sempre dichiarati innocenti, anche un connesso reato fiscale.

Condannati a quattro mesi e 20mila euro di multa, con pena sospesa e non menzione Claudio Stefanazzi l’ex capo di gabinetto della Regione ed attuale deputato eletto nelle liste del Pd, (assolto dall’imputazione relativa al finanziamento illecito relativo a Mescia), e l’imprenditore Vito Ladisa. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Per entrambi sono state riconosciute le attenuanti generiche.  Il pm Giovanni Caspani  della procura di Torino, aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione per Emiliano e Stefanazzi, a otto mesi per i due imprenditori.

Le accuse iniziali nei confronti degli imputati erano state avviate e sostenute dalla Procura di Bari sono state a dir poco “ridimensionate” se non smentite dai magistrati torinesi nell’avviso di conclusione delle indagini: l’inchiesta partita da Bari, ipotizzava infatti, anche le accuse per i reati di “abuso di ufficio” ed “induzione indebita”, poi decadute e stralciate a Torino dove il fascicolo era stato trasmesso per competenza territoriale in quanto l’imprenditore Dotti risiede nel capoluogo piemontese e quindi il presunto reato si sarebbe consumato in quella sede e quindi la Procura di Bari era incompetente territorialmente.

Nel capo di imputazione contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini era contestato il concorso nella violazione delle norme sul finanziamento pubblico ai partiti ipotizzando che Mescia e Ladisa, su sollecitazione di Stefanazzi, si sarebbero fatti carico di pagare 65mila euro richiesti da Dotti ad Emiliano per una campagna di comunicazione alle primarie del 2017.

Michele Emiliano con l’avvocato Gaetano Sassanelli

L’avvocato Gaetano Sassanelli, difensore di Emiliano, aveva chiesto “l’assoluzione perché il fatto non sussiste o perché Michele Emiliano non lo ha commesso. Il processo – ha aggiunto – che si sta celebrando è nato da un esposto anonimo fatto che dovrebbe mettere in guardia sulla strumentalità della vicenda. Emiliano a mio avviso – ha proseguito – si trova senza aver fatto nulla a rispondere di una colpa d’autore, non per la sua condotta, dunque, ma per il suo ruolo e se si deve rispondere per quello che si è o per quello che si è commesso bisogna prendere atto che non c’è alcun rilievo penale perché Emiliano non poteva nè doveva occuparsi delle questioni che gli vengono contestate“»”. 

“La sentenza di oggi è la pietra tombale sulle fandonie a carico del presidente Emiliano – ha dichiarato l’avvocato Sassanelliche finalmente stacca la corrente al circuito del fango nel ventilatore, così tanto utilizzato a suo danno in questi lunghi 5 anni. Ma, naturalmente, com’è d’obbligo in Italia, nessuno risponderà di questi anni di informazione avvelenata, nonostante si siano rivoltati come un calzino la vita, i rapporti, gli affetti e l’intera esistenza del presidente. Sono stati utilizzati gli strumenti investigativi più invasivi a disposizione della polizia giudiziaria, perché forse qualcuno con il suo esposto anonimo ha cercato di guidare dall’esterno l’indagine, pensando così di sferrare un attacco finale e definitivo. Ma non aveva fatto i conti con la verità che, con la sua tenacia, alla fine ha avuto la meglio, dimostrando che la realtà era ben diversa. Qualcuno evidentemente pensava che lo squallido ed incostituzionale strumento dell’anonimo potesse essere uno strumento con cui scardinarne l’immagine“.

“Non dimentichiamo infatti che questa indagine è partita da una ipotesi di corruzione, – aggiunge il difensore del governatore Emilianosenza neanche l’individuazione dell’atto contrario ai doveri di ufficio che costituisce un elemento costitutivo di quel reato, lasciando il retrogusto di un utilizzo della giustizia penale come strumento per raggiungere un determinato risultato, con la conseguenza che nell’opinione pubblica si era radicata una convinzione di colpevolezza in totale rotta di collisione con la verità, dopo molti anni accertata anche processualmente. Si spera che ora, finalmente, dando il giusto peso ai maleodoranti anonimi, si torni invece alla logica del processo come attività necessaria per accertare fatti esistenti ed almeno astrattamente riconducibili ad un precetto pale. Ma partendo sempre da un fatto e mai più da  congetture prive di sostanza“. 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha così commentato la sentenza del Tribunale di Torino. “Sapevo sin dall’inizio di queste indagini durate 5 anni di essere completamente innocente. Il fatto che finalmente oggi lo abbia accertato il giudice mi dà una grande gioia, non tanto per me, ma per tutte le persone che mi vogliono bene e soprattutto per la Puglia che rappresento. Ringrazio il mio avvocato, Gaetano Sassanelli, che in questi lunghi anni mi ha difeso nel processo, in un momento per me di sofferenza patita in silenzio per scelta e per rispetto della Magistratura. Sono certo che anche Claudio Stefanazzi riuscirà a dimostrare la sua assoluta estraneità ai fatti contestati. Bisogna sempre avere fiducia nella giustizia“.

Il legale di Ladisa: “Presenteremo appello, una condanna incomprensibile”

Anche l’avvocato Michele Laforgia difensore dell’imprenditore Vito Ladisa annuncia che presenterà appello contro la decisione incomprensibile del Tribunale di Torino. “La sentenza di primo grado ha finalmente accertato che Vito Ladisa non ha mai finanziato Michele Emiliano, come abbiamo sempre sostenuto e ampiamente dimostrato nel corso del processo. Quando leggeremo le motivazioni, cercheremo di capire com’è possibile che Ladisa sia stato ugualmente condannato per finanziamento illecito, un reato che non è stato commesso dal presunto beneficiario del contributo. E ciò nonostante sia stato altrettanto dimostrato, nel corso del processo, che il pagamento oggetto di contestazione ha riguardato una prestazione professionale documentata, soggettivamente e oggettivamente vera e reale, tanto che il reato fiscale è stato, a suo tempo, archiviato. Non so dire perché. Del resto uno dei padri della Costituzione repubblicana, Piero Calamandrei, ha detto che la giustizia è come la divinità, e si manifesta solo a chi ha fede. Noi continuiamo ad aver fede anche di fronte al Mistero. Ne riparleremo in appello“. L’imprenditore barese con grande senso di equilibrio, ha commentato: “Rispetto le sentenze in silenzio senza “se” e senza “ma”… ricorreremo in appello“.

L’on. Stefanazzi: “Sono innocente, rinuncerò alla prescrizione”

“Apprendo con costernazione e sorpresa della decisione del Tribunale di Torino – commenta l’ex capo di gabinetto di Emiliano, Claudio Stefanazzi – . Non commento questa decisione per il rispetto che nutro nei confronti della Magistratura come ho sempre fatto in questi anni. Peraltro le recenti archiviazioni delle innumerevoli inchieste cui sono stato sottoposto in 6 lunghi anni, confermano la mia posizione. Sono proprio il rispetto e la fiducia nei confronti della Magistratura che mi portano oggi a rinunciare alla prescrizione, che averrebbe tra circa un anno, al fine di far prevalere la mia assoluta estraneità ai fatti contestati fino alla Suprema Corte di Cassazione, estraneità ampiamente provata documentalmente“.

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