Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale le nazionali di pallavolo femminile e maschile vincitrici dei rispettivi Campionati del Mondo. Nel corso dell’incontro sono intervenuti il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Luciano Buonfiglio, il Presidente della Federazione Italiana Pallavolo, Giuseppe Manfredi, l’allenatore della Nazionale italiana femminile, Julio Velasco, l’allenatore della Nazionale italiana maschile, Ferdinando De Giorgi, il Capitano della squadra femminile, Anna Danesi, e il Vice Capitano della squadra maschile, Simone Anzani. Il Capo dello Stato ha rivolto un saluto di risposta ai presenti.

Le parole di Velasco contiene parole e concetti che vorresti sentire riecheggiare a lungo nei palazzi della politica. La sobria umiltà di De Giorgi dovrebbe essere un esempio per molti, troppi, politici, considerato che è inversamente proporzionale alla portata delle sue imprese. L’efficacia di Berruto, che con atto quasi poetico aveva portato lo sport nella Costituzione, mette in prosa quell’idea con una concretissima legge sulle palestre scolastiche, luoghi pubblici restituiti al pubblico. Tre ct della nazionale di pallavolo sono protagonisti della giornata politica italiana ed è un altro trionfo.
La disciplina che ci rende più orgogliosi e da più tempo di tutte, non smette di sfornare personaggi positivi e posati, sempre pronti a dire una cosa intelligente, raramente stonati nei loro interventi. Il volley salverà questo Paese. È una battuta ma fino a un certo punto, perché nulla è casuale nelle vittorie che hanno portato le due nazionali alla celebrazione del Quirinale. C’è un progetto che parte da lontano e viene portato avanti con lungimiranza dal presidente federale Manfredi, c’è una cultura diffusa, anzi che viene diffusa attraverso le società sportive e gli atleti più rappresentativi, ci sono centinaia di migliaia di praticanti che poi riempiono i palazzetti.

E, proprio perché sono praticanti, li riempiono di entusiasmo e competenza, mai di volgarità e violenza. C’è un circolo virtuoso, insomma, che genera persone pensanti, sportive, leali e con delle idee da far circolare come la palla nelle loro azioni. Ovvero passandosele sempre. Come spesso ricorda Berruto, che del concetto è giustamente ossessionato, il volley ti costringe, per regolamento, a passare la palla al compagno. Così che il tuo gesto sia indispensabile a quello di un altro e viceversa.
Il concetto di collettivo diventa molto meno astratto di quando viene speso nelle dichiarazioni di quasi tutti gli atleti (fa fine e non impegna). Nel volley ogni gesto deve essere realmente finalizzato al bene comune, non si può vincere, anzi nemmeno chiudere un’azione in modo individuale. Questa è la clamorosa lezione per la politica e per la società italiana in un momento di profonde spaccature. L’Italia che vince è quella raccontata da Velasco, quella che si passa la palla.
Mattarella_ITALVOLLEY