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17 Ottobre 2025 21:10

Dopamina in tilt: come il piacere istantaneo ci sta rubando la vita

Non siamo nati per rincorrere stimoli, ma per costruire significato. Il piacere più potente non è quello immediato, ma quello guadagnato. La fede, la presenza, la routine e il corpo sono tutti strumenti per allenare il cervello a tornare umano, a stare saldo, a sentire il mondo, a godere davvero.
di Emma Conti

C’è una crisi che non vedi, non appare nei telegiornali e non fa breaking news, ma è ovunque. È silenziosa, subdola, universale. È la crisi della dopamina. La crisi del piacere immediato che ci fa credere di essere vivi mentre siamo solo stimolati. Per milioni di anni, la dopamina è stata il carburante che ci teneva in vita. Ci spingeva a muoverci, a cercare, a creare, a resistere. Era la moneta con cui il cervello premiava l’impegno. Fai uno sforzo, ottieni una ricompensa. Caccia → cibo. Fuoco → sicurezza. Connessione → appartenenza. Era tutto calibrato, equilibrato, sensato.

Poi è arrivato il mondo moderno e, in un battito di ciglia, abbiamo hackerato il sistema. Ora la dopamina non si guadagna, si consuma. Basta un click, un like, uno scroll, un pacchetto di patatine, una notifica, una serie Netflix che non finisce mai. Zero fatica, massima scarica. E il cervello, bombardato da piaceri istantanei, si difende come può: abbassa la sensibilità dei recettori, smorza il volume del piacere. Più ne prendi, meno la senti. Benvenuti nel paradosso moderno: iperstimolati ma vuoti.

Il problema non è la dopamina. È come la usiamo. È che non la facciamo più lavorare per noi. È che ci siamo dimenticati che il piacere vero nasce dallo sforzo, non dal consumo. Il cervello umano non è fatto per una valanga di stimoli. È progettato per il ritmo, per la prevedibilità, per la routine. Svegliarsi alla stessa ora, muoversi, mangiare cibo vero, vedere la luce del sole, costruire qualcosa con le mani, parlare con qualcuno guardandolo negli occhi. Sono questi gli atti più rivoluzionari oggi. Perché rimettono in asse la chimica cerebrale, riattivano la dopamina pulita, quella che ci fa sentire vivi senza distruggerci.

La dopamina ama essere allenata, non abusata. È la motivazione che ci spinge verso obiettivi concreti, verso la crescita, verso il senso. Ma serve equilibrio, perché da sola porta montagne russe emozionali e vuoto cronico. Ed è qui che entrano gli ormoni del qui e ora: serotonina, ossitocina, endorfine. La serotonina ti stabilizza l’umore, ti fa dire “sto bene ora” anche senza stimoli esterni. L’ossitocina nasce dalla connessione, dall’amore, dalla gentilezza e ti lega agli altri. Le endorfine arrivano dal movimento, dalla risata, e trasformano lo sforzo in piacere reale. Quando dopamina e ormoni del presente lavorano insieme, non sei più vittima della tua chimica, ma ne diventi architetto.

E se pensi che serva solo la biologia, non è così. La fede cristiana può diventare un ammortizzatore dopaminico potente. Studi scientifici hanno dimostrato che pratiche come la preghiera, la meditazione cristiana e i ritiri spirituali aumentano la disponibilità di dopamina e serotonina, riducendo stress, ansia e senso di vuoto. Un esempio significativo è uno studio condotto su partecipanti a un ritiro spirituale ignaziano della durata di una settimana. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa del legame dei trasportatori di dopamina e serotonina, suggerendo un aumento della disponibilità di questi neurotrasmettitori nel cervello. Questo cambiamento è stato associato a emozioni positive e sensazioni spirituali, indicando che la pratica religiosa può influenzare positivamente i sistemi chimici del cervello .

La fede rallenta il ritmo, sposta l’attenzione dall’immediato all’eterno, dà senso alla routine, crea comunità e genera ossitocina. La fede insegna l’attesa e trasforma la frustrazione in speranza, introduce gratitudine e rafforza la resilienza. Ti insegna a stare nel presente senza fuggire nel prossimo stimolo.

La dopamina non è il nemico. È il carburante della curiosità, della creatività, della vita. Ma va allenata, non inseguita. Ogni volta che associ piacere a leggere, a muoverti, a creare, ad aiutare qualcuno, a pregare, stai ricablando il cervello. Ripetendo questi gesti, la dopamina diventa alleata, non padrone. È così che nascono disciplina, creatività e resilienza. Gli uomini e le donne di fede, gli artisti e gli atleti hanno imparato a spostare la ricompensa dal risultato al processo, a godersi il percorso, non l’applauso finale.

Non siamo nati per rincorrere stimoli, ma per costruire significato. Il piacere più potente non è quello immediato, ma quello guadagnato. La fede, la presenza, la routine e il corpo sono tutti strumenti per allenare il cervello a tornare umano, a stare saldo, a sentire il mondo, a godere davvero.

Rallentare oggi è un atto rivoluzionario. Viviamo in un mondo che guadagna dal nostro bisogno di stimoli e dal nostro vuoto. Ma la dopamina, se la ascolti, ti insegna la cosa più importante di tutte: che il piacere vero non è un’esplosione. È una frequenza. E forse non abbiamo bisogno di più dopamina. Abbiamo bisogno di usarla meglio per diventare persone che desiderano con senso, che scelgono con presenza, che si godono di nuovo la vita.

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