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19 Aprile 2024 09:55
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La fuga di Artem Uss, il premier Meloni: “Ci sono anomalie, fare chiarezza”

Il figlio 40enne di Alexander Uss, potente governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk e amico di Putin, era stato arrestato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l'accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare,  contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia , riciclaggio e frode bancaria

Il premier Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda della fuga dell’imprenditore russo-siberiano : “Mi riservo di parlarne con il ministro Nordio”. E aggiunge: “La principale anomalia credo sia la decisione della Corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c’era una decisione sull’estradizione”. Le opposizioni, intanto, chiedono al governo di riferire in Parlamento.

Dalla relazione inviata dalla Corte di Milano al ministero, emerge che il Guardasigilli “non inviò ai giudici la nota Usa che chiedeva di far tornare in carcere Uss ma la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota”. Le opposizioni, intanto, chiedono al governo di riferire in Parlamento.

il Tribunale di Milano

Artem Uss, l’uomo d’affari russo, era fuggito dai domiciliari – in una casa presa in affitto nella provincia milanese – il giorno dopo il via libera della Corte d’appello di Milano alla sua estradizione negli Stati Uniti. Una vicenda, quella della sua fuga, ancora tutta da chiarire, su cui pesa l’ombra dei servizi segreti russi e a rischio di incidente diplomatico con gli Usa.  Il figlio 40enne di Alexander Uss, potente governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk e amico di Putin, era stato arrestato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l’accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare,  contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia , riciclaggio e frode bancaria.

I documenti peraltro evidenziano che a fornire il proprio contributo superficiale incredibilmente sono stati proprio gli americani, all’inizio di tutto, e proprio su quelle circostanze che hanno costituito il presupposto sul quale poi il primo collegio della Corte d’Appello di Milano (giudice Fagnoni, a latere Curami e Caramellino) il 25 novembre 2022 ha fondato la decisione di accogliere dal 2 dicembre l’istanza della difesa di trasformare la detenzione carceraria in arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella villa di Basiglio (Milano), da dove lo scorso 22 marzo, all’indomani del primo parziale via libera all’estradizione comunque non operativa perché sottoposta a ricorso pendente in Cassazione, Uss si è dileguato con estrema facilità, probabilmente con l’assistenza dei “servizi” russi, portandosi via per beffa il braccialetto elettronico.

Quando infatti il 18 ottobre la Corte d’Appello (in attesa che dagli Stati Uniti tramite Ministero arrivino solo l’11 novembre la richiesta di estradizione e gli atti allegati) convalida l’arresto provvisorio di Uss emesso “il 26 settembre dal Dipartimento di Giustizia USA per associazione per delinquere, truffa e riciclaggio” lo fa per il (prospettato dagli americani) “concreto pericolo di fuga evidente nel fatto che Uss era in partenza per Istanbul insieme alla propria compagna“, “per l’assenza di una fissa dimora in Italia”,per gli appoggi internazionali che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione del reato” indicato in New York. Tre circostanze però non precise e circostanziate o quantomeno non documentate dagli americani.

In relazione all’assenza di fissa dimora in Italia, “la moglie, in regime patrimoniale di comunione dei beni con il marito, ha acquistato nel giugno 2022 un immobile a Basiglio, peraltro in regime di cosiddetta “prima casa”», segno per la difesa che Uss avrebbe «intrapreso un percorso di progressivo spostamento del centro dei propri interessi economici e familiari in Italia”. Produzioni documentali depositate dai difensori di Uss, che sono state recepite dai giudici per concludere in tre sintetiche righe indicando che “in questa situazione familiare non è più necessario il mantenimento della misura più afflittiva, e si ritengono concedibili i domiciliari con braccialetto elettronico”.

Quell’iniziale punto debole americano verrà indicato persino dal successivo collegio giudicante (presidente Nova a latere Barbara ed Arnaldi) della Corte di Appello che lo scorso 21 marzo ha concedesso agli USA l’estradizione del figlio del governatore di una regione siberiana, anche se per solo 2 accuse su 4: “Giova evidenziare che, aldilà della generica attribuzione a Uss delle stesse condotte ascritte al suo socio in Germania Yuri Orekhov, fra cui le esportazioni illegali di tecnologie militari sensibili a duplice uso dagli Stati Uniti alla Russia, quando l’“agente speciale FbiRyan Boron passa a illustrare nel dettaglio le diverse condotte attribuite a Uss, si comprende che Uss sarebbe coinvolto solo nel contrabbando di petrolio venezuelano in violazione dell’embargo, ma non nella compravendita di tecnologie militari: nonostante l’indicazione del suo nome nel capo di imputazione, nella “relazione sommaria dei fatti“ non si fa cenno al contributo che avrebbe fornito nel reato“.

l’uomo d’affari russo-siberiano Artem Uss

Artem Uss è rimasto in cella fino al 2 dicembre e poi era stato posto ai domiciliari con il braccialetto elettronico in accoglimento di una richiesta della difesa. Il Dipartimento della Giustizia Usa aveva allora inviato una nota in via Arenula che chiedeva di far tornare in carcere Uss sino all’estradizione, segnalando l’altissimo rischio di fuga.Una nota, secondo quanto sostiene nella sua relazione inviata agli ispettori la Corte d’appello di Milano, che non le venne girata dal ministro Nordio, il quale si limitò a inoltrare ai giudici solo la propria risposta in cui spiegava che la decisione era dell’autorità giudiziaria e rassicurava i propri interlocutori evidenziando che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico è equiparabile alla custodia in carcere. E tutto senza chiedere, come invece avrebbe potuto fare, la sostituzione della detenzione domiciliare con il carcere.

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