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22 Ottobre 2025 17:39

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso della procura generale: “Le imprese di Berlusconi non riciclarono i soldi della mafia”

Gli ermellini: "Non è risultata, a oggi, mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo né nei decenni successivi"
di Antonello de Gennaro

 Il ricorso della procura generale di Palermo contro il rigetto della Corte d’appello di Palermo di sorveglianza speciale e della confisca dei beni nei confronti di Marcello Dell’Utri assistito dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani,, che ipotizzava l’ipotesi accusatoria di un legame fra Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri con Cosa Nostra è stato rigettato e bocciato in modo definitivo dalla Suprema Corte di Cassazione.

Quindi la sentenza della Corte di Appello diventa definitiva , secondo la quale “non è risultata, a oggi, mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo né nei decenni successivi” , decisione che esclude definitivamente il teorema giudiziario secondo il quale, le fortune create da Berlusconi con le sue imprese berlusconiani, si sarebbe sviluppato con l’appoggio di Cosa Nostra.

La Corte d’appello di Palermo, nella sua decisone divenuta definitiva, aveva smontato le accuse della procura di Palermo, che sosteneva (senza riuscire a provarlo) l’esistenza di un legame affaristico tra Berlusconi e Dell’Utri con “Cosa nostra”. I giudici di secondo grado di Palermo scrivevano nella propria decisione : “E’ indimostrata e illogica la tesi secondo la quale Berlusconi avrebbe versato somme di denaro a Dell’Utri per ottenere il suo “silenzio” sull’esistenza di indimostrati accordi con Cosa nostra”. 

la Suprema Corte di Cassazione

I presunti finanziamenti di Cosa Nostra hanno alimentato non solo i pm di Palermo ma anche libri, film, ricostruzioni documentarie dei soliti pennivendoli fiancheggiatori delle toghe rosse, ed e orientato anche il dibattito politico per anni, quando gli oppositori di Berlusconi, sosteneva che la spinta al successo del Cavaliere avesse origine nei capitali sporchi dei boss mafiosi . Anni e anni di investigazioni, con uno spreco di risorse umane (investigatori) e finanziarie, che non hanno mai prodotto nulla di nulla.

Il rigetto della Suprema Corte di Cassazione contempla anche la famiglia di Marcello Dell’Utri assistita dagli avvocati Lodovica Beduschi , Francesco Bertorotta e Filippo Dinacci, nei cui confronti la procura generale aveva chiesto le medesime misure richieste per l’ex senatore di Forza Italia, cioè la sorveglianza speciale e la confisca dei beni, i suoi e quelli dei suoi familiari. Persino tribunale di Palermo si era già espresso in precedenza nei medesimi termini, sconfessando le ricostruzione della procura sul presunto silenzio di Dell’Utri , a loro dire ben retribuito da Berlusconi: “Tale conclusione, oltre che estremamente semplicistica e indimostrata, si scontra con la successiva evoluzione dei rapporti fra i due e con il più volte rinnovato (finanche nelle proprie disposizioni testamentarie, come notorio) senso di amicizia e riconoscenza mostrato da Berlusconi nei confronti di Dell’Utri e posto alla base degli ingenti flussi finanziari veicolati in suo favore“.

Va riconosciuto l’equilibrio e la serietà dei giudici di primo e secondo grado del Tribunale di Palermo che non avevano esitato ad inquadrare alla voce “amicizia” quei bonifici milionari a Marcello Dell’ Utri che i soiliti noti oppositori di Berlusconi volevano far passare come la prova di un ricatto. Permane solo la incredibile condanna di Dell’Utri a 7 anni per “concorso esterno in associazione mafiosa”, ma non si va oltre. Ed il vergognoso tentativo di farlo condannare con una misura di prevenzione, altro non è che un nuovo tentativo di distruggere un uomo. Così come non resta in piedi niente di niente a carico dell’ex Presidente del consiglio, da troppo tempo al centro di farneticanti teoremi accusatori, come quella di essere la “lavanderia” dei soldi della mafia, per non parlare poi della magistratura toscana, che a Firenze ha avviato un filone di inchiesta, aperto addirittura nel 1998, in cui si ipotizza addirittura che Berlusconi e Dell’Utri siano i mandanti esterni delle stragi di mafia del 93-94.

Resta però un dato di fondo: chi risarcira’ Berlusconi e Dell’Utri per le umiliazioni e le sofferenze subite? Chi pagherà per gli errori che sono stati commessi? A Marcello Dell’Utri giunga anche in questa circostanza la mia vicinanza. Alla memoria del presidente Silvio Berlusconi rivolgo un pensiero commosso. Lasciatemi fare una domanda più che legittima quanto rispettosa a questi magistrati: ma non vi vergognate ?

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Grazie, Antonello de Gennaro

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