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29 Marzo 2024 13:08
29 Marzo 2024 13:08

“Caso Emiliano”. La Guardia di Finanza acquisisce altri documenti, e passa al setaccio le società Margherita e Ladisa

L'inchiesta della Procura della Repubblica di Bari, coordinata dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno, e dalla pm Savina Toscani - ruota attorno ad un debito di 65mila euro contratto (e non pagato) da Michele Emiliano nei confronti della società di comunicazione torinese Eggers 2.0 durante la campagna elettorale per le primarie del Pd del 30 aprile 2017.

ROMA – Le Fiamme Gialle ieri si sono presentati negli uffici dell’ Assessorato allo Sviluppo della Regione Puglia, “visitando” la sezione Energia, per acquisire i documenti riguardanti le autorizzazioni concesse alla società Margherita srl che opera nel settore dell’energia alternativa che fa capo all’ avvocato foggiano Giacomo Pietro Paolo Mescia , finanziatore dell’attività politica di Michele Emiliano accusato di abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità e concorso in reati tributari per l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. L’inchiesta ha origine da una segnalazione anonima che, vedeva allegata un decreto ingiuntivo di pagamento richiesto ed ottenuto dalla società torinese Eggers 2.0 nei confronti di Emiliano per il mancato pagamento di 65mila euro per la campagna elettorale per le primarie nazionali del Partito Democratico.

L’inchiesta della Procura della Repubblica di Bari, coordinata dal procuratore aggiunto Giorgio Lino Bruno, e dalla pm Savina Toscani – ruota attorno ad un debito di 65mila euro contratto (e non pagato) da Michele Emiliano nei confronti della società di comunicazione torinese Eggers 2.0 durante la campagna elettorale per le primarie del Pd del 30 aprile 2017. Ma anche per fare chiarezza su a due fatture, una da 59mila euro e l’altra di 24mila euro , pagate rispettivamente dalle società Ladisa e Margherita  in favore della società di comunicazione Eggers 2.0 di Torino per della prestazione di servizi che, secondo i magistrati inquirenti, in realtà non sarebbero mai stati svolti.

Stefanazzi ed Emiliano

Oltre a Michele Emiliano figurano nel registro degli indagati anche   Claudio Michele Stefanazzi  il capo di gabinetto della presidenza della Regione Puglia,  il quale viene accusato di “concorso nell’induzione indebita“; analogo reato viene contestato anche agli imprenditori Giacomo Pietro Paolo Mescia e Vito Ladisa, che a loro volta però rispondono anche di false fatture. All’imprenditore Pietro Dotti, rappresentante legale dell’agenzia di comunicazione Eggers 2.0 viene solo  contestato il reato di false fatture, risalente al periodo giugno-ottobre 2017.

Sempre  secondo l’ipotesi accusatoria dei magistrati i due bonifici di pagamento sarebbero stati effettuati proprio per coprire il debito del governatore pugliese Emiliano. Sulla base della lettura dei decreti di perquisizione emerge il forte sospetto della Procura  e della Guardia di Finanza,   è che  le due aziende pugliesi possano aver ottenuto favori dalla Regione Puglia,  in cambio dei pagamenti delle due fatture . Negli atti della magistratura viene evidenziato che entrambe le società abbiamo dei rapporti per finanziamenti, contributi e concessione di servizi con la Regione Puglia . Per questo motivo, i magistrati baresi hanno disposto alla Guardia di Finanza di sequestrare qualsiasi documento utile per ricostruire i rapporti tra Vito Ladisa amministratore della Ladisa srl e di  Giacomo Pietro Paolo Mescia proprietario della Margherita srl, con Michele Emiliano e tutti i suoi più stretti e diretti collaboratori.

la sede della Regione Puglia

La Guardia di Finanza, forte della più ampia delega d’indagine ricevuta della Procura di Bari, sta raccogliendo documenti e atti nell’ambito dell’inchiesta che vede come principale indagato Michele Emiliano, il governatore della Regione Puglia,  . Dopo aver perquisito e setacciato la sede della Presidenza della Giunta Regionale sul lungomare di Bari , i finanzieri si sono quindi presentati negli uffici dell’ Assessorato allo Sviluppo per farsi consegnare tutte le copie delle delibere e delle autorizzazioni ricevute dall’azienda foggiana. Le perquisizioni, effettuate mercoledì mattina, hanno portato al sequestro di numerose documentazioni che ora verranno scandagliate ed analizzate.

Gli investigatori stanno analizzando e verificando in particolare, l’autorizzazione unica emessa nel 2016 per la realizzazione di un parco eolico a San Severo, anche se va detto che in realtà, la Margherita srl per ottenere quel via libera ad installare 38 pale eoliche fu costretta a rivolgersi per ben due volte al Tar e in entrambe le occasioni i giudici diedero ragione all’azienda foggiana che si era vista negata l’autorizzazione. Un altro dato non irrilevante, è che la concessione delle autorizzazioni richieste avvenne circa un anno prima rispetto alla campagna elettorale per le primarie del Pd dell’aprile 2017.

I rapporti fra  la Regione Puglia e le società coinvolte nell’inchiesta e cioè la Margherita  srl di Foggia e la Ladisa srl di Bari, che opera nella ristorazione aziendale,   sono al centro delle attenzioni degli investigatori della Guardia di Finanza di Bari che stanno spulciano ed esaminando l’unico iter burocratico ogni documento. In particolare, la Guardia di Finanza ha ricevuto la delega dalla Procura barese di effettuare accertamenti su eventuali procedimenti amministrativi svolti e in corso di svolgimento e l’eventuale emissione da parte di uffici della Regione Puglia di provvedimenti relativi alla società Ladisa Srl, anche finanziamenti, contributi regionali, contratti di appalto, deliberi e determine, così come anche per l’azienda foggiana Margherita  srl .

 

 

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