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27 Aprile 2024 00:27
27 Aprile 2024 00:27

Adesso che il Foglio chiude, che vuoi che facessimo, Casalino?

Imperdibile risposta satirica-ironica del FOGLIO. "Che doveremmo fare ce lo dovrebbi chiedere tu a Giggino, che noi la cittadinanza ce l’abbiamo e ci cacasse il reddito lui, che nel patto sta scritto"

(Antefatto)  Rocco Casalino, responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle e portavoce del premier Giuseppe Conte, si è rivolto così a Salvatore Merlo del Foglio, colpevole di aver descritto in maniera non estasiata le iniziative del suo gruppo di comunicazione e di aver in passato spesso criticato il Movimento. “Adesso che il Foglio chiude che fai? Mi dici a che serve? Perché esiste?“. Il Foglio è una delle testate che percepisce un finanziamento pubblico, la cui abolizione è da sempre uno dei cavalli di battaglia dei 5 Stelle, di recente ribadito anche dal sottosegretario all’editoria Vito Crimi. In difesa di Merlo si sono esposti su Twitter sia esponenti di destra che di sinistra, da Andrea Romano (Pd) ad Guido Crosetto (FdI)  che ha  twittato: “Per quanto non condivida parte della linea editoriale del Foglio e molte delle posizioni di Claudio Cerasa, questa mattina sono corso a comprarne una copia ed oggi pomeriggio farò l’abbonamento on-line. Mi hanno convinto a farlo le parole di Rocco Casalino”. 

Il dem Michele Anzaldi sollecita l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia (dove Casalino è iscritto) ad aprire un’istruttoria, chiedendo al presidente della Camera Fico cosa ne pensa, visto che “siamo di fronte ad un atteggiamento inaccettabile da parte di chi viene pagato con i soldi degli italiani per occuparsi della comunicazione ufficiale del governo e invece utilizza il suo potere per indirizzare minacce contro la libera informazione“. L’ex ministra Valeria Fedeli sbotta: “Ora anche intimidazioni. Fermatevi!“. La forzista Maria Stella Gelmini twitta: “Gli uccelli del malaugurio allungano la vita. Auguri al Foglio. La collega senatrice Anna Maria Bernini fa eco: “Basta tolleranza verso gli intolleranti”. E la piddina Alessia Rotta conia l’hastah #vergogna

Questa non è la prima volta che le uscite di Casalino, entrato nel 2013 nell’ufficio stampa grillino di Palazzo Madama fino a diventarne il capo indiscusso, guadagnano l’onore delle cronache. L’uomo che allora si firmava “Dott. Ing, Coordinatore della Comunicazione Nazionale, Regionale e comunale del Movimento 5 Stelle, Portavoce e Capo-comunicazione del Gruppo M5S al Senato“, una volta diventato portavoce del premier giallo-verde s’era illuso di poter conquistare qualche benefit. Al punto da rimanerci malissimo quando scoprì che lui non aveva diritto a un appartamento a Palazzo Chigi come il capo del governo e che il suo studio era ben al di sotto delle aspettative: “Un po’ piccolina per essere la stanza del portavoce del presidente”, osservò entrandoci

Lo scorso giugno scorso al G7 di Charlevoix, in Canada, Casalino portò via di forza il premier Giuseppe Conte che stava rispondendo alle domande dei cronisti, con una mossa più da body-guard che da portavoce. E non è passato inosservato neppure l’emoticon con il dito medio alzato digitato sulla chat WhatsApp della Rappresentanza italiana in risposta ai giornalisti che chiedevano un commento alla proposta francese sugli hotspot. L’icona maleducata fu subito rimossa, ma non abbastanza in fretta per non essere resa pubblica da chi l’aveva ricevuta. Una gaffe che il prode Rocco commentò sfogandosi, sempre via WhatsApp: “Lavoro 18 ore al giorno. Ho 73 chat diverse. Se anche sbagliare chat e cancellarlo dopo 30 secondi diventa una notizia io mi arrendo. È stato un piacere», scrisse lasciando il gruppo. Comportamenti questi non sempre graditi al premier Conte, con cui sarebbero registrati alcuni dissapori.

Questa la risposta del Foglio

di Andrea Marcenaro

Adesso che il Foglio chiude, che vuoi che facessimo, Casalino? Ce ne staressimo qua. Ce ne andressimo a travagghiare all’Ilva. Ci leggerebbimo un poco di televisione, accendiamo due libri, chi potesse scopasse, ma che vuoi che faceremmo, Casalino, adesso che il Foglio chiude? E mica tutti a casa del dottor Mainetti ce ne avevamo potuto andare, che quello sai com’è, la pazienza la portasse quando scriveremmo, ma pure quando non scriveremmo la dovesse portare, questa benedetta di pazienza? Poi te com’hai faciuto, Casalì? Ce l’hai domandato a Conte, che il Foglio chiude, o ce l’hai domandata a Giggino? Se ce l’hai domandata a Conte, nun te fida’, Casalì, quello è un’idea. Quello è spirito puro. Quello col tavolino a tre gambe e coi mignoli uniti, lo puoi ascoltare, lo domandassi a Giggino tuo, che lui sicuro se li ricorda, “Certi fantasmi”.

Se invece proppio Giggino te l’aveva detto, che il Foglio chiude, proppio lui in persona, allora chiude vero. Ma da capo a dodici, stiamo. Che doveremmo fare ce lo dovrebbi chiedere tu a Giggino stesso, che noi la cittadinanza ce l’abbiamo e ci cacasse il reddito lui, che sta scritto nel patto. Che poi a me, ma questo te l’avessi detto comunque, Casalì, , lo sai cosa mi piacerei, a me, se il Foglio chiude? Mi piacerei due mesi con Di Battista, laggiù nelle Langhe sterminate dell’America. Che vedi un grattacielo, un coccodrillo del Micipisci, o come cazzo si chiama il grande fiume, e vaffanculo Casaleggio, ti scapperesse pure a te. Ne saressi convinto. Quello Junior, oh! Che poi diciamocela, Casalì: se il Foglio chiude è una tragedia. Meterebbiti comodo. E pensarebbiti una sola cosa: chi se la faresse una pippa, se il Foglio chiude? Tombola: il barbaro.

Quel là che vi dice: casseula! E voi sulla Cassa depositi e Debiti, vi precivitate. La casseule si beve, Casalì, mica è una banca, diccelo a Tria. E se tu ci avrebbi capacità d’ascolto, credimi Casalì, i piccioli ci dovrebbi dare. La smetteressi di minacciare Merlo. L’ho chiamata, dai. Sul versante economico, la professoressa Fornero non soltanto è d’accordo, m’ha detto pure che vi daresse una mano. Sempre che l’Editore, Dio lo benedica, ci stasse. E quanto ai negri in ingresso, questa considerala una promessa, già m’avevano garantito che allo Sceriffo in carriola, se il Foglio non chiudeva, ci avresse pensasse Cerasa in persona.

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