Questa mattina il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a Fabriano (Ancona), commentando quanto accaduto nelle ultime ore all’ex Ilva di Taranto, in merito al sequestro dell’ Altoforno 1 deciso dalla magistratura. “Siamo di fronte a una gravissima anomalia istituzionale. I documenti resi noti oggi dimostrano che la Procura ha fornito informazioni non corrispondenti al vero. È stato affermato che nessuno aveva chiesto interventi urgenti per la salvaguardia dell’altoforno, ma gli atti dicono il contrario”.
“Parliamo di un impianto industriale strategico per il Paese che, a causa di una gestione non coordinata dell’atto giudiziario, rischia ora danni irreversibili, l’impianto è compromesso”, ha aggiunto il ministro Urso. “In sede di sequestro non sono stati autorizzati interventi tecnici che i responsabili dell’impianto avevano segnalato come indispensabili per evitare il collasso dell’altoforno”, ha proseguito Urso. “È inaccettabile che una comunicazione ufficiale della Procura abbia negato la richiesta di tali interventi, quando oggi emergono prove che tali richieste erano state presentate fin dal primo momento“.

“Quanto accaduto compromette gravemente la possibilità di ripristinare l’impianto e rischia di mettere in ginocchio l’intero comparto siderurgico, con ripercussioni drammatiche sull’occupazione”, ha sottolineato. “Mi appello al concorso leale di tutte le istituzioni. Serve responsabilità e trasparenza. Quanto accaduto a Taranto è un monito: senza collaborazione istituzionale non può esserci rilancio né tutela dell’interesse nazionale” – ha concluso il ministro .
Il governo ha “preso atto che potrebbero esserci delle ricadute non solo occupazionali ma anche e soprattutto economiche, in virtù del fatto che gli interessati potrebbero rivedere le loro posizioni e quindi anche l’offerta di acquisto dell’intero impianto Ilvadalle decisioni sull’altoforno 1 dell’ex Ilva di Taranto”, a seguito del sequestro diposto dalla Procura di Taranto dopo l’incendio del 7 maggio scorso. Lo ha dicbhiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, rispondendo aad una interrogazione del senatore Francesco Boccia (Pd) sulle autorizzazioni ambientali agli impianti siderurgici Ex Ilva nel corso del question time al Senato .
Per quanto di competenza del ministero dell’Ambiente, a seguito dell’incidente, Pichetto Fratin ha sottolineato che “l’Autorità di controllo sta effettuando le verifiche di competenza ad esito delle quali potranno essere adottate eventuali azioni necessarie, al fine di limitare le conseguenze ambientali e prevenire il ripetersi di eventi analoghi”. In relazione al procedimento di rinnovo dell’Aia in corso, Pichetto ha evidenziato che “questo è stato avviato prima che si concludessero tutte le procedure di vendita degli asset, e quindi per mettere in condizioni i futuri proprietari di esercire l’impianto con le migliori garanzie di sostenibilità ambientale». Il governo – ha aggiunto ancora il ministro dell’ Ambiente – condivide “pienamente il principio per cui la salvaguardia della produzione dello stabilimento di Taranto deve andare di pari passo con le azioni da intraprendere per la tutela dell’ambiente e del territorio, nonché della salute dei cittadini, oltre che il mantenimento dei livelli occupazionali”.
La Procura di Taranto sta indagando sull’incendio scoppiato lo scorso 7 maggio all’interno dell’Altoforno 1 dello stabilimento siderurgico di Taranto, ex Ilva, ancora senza cause. Attualmente sono indagati sono il direttore generale Maurizio Saitta, il direttore dello stabilimento Benedetto Valli e il direttore dell’area altiforni, Arcangelo De Biasi chiamati a rispondere delle accuse di incendio, getto pericoloso di cose, mentre solo per Valli, la violazione delle norme previste dalla “direttiva Seveso“.