MENU
19 Aprile 2024 02:50
19 Aprile 2024 02:50

Trent’anni fa l’arresto di Totò Riina. Ma la lotta alla mafia non è ancora finita

Il 15 gennaio del 1993 veniva catturato il boss di Corleone, e nulla è stato più come prima. Le cosche mafiose reagirono con ferocia. Lo Stato si impose senza però riuscire a chiudere la partita

“Di quel giorno ricordo i carabinieri che erano accanto a me, i loro sguardi, la loro umiltà, il loro coraggio, la loro semplicità. Ricordo il tempo, che aveva una dimensione fisica, l’attesa. E poi lo sguardo di Riina impaurito, come uno che tremava, uno sconfitto. Infine il vuoto, quando abbiamo iniziato a pensare alle altre battaglie. Cos’era quello, in fondo, se non l’inizio di una lunga battaglia?“. A parlare è Sergio De Caprio, il “capitano Ultimo” a capo dell’unità Crimor dei Ros dei Carabinieri, che il 15 gennaio 1993, arrestò il boss Totò Riina, e che ora è andato in quiescenza.

“L’ho steso a terra per un attimo, per vedere se aveva armi, è stata un’azione rapidissima, non aveva niente, aveva una gran paura e questo mi dava fastidio, perchè un capo non deve avere mai paura, e allora in macchina gli ho spiegato che era prigioniero dell’Arma, gli ho detto che non doveva parlare.Siamo arrivati in caserma, abbiamo attraversato il cortile tranquillamente, Vichingo ci controllava, siamo saliti per le scale, siamo andati in ufficio. C’era Oscar che aspettava con il passamontagna. Abbiamo messo Riina sotto la foto del Generale Dalla Chiesa con la faccia al muro in attesa che venissero i superiori e i magistrati” racconta Ultimo .

Totò Riina

Sono passati trent’anni da quel giorno ma De Caprio racconta di avere vissuto le emozioni più grandi dopo, cioè “quando mi sono letto le sentenze in cui Calogero, Stefano, Domenico e Raffaele Ganci e Francesco Paolo Anselmo seguivano giorno e notte Falcone, Dalla Chiesa, Borsellino e le loro scorte. Vedere i nostri carabinieri che hanno pedinato giorno e notte questi criminali, i loro figli e le loro mogli mi ha dato soddisfazione e orgoglio per aver combattuto bene, con la tecnica del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che si onora e si fa vivere con le nostre azioni”

Per il capitano Ultimo, che serrò le manette ai polsi del boss più sanguinario di Cosa Nostra, a distanza di trent’anni “la mafia è la stessa di sempre. Basta leggere l’ordinanza di custodia cautelare del gip Claudia Rosini del 2021 contro Giuseppe e Carlo Guttadauro: la mafia è esattamente la stessa – dice – ed evolve per linee di sangue. Occorre, quindi, una normativa diversa da tutte le altre strutture e una lotta diversa“. Incredibilmente Sergio De Caprio, venne messo in discussione, perseguitato dalla giustizia e assolto, sottolinea all’Adnkronos come la storia del frullatore mediatico nel quale finì dopo l’arresto di Totò Riina sia di insegnamento che “da una parte ci sono quelli che si donano e servono lo Stato, dall’altra una marea di pagliacci che si servono dello Stato per fini propri e praticano il dominio“.

Ultimo riferendosi in particolare alle dichiarazioni agli atti di Salvatore Cangemi, di Anselmo e Calogero Gangi precisa che “queste menti raffinatissime hanno avuto buon gioco ad avere utili idioti che hanno indirizzato l’attenzione mediatica su semplici carabinieri, distogliendo invece quelli che hanno abbandonato e ostacolato Falcone dall’interno. Fa sempre audience parlare male dei Carabinieri, e poi chi li difende? ” ed aggiunge «Pure i professionisti dell’antimafia sono in declino avevano il giochino della trattativa che gli si è sgretolato tra le mani, sono riusciti a delegittimare le istituzioni e a minimizzare il ruolo di Cosa Nostra nelle stragi e forse se ne stanno rendendo conto. Alla fine sono rimasti nel nulla che sono, quello da cui venivano“. Incredibilmente, dopodomani ancora una volta un TAR dovrà esprimersi sulla opportunità di lasciare la scorta a Di Caprio o toglierla come qualche squallido burocrate del Ministero dell’ Interno vorrebbe fare. Quasi che la mafia e la sua sete di vendetta sia scomparsa. E’ questo il riconoscimento, il premio dello Stato che non difende coloro che hanno dato la vita per la giustizia e la sicurezza ? Ma quante scorte inutili vediamo al seguito dei politicanti di turno ?

La conferma che alla lotta alla mafia non è finita arriva anche da un altro protagonista, il magistrato Giancarlo Caselli arrivato a Palermo per insediarsi in Procura lo stesso giorno, 15 gennaio 1993. “Mi accoglie e deflagra come un fulmine la notizia della cattura di Riina. Il capo della “cupola”, latitante da più di vent’anni, si poteva finalmente guardare in faccia mentre stava nella “gabbia” degli imputati detenuti. Mi dico che Falcone e Borsellino hanno avuto ragione: la mafia si può abbattere; purché lo si voglia davvero.” racconta Caselli questa mattina sul quotidiano LA STAMPA.

L’importanza storica della cattura di Riina sta anche nel fatto che innesca una efficace reazione dello Stato. La procura di Palermo mise a punto, in continuità con l’opera avviata ed istruita da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, una strategia giudiziaria fondata, non sul “semplice” contenimento dell’emergenza, ma su una visione complessiva della mafia e del suo sistema di relazioni con l’economia e la politica. Le indagini grazie al lavoro della polizia giudiziaria in tutte le sue articolazioni e al forte sostegno della Palermo delle “lenzuola bianche” portarono a successi di rilievo. Dopo Riina vennero assicurati alla giustizia e processati – con condanne per ben 650 ergastoli oltre ad un’infinità di anni di reclusione – capi, gregari e killer di Cosa Nostra, tra cui pericolosissimi latitanti del calibro di Raffaele Ganci, Giuseppe e Filippo Graviano, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Gaspare Spatuzza e decine di altri.

“La conseguenza, dirompente, è un sensibile disorientamento” scrive e racconta Giancarlo Caselli sia nel popolo mafioso, che viene decimato con centinaia di arresti; sia sulle relazioni esterne, che registrano una presa di distanza dei settori della società e delle istituzioni in passato disponibili a fornire appoggi e coperture. Sembra che Cosa Nostra sia finalmente alle corde. Lo stato di grave difficoltà in cui versa è evidenziato dalla slavina di uomini d’onore arrestati che decidono in tempi brevissimi di collaborare con la magistratura”.

Ma vi è un copione che si ripete: la risposta dello Stato alla mafia è altalenante, ondivaga. Da sempre un’antimafia dello “stop and go”. Sulla scia di delitti clamorosi, un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica determina una forte reazione dello Stato. Ma non appena rischiano di venire alla luce gli scheletri nell’armadio di chi faceva e continua a fare affari con i mafiosi, cala il silenzio e la mafia non è più un’emergenza da contrastare. Al contrasto si preferiscono rapporti di sostanziale convivenza con la mafia, i cui “servizi” fanno comodo a tanti. È accaduto anche per la stagione apertasi con la cattura di Riina. “Ma questa è un’altra storia: quella di una ciclica “marcia del gambero” che arriva fino ai giorni nostri” conclude Caselli.

TAGS

Sostieni ilcorrieredelgiorno.it: il tuo contributo è fondamentale

Il tuo sostegno ci aiuta a garantire la nostra informazione libera ed indipendente e ci consente di continuare a fornire un giornalismo online al servizio dei lettori, senza padroni e padrini. Il tuo contributo è fondamentale per la nostra libertà.

Grazie, Antonello de Gennaro

Articoli Correlati

Al plenum del Csm continua il valzer "lottizzato" fra le correnti, di poltrone ed incarichi per le toghe
Netanyahu annulla la ritorsione immediata su richiesta di Biden
Corruzione in Puglia, arrestati Alfonso ed Enzo Pisicchio(ai domiciliari)
"Scoppiata una turbina". Esplosione alla diga di Suviana: 4 morti, 5 feriti e 4 dispersi.
Elezioni Bari. Conte rifiuta le primarie ed ancora una volta va allo scontro con il Pd
Giustizia, semaforo verde del Cdm ai test psicoattitudinali per i magistrati.
Cerca
Archivi
Al plenum del Csm continua il valzer "lottizzato" fra le correnti, di poltrone ed incarichi per le toghe
Giudice cassazionista e la compagna poliziotta condannati per il giro di prostitute nella casa-vacanze di Lecce
Arrestato Gianluca Festa ex sindaco Pd di Avellino per corruzione. Indagati la vicesindaca e un consigliere comunale
Marco Miraglia nominato Console Onorario del Gibuti per il territorio italiano
Gianfranco Fini e Elisabetta Tulliani, rinviata al 30 aprile la sentenza per la casa di Montecarlo

Cerca nel sito