MENU
16 Dicembre 2025 07:33

Il debito pubblico italiano a giugno è salito a 2.168 miliardi di euro.

Secondo la Banca d'Italia, il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo record: a giugno è salito a 2.168 miliardi di euro.

Schermata 2014-08-15 alle 14.16.16

Il debito pubblico, che si manifesta come le obbligazioni emesse dal Tesoro, si forma perché le spese dello Stato sono maggiori delle sue entrate – il deficit pubblico. La differenza, se non è finanziata con l’emissione di moneta, è coperta con l’emissione di obbligazioni. Si deve perciò andare alla ricerca della fonte: come si è formato il deficit.

Più o meno tutti i Paesi sviluppati hanno visto crescere smisuratamente la spesa pubblica a partire dagli anni Sessanta. Quelli che hanno registrato una crescita delle imposte non troppo distante dalla crescita della spesa, hanno oggi dei debiti contenuti. Altri, invece, hanno speso velocemente, con le imposte che crescevano lentamente. Da qui i grossi deficit, che cumulati, hanno prodotto un gran debito.

La spesa pubblica si divide in spesa pubblica “per lo Stato minimo”, e in quella “per lo Stato sociale”. La prima finanzia la polizia, i magistrati, i soldati. Ossia l’ordine, la giustizia, la difesa. La seconda finanzia i medici, gli infermieri, le medicine, gli insegnanti, ecc. Ossia l’istruzione e la salute. Le pensioni sono ambigue, perché sono pagate – attraverso un apposito organismo – a chi è in pensione da chi lavora, quindi sono un trasferimento, non proprio una spesa.

Premesso ciò, la spesa per lo stato minimo è rimasta all’incirca la stessa nel secondo dopoguerra, mentre è esplosa quella per lo stato sociale. Ed è qui il punto. Quest’esplosione è avvenuta in tutti i Paesi europei. Negli Stati Uniti un po’ meno, ma non troppo meno, se si fanno dei conti sofisticati. Dunque non è un fenomeno solo italiano. O meglio, l’Italia spende più di alcuni altri Paesi, ma non “troppo di più”. Il punto è che ha incassato di meno per troppo tempo. (I conti comparati sulla spesa pubblica per lo stato minimo e per quello sociale vanno fatti escludendo la spesa per interessi sul debito, che è il frutto del cumularsi dei deficit nel corso del tempo e non della spesa corrente).

Abbiamo così a che fare con un fenomeno storico. Se abbiamo a che fare con un fenomeno storico, allora la crescita del debito non è attribuibile – se non in minima parte – a un bravo o cattivo presidente del consiglio dei ministri. Il protagonista è il “Processo” e non l’“Eroe”.

In conclusione, l’Italia ha speso più di quanto incassasse per troppo tempo, e si trova oggi ad avere un gran debito pubblico. Fino a quando ha speso più di quanto incassasse? Fino a prima dell’ultimo governo Andreotti. Il conto è fatto guardando la spesa pubblica meno le entrate prima del pagamento degli interessi (il saldo primario). Intorno al 1990 il bilancio dello Stato va in pareggio prima del pagamento degli interessi. In altre parole, non genera un nuovo deficit prima di pagare gli interessi sul cumulato dei deficit prodotti nel corso della storia (il debito).

Da allora il saldo primario è stato o in avanzo, o in leggero disavanzo. Il deficit è stato il figlio del pagamento degli interessi sul debito cumulato. I deficit solo finanziari hanno però prodotto altro debito. La crescita economica (la variazione del PIL) non è mai stata troppo robusta, e perciò il rapporto debito su Pil o è rimasto stabile, o è appena sceso, o è cresciuto. Ultimamente il rapporto è cresciuto molto, perché il PIL (il denominatore) è caduto molto nel biennio 2008/2009 e non si è ancora ripreso.

di Giorgio Arfaras, direttore di Lettera economica del Centro Einaudi

TAGS

Sostieni ilcorrieredelgiorno.it: il tuo contributo è fondamentale

Il tuo sostegno ci aiuta a garantire la nostra informazione libera ed indipendente e ci consente di continuare a fornire un giornalismo online al servizio dei lettori, senza padroni e padrini. Il tuo contributo è fondamentale per la nostra libertà.

Grazie, Antonello de Gennaro

Articoli Correlati

Fuga di notizie su Emiliano: a processo Nicola Pepe ex giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno
La Guardia di Finanza scopre a Barletta una frode fiscale per oltre 45 milioni di euro. Sequestrate 37 "cartiere" e 6 milioni alle società che le utilizzavano
Spia russa scoperta grazie al suo gatto. Ecco chi è Olga Kolobova
Papa Leone XIV agli 007: "Seguite sempre l'etica, evitate dossieraggi su ministri, prelati, giornalisti"
Gruppo GEDI. La cessione diventa sempre più complicata
Poste Italiane sale al 27,32% dell'azionariato ordinario di Tim
Cerca
Archivi
Fuga di notizie su Emiliano: a processo Nicola Pepe ex giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno
La Guardia di Finanza scopre a Barletta una frode fiscale per oltre 45 milioni di euro. Sequestrate 37 "cartiere" e 6 milioni alle società che le utilizzavano
Spia russa scoperta grazie al suo gatto. Ecco chi è Olga Kolobova
Papa Leone XIV agli 007: "Seguite sempre l'etica, evitate dossieraggi su ministri, prelati, giornalisti"
Gruppo GEDI. La cessione diventa sempre più complicata

Cerca nel sito