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4 Luglio 2025 12:18

Il viaggio in treno di Draghi, Macron e Scholz verso Kiev: il dossier, gli 007 ed i controlli

Il viaggio della notte sul convoglio diretto in Ucraina con le delegazioni, i diplomatici, giornalisti, gli staff che si sistemano nelle cuccette. Il racconto di chi era a bordo di quel treno

Il tragitto a piedi nella stazione ferroviaria polacca di Medyka è solo di poche centinaia di metri costellati da un corridoio di uomini e donne, fra i quali molti soldati e poliziotti. Il treno sembra aspettare quasi indolente i suoi passeggeri, come fosse un viaggio qualsiasi sotto le luci dei lampioni, di una notte qualsiasi. A piedi delle scalette del treno ad aspettare i passeggeri le hostess ognuna con un cartello in mano, con una bandiera diversa,: Italiana, Francese e quella Tedesca.

Sono passate le 22, le delegazioni si sistemano nelle proprie cuccette, diplomatici, staff, giornalisti al seguito, e finalmente il treno parte. Mario Draghi è nel primo vagone, in testa. Poco dopo, gli uomini dei servizi italiani lo scortano nel vagone al centro del convoglio dove lo attendono il presidente francese Emmanuel Macron ed il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Vengono autorizzati e fatti entrare i fotografi, per una fotografia che elimina qualsiasi dubbio. Italia, Francia e Germania, stanno andando insieme in Ucraina, nel Paese attaccato, bombardato e minacciato da Vladimir Putin. Sul tavolo le cartellette dei dossier predisposte dai consiglieri diplomatici. I tre presidenti hanno abbandonato giacche e cravatte preferendo viaggiare con un abbigliamento più casual e comodo. Mario Draghi indossa un maglione, Macron è in camicia bianca e Scholz con una camicia nera a mezze maniche in stile tedesco.

I tre leaders politici non sono d’accordo su tutto, ma qui sono tutti e tre insieme su un treno chiamato Europa che attraversa nel buio della notte il percorso per arrivare in Ucraina, e discutono per oltre due ore e mezzo, cercando una strategia ed una linea politica che sia il più possibile concorde per dare le risposte che il premier ucraino Volodymyr Zelensky attende con ansia: sull’ingresso nell’ Unione Europea, sulle armi necessarie per fronteggiare gli attacchi e bombardamenti russi, sul grano.

Arrivati alla stazione di Leopoli, si salutano. anche se mancano ancora sette ore prima di arrivare a Kiev. Appena entrati in Ucraina, poche ore prima, il treno era stato fermato per un controllo passaporti. Un soldato dell’esercito ucraino è salito sul treno per controllare le carrozze, e saluta con una stretta di mano uno per uno gli uomini del corpo speciale dei Carabinieri del Gis incaricati della sicurezza del presidente Draghi.

Una soldatessa ucraina che non parla inglese, chiede a tutti i documenti. Qualcuno le dice “Slava Ukraini”, ed allora lei sorride sorride, con un piccolo cenno di sorriso che manifesta gratitudine ed orgoglio, e nella sua lingua risponde : «Gloria agli eroi». Probabilmente qualcuno le avrà riferito che su questo treno, in una zona pochi metri più, tre leader dell’Europa, stanno discutendo della nobile ed indomita resistenza di un popolo che combatte perché nessuno si senta in diritto di violentare ed invadere la sua terra. E contemporaneamente su un altro binario una mamma con le sue figlia lasciava su un altro treno l’ Ucraina per sentirsi più sicura e lontana dalle bombe russe. Per trovare la pace ed aver diritto alla vita.

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