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27 Aprile 2024 05:02
27 Aprile 2024 05:02

Così i boss della ‘Ndrangheta si sono presi la Capitale: “Siamo pronti a fare la guerra”.

L’attività investigativa è stata avviata nel 2016 dalla Direzione Investigativa Antimafia - Centro Operativo di Roma, con il coordinamento della DDA della Procura di Roma. Successivamente, a seguito dell’emersione di numerosi e significativi punti di contatto con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e territori limitrofi, parte degli atti sono stati trasmessi per competenza e le indagini, per tale parte, sono proseguite con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Nella mattinata di oggi su disposizione della D.D.A. la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Direzione Investigativa Antimafia – con il supporto di personale delle Questure e dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e di Roma – ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 34 persone (29 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.), scambio elettorale politico-mafioso , favoreggiamento commesso al fine di agevolare l’attività del sodalizio mafioso e detenzione e vendita di armi comuni da sparo ed armi da guerra aggravate .

L’attività investigativa è stata avviata nel 2016 dalla Direzione Investigativa Antimafia – Centro Operativo di Roma, con il coordinamento della DDA della Procura di Roma. Successivamente, a seguito dell’emersione di numerosi e significativi punti di contatto con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e territori limitrofi, parte degli atti sono stati trasmessi per competenza e le indagini, per tale parte, sono proseguite con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

Le risultanze investigative hanno fornito gravi indizi, allo stato degli atti e fatti salvi i successivi sviluppi  di merito, dell’esistenza, nell’ambito della associazione di tipo mafioso unitaria denominata ‘Ndrangheta – operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria e delle altre province calabresi, nonché su quello di diverse altre regioni italiane ( ad es. Lazio, Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) e sul territorio estero (ad es. Svizzera, Germania, Canada, Australia), costituita da molte decine di locali e con organo collegiale di vertice denominato ‘la Provincia’– di un locale di ‘ndrangheta operante nel territorio di Sinopoli, peraltro già emerso nel corso di precedenti operazioni giudiziarie,  dove è radicata la famiglia mafiosa degli Alvaro, cui è legata altresì la famiglia Penna.

Dalle indagini è emerso, inoltre, come la cosca Alvaro, oltre ad essere operativa nel territorio di Sinopoli, domini anche il centro urbano di Cosoleto, paese aspromontano, ove insiste un locale di ‘ndrangheta autonomo nelle attività illecite ordinarie ma funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli. Gravemente indiziati, nell’ambito della presente indagine,  di ricoprire i ruoli verticistici delle organizzazioni calabresi sono Alvaro Carmine detto ‘u cuvertuni’, capo locale di Sinopoli, nonché, quali capi locale di Cosoleto, Alvaro Francesco detto ‘ciccio testazza’, Alvaro Antonio detto ‘u massaru’, Alvaro Nicola detto ‘u beccausu’, Carzo Domenico detto ‘scarpacotta’.

Al vertice del “locale” due capi: una diarchia senza precedenti, segno di un’altra evoluzione dei clan per adattarsi alla situazione del territorio. Uno è molto noto: Vincenzo Alvaro, diventato celebre come proprietario del Café de Paris in via Veneto. Il locale simbolo della Dolce Vita venne sequestrato nel 2009: i pubblici ministeri ritenevano che servisse per ripulire il denaro delle cosche.

Vincenzo Alvaro e lo staff del Café De Paris il giorno dell’assoluzione 

Le complesse indagini svolte dai procuratori aggiunti di Roma Michele Prestipino e Ilaria Calò, alle 43 persone arrestate (38 in carcere e 5 agli arresti domiciliari) hanno consentito di appurare, altresì, come i sodali della cosca Alvaro abbiano dato vita, nel territorio della capitale, ad un’articolazione (denominata locale di Roma), che rappresenta un ‘distaccamento’ autonomo,  del sodalizio radicato a Sinopoli e Cosoleto. È emersa, sempre allo stato degli atti e fatte salve le successive verifiche processuali,  un’immagine nitida dell’esistenza di una propaggine romana, oggetto della corrispondente attività di indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma,  connotata da ampia autonomia nella gestione delle attività illecite, ed al contempo della permanenza dello stretto legame con la ‘casa madre sinopolese’, interpellata per la soluzione di situazioni di frizione tra i sodali romani o per l’adozione di decisioni concernenti l’assetto della gerarchia criminosa della capitale. La stessa costituzione del ‘distaccamento’ romano è stata in origine autorizzata dai  massimi  vertici della Ndrangheta, operanti in  Calabria.

L’associazione sinopolese è risultata, allo stato delle indagini,  pienamente operativa nel controllo del territorio, fatti salvi i successivi sviluppi giudiziari; le indagini hanno mostrato un forte attivismo degli indagati nella risoluzione immediata di situazioni di criticità e frizioni, quali ad esempio quelle connesse all’avvicendamento delle nuove leve nella gestione del locale di Cosoleto, affidato a capi ormai anziani, quelle relative alla cura dei rapporti con i vertici della propaggine romana (Alvaro Vincenzo, figlio di Alvaro Nicola detto “u beccausu“, e Carzo Antonio, figlio di Carzo Domenico detto “scarpacotta”), nonché quelle relative alle problematiche scaturenti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dal disaccordo tra i capi dei diversi ceppi della famiglia Alvaro.

la sede della Procura della Repubblica di Reggio Calabria

Nel filone calabrese dell’indagine, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri è finito agli arresti domiciliari anche un politico, il sindaco di Cosoleto Antonino Gioffré, accusato di scambio elettorale politico-mafioso.

L’operatività delle locali di Sinopoli e Cosoleto è risultata fortemente improntata al rispetto delle doti di ‘ndrangheta; l’osservanza dei riti e dei linguaggi tradizionali è stata esportata anche nella capitale, ove la ‘Ndrangheta, ed in particolare la cosca Alvaro, si è trasferita con la propria capacità di intimidazione ed ha creato una stabile ed autonoma struttura criminale. Gli interessi del sodalizio mafioso si sono, peraltro, estesi all’amministrazione locale. Il compendio indiziario raccolto mediante l’attività investigativa ha evidenziato, sempre fatte salve le successive valutazioni di merito,  un forte interesse dei sodali all’esito della competizione elettorale del Comune di Cosoleto del 2018: Carzo Antonio, capo locale romano, è stato ritenuto, infatti, gravemente indiziato  del delitto di cui all’art. 416 ter c.p. in favore dell’attuale sindaco del Comune di Cosoleto. 

Anche prescindendo dalle singole vicende illecite, il legame tra la ‘casa madre’ sinopolese e la propaggine romana è stato sempre attivo e gestito con estrema cautela: le indagini hanno disvelato che, secondo una strategia ben specifica, i due capi del locale di ‘ndrangheta romani limitavano al minimo gli incontri di persona con i vertici calabresi, facendoli coincidere con eventi particolari, quali matrimoni o funerali, in occasione dei quali si sono svolti incontri fugaci ma risolutivi; nei casi di estrema urgenza, poi, gli incontri sono stati concordati mediante l’intermediazione di ‘messaggeri’. Alcuni dei destinatari della misura sono stati già condannati per l’appartenenza alla cosca Alvaro con sentenze passate in giudicato.

L’inchiesta delle due Procure ha consentito di dimostrare per la prima volta come la cosca Alvaro abbia dato vita, nella capitale, ad un’articolazione criminale. Era il cosiddetto “locale di Roma” che rappresenta un “distaccamento” autonomo del sodalizio radicato in Calabria e in particolare con quella che gli inquirenti chiamano “casa madre sinopolese” che ha il compito di trovare una soluzione alle frizioni tra i sodali romani. Per risolverle i due capi locale di Roma venivano in Calabria per discuterne durante con i vertici della famiglia in occasione di eventi particolari, quali matrimoni o funerali. “Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto“, dicono gli indagati in un’intercettazione. La ‘ndrina romana riconosciuta ufficialmente dalla “casa madre ” in Calabria. Il gruppo criminale era guidato dai boss Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo. Proprio Alvaro è il boss intercettato mentre sostiene: “Siamo una carovana per fare la guerra.

Tra le persone raggiunte oggi da misura cautelare anche alcuni professionisti accusati di “avere messo a disposizione” della cosca il loro bagaglio di conoscenze. Si tratta di un commercialista, al quale il gip ha applicato la misura del carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, e un dipendente di una banca. Contestualmente le forze ordine (questure, i carabinieri e guardia di finanza di Roma e Reggio Calabria) hanno proceduto ad un sequestro preventivo nei confronti di una serie di società ed imprese individuali operanti a Roma e intestate a prestanome. Si tratta di 24 società e di ristoranti, bar e pescherie nella zona nord di Roma e in particolare nel quartiere di Primavalle.

Sono attualmente in corso anche attività di perquisizione presso le abitazioni degli indagati e di acquisizione del materiale di rilievo probatorio. Nel corso dell’attività di indagine, svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia con il supporto della rete @ON finanziata dall’Unione Europea, è stato avviato un coordinamento investigativo con la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che in data odierna ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari custodiali nei confronti di n. 43 persone (38 in carcere e 5 agli arresti domiciliari).

Grande apprezzamento per l’imponente operazione dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi: “Ringrazio gli uomini della Dia e delle forze dell’ordine ed i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma che, in coordinamento con i colleghi di Reggio Calabria, hanno segnato oggi un altro importante punto nella lotta alla criminalità organizzata, ribadendo il forte impegno delle Istituzioni nel contrasto alle consorterie malavitose”

Il procedimento versa tuttora nella fase delle indagini preliminari; conseguentemente per gli indagati opera il principio di presunzione di innocenza. Questo l’elenco degli indagati destinatari della ordinanza cautelare applicativa della custodia in carcere:

  1. ALVARO Carmelo inteso “Bin Laden”, nato a Sinopoli (RC) il 02.01.1960
  2. ALVARO Carmine inteso “U Cuvertuni”, nato a Sinopoli (RC) il 16.06.1953
  3. ALVARO Domenico inteso “Micu u Merru”, nato a Sinopoli (RC) il 27.05.1976
  4. ALVARO Domenico, nato a Cinquefrondi (RC) il 14.09.1988
  5. ALVARO Francesco inteso “Ciccio Testazza”, nato a Taurianova (RC) 03.06.1957
  6. ALVARO Giuseppe inteso “Stelio”, nato a Sinopoli (RC) il 08.09.1969
  7. ASCRIZZI Alfredo, nato a Polistena (RC) 17.01.1998
  8. ASCRIZZI Ferdinando inteso “Nando”, nato a Catanzaro 10.12.1972
  9. CARMELITANO Francesco, nato a Taurianova (RC) 10.11.1966
  10. CARZO Antonio inteso “Ntoni Scarpacotta”, nato a Sinopoli (RC) il 20.03.1960
  11. CARZO Domenico inteso “Scarpacotta”, nato a Scido (RC) il 13.02.1941
  12. CASELLA Vincenzo, nato a Cinquefrondi (RC) 01.04.1988
  13. DURANTE Palermino Giuseppe inteso “Peppe u Palerminu”, nato a Cinquefrondi (RC) 20.05.1984
  14. LICASTRO Angelo inteso “Micu u Biondo”, nato a Taurianova (RC) il 03.04.1973
  15. LUPPINO Francesco inteso “Ciccio Mazza”, nato a Cosoleto (RC) 10.08.1948
  16. MODAFFERI Giuseppe, nato a Taurianova (RC) 26.09.1986
  17. MODAFFERI Raffaele, nato a Cosoleto (RC) il 16.01.1964
  18. PENNA Antonino, nato a Sinopoli (RC) il 21.05.1985
  19. PENNA Carmela, nata a Palmi (RC) il 06.10.1983
  20. PENNA Carmine inteso “Zanchi”, nato a Sinopoli il 22.11.1979
  21. PENNA Giovanni, nato a Reggio Calabria il 23.08.1997
  22. RECHICHI Angelo, nato a Gioia Tauro (RC) 05.02.1978
  23. RECHICHI Antonino, nato a Cosoleto (RC) 19.11.1961
  24. RECHICHI Giovanni, nato a Polistena (RC) 06.08.1997
  25. SURACE Domenico inteso “Pulentuni”, nato a Cosoleto (RC) 14.11.1950
  26. VERSACE Antonio inteso “Ntoni u Brizzi”, nato a Cosoleto (RC) 29.10.1968
  27. VERSACE Carmelo “Melo u Jack”, nato a San Procopio (RC) 03.10.1960
  28. VERSACE Francesco inteso “Ciccio Jack”, nato a Cinquefrondi (RC) 14.04.1984
  29. VERSACE Giuseppe inteso “Peppe Jack”, nato a Cinquefrondi (RC) 10.06.1989

e della misura degli arresti domiciliari:

  • ALESSI Salvatore, nato a Polistena (RC) il 03.05.1995 –
  • ALVARO Antonio inteso “Massaru ‘Ntoni”, nato a Sinopoli (RC) il 01.01.1937
  • GIOFFRE’ Antonino, nato a Taurianova (RC) il 24.06.1975
  • PANUCCIO Eugenio inteso “Genio”, nato a Oppido Mamertina (RC) il 04.08.1973
  • RUSTICO Maurizio, nato a Cinquefrondi (RC) il 22.11.1980
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