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19 Aprile 2024 00:50
19 Aprile 2024 00:50

CRESCE FdI: E’ AL 17,2%. CONSENSI IN CALO PER PD, M5S E FORZA ITALIA

FdI fa segnare una crescita del 2,2% attestandosi al 17,2% e scavalcando il M5S che con il 15,4% arretra di 0,9%, come pure il Pd che si mantiene al secondo posto con il 19%. FI con il 7,6% arretra del 2,6%, seguita da Iv con il 2,9% (+0,5%), Azione e +Europa appaiati al 2,3% Nel complesso i tre principali partiti del centrodestra raggiungono il 47,8% dei consensi, mentre il centrosinistra (escludendo Si) è al 29,8%.

di NANDO PAGNONCELLI

A una decina di giorni dall’insediamento, il governo e il premier Draghi vedono confermato l’elevato indice di gradimento rilevato la scorsa settimana che si attesta rispettivamente a 62 e 69. In realtà negli ultimi giorni non sono mancate situazioni che avrebbero potuto riverberarsi sulle valutazioni dei cittadini, dalle nomine dei sottosegretari, che hanno suscitato più di una perplessità, alle contrapposizioni che qua e là sono affiorate, per esempio tra Salvini e Zingaretti sulle misure di contenimento del contagio a Pasqua, rischiando di incrinare il clima di concordia da più parti auspicato.

La stabilità dei giudizi testimonia l’apertura di credito che gli italiani esprimono nei confronti del nuovo esecutivo e le grandi aspettative suscitate sui tre fronti: emergenza sanitaria, situazione economica, riforme. Ma non si tratta di una sorta di cambiale in bianco. Molto dipenderà dai risultati che il governo riuscirà a ottenere e dall’immagine di coesione che riuscirà a dare tenuto conto che la discordia tra gli esponenti delle forze della maggioranza solitamente prelude a una flessione del consenso per l’esecutivo.

La morfologia del nuovo governo sta determinando conseguenze sugli orientamenti di voto degli italiani. Rispetto a metà gennaio aumenta di quasi due punti la quota di astensionisti e indecisi presumibilmente a causa di delusione o disorientamento. FdI fa segnare una crescita del 2,2% attestandosi al 17,2% e scavalcando il M5S che con il 15,4% arretra di 0,9%, come pure il Pd che si mantiene al secondo posto con il 19%. FI con il 7,6% arretra del 2,6%, seguita da Iv con il 2,9% (+0,5%), Azione e +Europa appaiati al 2,3%.

Dopo la decisione di Sinistra italiana di non sostenere il governo Draghi, abbiamo testato separatamente i due partiti: Sinistra italiana è all’1,9% e Articolo 1 all’1,7%. Da notare l’aumento delle altre liste minori che, pur non superando l’1%, nell’insieme raggiungono il 5,1% e sono più che raddoppiate rispetto al mese precedente: le più menzionate sono Cambiamo, Noi con l’Italia, Centro democratico.

Dunque, in questa fase il partito di Giorgia Meloni raccoglie una parte dell’elettorato deluso dal nuovo esecutivo e sembra beneficiare di una «rendita di (op)posizione»; tra le principali forze della maggioranza, la Lega è stabile al 23% mentre Pd, M5S e FI pagano pegno per motivazioni diverse: i Dem e i 5 Stelle per le divisioni interne, gli elettori di FI per l’elevata quota di contrari all’ingresso nel governo, basti ricordare che nel sondaggio pubblicato la scorsa settimana oltre uno su quattro esprimeva un voto negativo. Nel complesso i tre principali partiti del centrodestra raggiungono il 47,8% dei consensi, mentre il centrosinistra (escludendo Si) è al 29,8%.

Ma ha ancora senso in uno scenario in evoluzione come quello attuale usare queste «categorie» come se fossero fisse e immutabili? L’esperienza del governo Draghi potrebbe infatti mettere in atto cambiamenti profondi nei partiti e tra i partiti, una vera e propria riorganizzazione dell’offerta politica. Potrebbe rappresentare una sorta di “Big bang” della politica nostrana.

Da ultimo il gradimento dei politici: Speranza si conferma al primo posto con un gradimento pari a 40, in aumento di 2 punti per il ruolo di ministro della Salute. A seguire Giorgia Meloni (indice 38), in aumento di 3 punti, come pure Salvini (32), quindi Zingaretti (30, in aumento di 1). Quasi tutti gli altri leader fanno segnare indici sostanzialmente stabili.

La situazione dei partiti di maggioranza appare estremamente delicata: non è facile far parte di un esecutivo extralarge insieme a forze avversarie con cui si è chiamati a collaborare lealmente e, al contempo, mantenere identità ed elettorato. La tentazione di esternare il proprio punto di vista è sempre in agguato, con il rischio di compromettere lo spirito di collaborazione e il clima di (provvisoria) concordia.

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