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19 Aprile 2024 19:57
19 Aprile 2024 19:57

E’ finita la latitanza di Graziano Mesina arrestato dal ROS dei Carabinieri

I Ros e il Gis hanno seguito uno dei favoreggiatori di Mesina “che si muoveva in modo strano” fino al covo a Desulo, nel nuorese, dove abitava a casa di una coppia di insospettabili coniugi. “Era nascosto in una casa di due piani – dice il generale Angelosanto – e Mesina si nascondeva da mesi a piano terra dello stabile”. Una indagine “lunga”, all’antica, condotta “senza confidenti o collaboratori di giustizia”, spiega ancora l’alto ufficiale. 

di REDAZIONE CRONACHE

Arrestato intorno alle 3 di questa notte “Grazianeddu” Graziano Mesina dai carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva del Gis, del comando provinciale carabinieri di Nuoro e dello squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna, latitante dal luglio 2020, destinatario di un provvedimento di esecuzione pena a 24 anni di reclusione, emesso dalla procura generale presso la corte di Appello di Cagliari. Il latitante dormiva vestito e in casa c’era la somma di 6 mila euro circa cosa che secondo gli inquirenti è un indizio del fatto che fosse pronto a darsi di nuovo alla fuga.

È stato un arresto da “manuale”, un “intervento pulito”, nel corso del quale “Mesina non ha avuto il tempo per pensare”, ha spiegato il generale Angelosanto comandante dei ROS. Quando lo abbiamo arrestato ha alzato gli occhi al cielo, sembrava che stesse dicendo ‘E’ finita’. Ma è rimasto in silenzio. Non ha detto una sola parola. Non ha avuto alcuna reazione” ha raccontato uno dei carabinieri che ha messo le manette a Mesina.

I Ros e il Gis hanno seguito uno dei favoreggiatori di Mesina che si muoveva in modo strano” fino al covo a Desulo, nel nuorese, dove abitava a casa di una coppia di insospettabili coniugi. “Era nascosto in una casa di due piani – dice il generale Angelosantoe Mesina si nascondeva da mesi a piano terra dello stabile”. Una indagine “lunga”, all’antica, condotta “senza confidenti o collaboratori di giustizia”, spiega ancora l’alto ufficiale. 

Una indagine “lunga e complessa” quella che ha portato i Carabinieri all’arresto di Mesina. Adesso gli investigatori sono alla ricerca di eventuali complicità dietro la sua fuga. Mesina sembrava “sorpreso” probabilmente non si aspettava che i Carabinieri riuscissero a scoprire il suo covo. Era ospite di una coppia anche loro rimasti in silenzio dopo l’irruzione del Gis e del Ros. I due sono stati arrestati accusati di favoreggiamento. All’interno dell’abitazione dove era ospitato i militari dell’Arma hanno trovato una somma di denaro che è stata sequestrata.

La latitanza di Graziano Mesina è durata 17 mesi. L’ex primula rossa del banditismo sardo aveva fatto perdere le sue tracce il 2 luglio del 2020, giorno in cui era arrivata la condanna definitiva per traffico internazionale di droga. Mesina, che dei suoi 79 anni circa 40 li ha trascorsi dietro le sbarre, aveva ottenuto la grazia nel 2004 facendo così rientro nella sua casa di Orgosolo, nel cuore della Barbagia.

Nel 2013 era stato nuovamente arrestato: stavolta l’accusa era quella di aver messo in piedi un sodalizio dedito al traffico internazionale di droga. Condannato a 30 anni di carcere in primo grado, la pena era stata confermata in Appello nel 2018 e a luglio dello scorso anno confermata dalla Cassazione. Ma quando i Carabinieri si sono presentati per notificare la decisione Mesina non si era fatto trovare. Il suo nome era così finito anche nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità con le ricerche che non si sono mai fermate fino al ritrovamento la notte scorsa.

“Grazianeddu” Graziano Mesina è stato un “maestro” della fuga. Nella sua vita criminale, infatti, di evasioni, alcune delle quali rocambolesche, l’ex primula rossa del banditismo sardo ne ha totalizzate 22, dieci perfettamente riuscite. Finì in carcere la prima volta nel 1956, ad appena 14 anni, con l’accusa di porto abusivo di armi. Dietro le sbarre, però, ci rimase poco, riuscendo ad evadere dopo aver forzato la camera di sicurezza per poi far perdere le sue tracce nascondendosi sulle montagne di Orgosolo (Nuoro). Nel 1962 riuscì ancora a fuggire mentre veniva trasferito dal penitenziario di Sassari. Si liberò dalle manette e nel momento in cui il treno su cui viaggiava giunse nei pressi della stazione di Macomer, si lanciò per poi tentare di dileguarsi, ma stavolta venne preso subito. La terza fuga la tentò lo stesso anno.

Mesina era ricoverato nel carcere di Nuoro, da dove in qualche modo riuscì a scavalcare il davanzale di una finestra per poi calarsi attraverso un grosso tubo dell’acqua, all’interno del quale rimase nascosto per tre giorni prima di sparire. Poco tempo dopo ancora un arresto e una nuova evasione. Mesina da detenuto nel carcere San Sebastiano di Sassari, si calò dal muro di cinta della sua cella e sparì fino al 1968. Nove anni più tardi ancora una fuga. Era rinchiuso nel penitenziario di massima sicurezza di Lecce, quando misteriosamente riuscì a fuggire senza lasciare tracce per un anno. Di nuovo arrestato e imprigionato nel carcere di Porto Azzurro sull’Isola d’Elba, “Grazianeddu” riuscì ancora nell’impresa di darsi alla fuga.

Nel 1984, poi, dopo essere stato nuovamente braccato e arrestato, ottenne un permesso di tre giorni per andare a far visita alla madre a Orgosolo. Un’occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. Mesina ne approfittò per fuggire a Milano e poi a Vigevano, dopo venne fermato dai carabinieri. Dopo molte altre fughe, soprattutto tentate, l’ex primula rossa del banditismo sardo venne arrestato definitivamente nel 1993, rimanendo dietro le sbarre fino al 2004, anno in cui ottenne la grazia. Nel 2013, però, il nuovo arresto per traffico di droga. Condannato a 30 anni, quando le forze dell’ordine, il 2 luglio del 2020, si presentarono a casa sua per condurlo ancora una volta in prigione, Mesina non si fece trovare. Era sparito di nuovo, l’ennesima fuga della primula rossa sarda durata 17 mesi.

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