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7 Dicembre 2024 21:15

L’INPGI è in crisi, i giornalisti continuano ad andare in pensione a 58 anni, ed i sindacalisti hanno la pancia “piena”….

Anticipazione dell'inchiesta sulla cassa previdenziale dei giornalisti che andrà in onda a Report, domenica alle 21.45 su Rai3

Schermata 2016-05-28 alle 11.49.50L’Inpgi ha i conti in rosso e nel giro di qualche anno potrebbero non esserci più i soldi per pagare le pensioni. Oltre agli scandali giudiziari, alcuni privilegi dei giornalisti, come la possibilità di andare in pensione a 58 anni, hanno aggravato la situazione. Senza contare le centinaia di milioni di euro usciti negli ultimi sei anni da Inpgi per pagare la crisi degli editori italiani.

 Il possibile futuro fosco dell’Inpgi è già realtà al Fondo Fiorenzo Casella, la cassa di previdenza complementare dei poligrafici: lo scorso anno tutti gli iscritti si sono visti improvvisamente dimezzare la pensione. I soldi in cassa sono finiti eppure fino a poco tempo fa il Fondo Casella aveva a disposizione oltre novanta milioni di euro.

 

Che fine hanno fatto questi soldi? Ne parlerà la trasmissione REPORT (RAITRE) domenica sera.

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Gianni Dragoni, ha scritto anche un ebook sull’Ilva di Taranto per l’editore CHIARE LETTERE.

Inpgi, il gran pasticcio dei soldi al sindacato

di Gianni Dragoni *

Anche quest’anno l’Inpgi verserà soldi di tutti i giornalisti italiani nelle casse delle venti Associazioni regionali della stampa e della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti. Si tratta di una somma pari a circa 2,5 milioni di euro che di fatto verrà pagata, ancora una volta, da tutti i giornalisti che versano contributi all’Inpgi, anche da quelli – e sono la grande maggioranza – non iscritti al sindacato.

Inpgi Futuro ha più volte sollevato il problema dell’opportunità e della legittimità di questi finanziamenti, visto anche il dissesto dell’Inpgi. Adesso però ci sono nuovi fatti che fanno emergere ulteriori interrogativi sulla trasparenza e la correttezza delle erogazioni, che ufficialmente dovrebbero essere il rimborso dei costi per “servizi resi”.

Per comprendere meglio la vicenda, è bene fare una breve ricostruzione dei rapporti tra l’Inpgi, le Ars (associazione regionali sindacali) e la Fnsi. Fino al 2010 l’Inpgi pagava queste somme come atto di liberalità, non soggetto ad alcun controllo contabile. Si invocava la giustificazione che, non disponendo l’Inpgi di uffici regionali né provinciali, i soldi servissero a pagare il costo degli uffici di corrispondenza che l’Inpgi, per mantenere un rapporto con tutti i giornalisti, aveva presso le Associazioni regionali della stampa.

Nel 2010 il cda dell’Inpgi, sollecitato dal collegio sindacale, ha stabilito di modificare le convenzioni con le Ars e la Fnsi in vigore dal 1996, di adottare la forma di un contratto a prestazioni corrispettive, cioè di pagamento in cambio di servizi e rimborso dei costi sostenuti. E si decise di assoggettare le erogazioni a un rendiconto annuale, per controllare le spese effettive sostenute a fronte di questi versamenti. L’Inpgi quindi adottò nuove convenzioni scritte sia con le venti Associazioni regionali sia con la Fnsi. Due anni dopo il collegio sindacale è intervenuto nuovamente, segnalando “l’esigenza di acquisire per ciascuna Associazione i giustificativi dei costi sostenuti per ciascuna voce di spesa”.

Il 27 marzo 2016 il cda dell’Inpgi ha fissato i massimali dei fondi erogabili quest’anno, dopo che gli uffici hanno certificato la “regolarità del processo amministrativo di verifica svolto sulle quote rimborsate a ciascuna Associazione in considerazione dei costi effettivamente sostenuti per la gestione annuale della propria struttura”. Nella seduta del cda si è preso atto che “le somme erogate dall’Inpgi sono state impiegate per svolgere le attività relative alla gestione dei rapporti tra gli iscritti e l’istituto”. Ed è stato affermato che “le somme sono quelle risultanti dai bilanci delle singole Associazioni regionali di stampa che, nella maggior parte dei casi, sono certificati da apposite società di revisione“.

Ma leggendo i bilanci del 2015 sia dell’Fnsi sia dell’Associazione lombarda dei giornalisti (Alg) sorgono dei dubbi. Nel bilancio consuntivo della Fnsi a pagina 9 è iscritta un’entrata di 280.195 eurorelativa alla Convenzione Fnsi-Inpgi 01/01/1996”. “La convenzione stipulata in data 01/01/1996 in base all’art. 4 dello statuto dell’Inpgi è scritto nel bilancioassegna alla Fnsi una somma a titolo di liberalità. Nel 2014 il contributo Inpgi era stato pari a 280.195 euro. Si registra, quindi, nel 2015, per questa voce, lo stesso importo“.

Facciamo notare che questa frase contiene due errori, perché:

  1. La Convenzione del 1996 è stata annullata e sostituita nel 2010.
  2. Dal 2010 le regole sono cambiate, l’Inpgi non può più fare erogazioni liberali alla Fnsi, può solo pagare somme come rimborsi in base a un rendiconto analitico di quanto speso a favore dell’Inpgi.

Nel bilancio 2015 dell’Alg ( Associazione Lombarda Giornalisti)  viene impropriamente riportata tra le entrate la somma di 385.232 euro (identica all’anno precedente) come “forfait Inpgi”. Invece non si tratta di un “forfait”, ma di un contributo commisurato all’effettiva attività svolta in favore dell’Inpgi dall’ufficio di corrispondenza di Milano, che è ospitato in un appartamento per il quale l’Inpgi paga, a parte, l’affitto alla stessa Alg.

Nel cda Inpgi del 26 maggio 2016 è emerso un altro fatto grave. La direttrice generale dell’Inpgi, Mimma Iorio, ha fatto ammenda, spiegando di avere commesso un errore nella scrittura della relazione allegata alla delibera del cda del 27 aprile scorso che ha dato il via libera al finanziamento di associazioni regionali e Cda.

Vediamo di che si tratta. In aprile la direttrice aveva in sintesi sostenuto non solo che ogni euro di spesa certificato da Ars e Fnsi poteva essere rendicontato, ma che le somme di cui si tratta sono risultanti da bilanci certificati da società di revisione. Nel cda del 26 maggio Iorio ha dovuto correggersi, affermando che non di bilanci accertati da società di revisione si tratta, quanto di bilanci verificati dai collegi sindacali eletti in seno alle varie associazioni e alla Fnsi. Una differenza non da poco.

In conclusione, non c’è forse da chiedersi come abbia fatto l’Inpgi a “certificare” un mese fa “la regolarità del processo amministrativo di verifica svolto sulle quote rimborsate a ciascuna Associazione in considerazione dei costi effettivamente sostenuti per la gestione annuale della propria struttura”?

A noi sembra che sia il caso di fare piena luce e rendere trasparente un capitolo importante di spesa dell’Inpgi che presenta opacità.

  • giornalista ed inviato del Sole24Ore –  membro Commissione Bilancio Inpgi
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