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27 Aprile 2024 13:07
27 Aprile 2024 13:07

Il suicidio politico di Rinaldo Melucci

Melucci senza alcuna storia pregressa di impegno sociale,culturale o politico , rinnega chi gli ha permesso di realizzare il passaggio da socio di un consorzio di operatori del porto a sindaco e presidente della Provincia. Al contempo si innamora e si lascia trasportare da chi due anni fa lo ha mandato a casa. Forse vuole dare l’ennesima, non richiesta, prova di forza, ma compie un suicidio politico in piena regola
di Gianni Liviano*

E’ difficile comprendere cosa ci sia di razionale nell’azione del sindaco Melucci. Certo nulla che abbia a che fare con la politica seria. La politica, quella seria, prevede che chi la fa abbia due caratteristiche: la prima è l’orizzonte di valori di partenza e la seconda è il desiderio di essere a servizio del bene della comunità che si governa. Sia chiaro, in politica non esiste la verità, esistono le opinioni e ogni opinione è assolutamente legittima (se maturata all’interno di scenari di rispetto per gli altri).

Ma, a prescindere da quali siano le opinioni, chi fa politica deve avere valori di partenza e prospettive da realizzare, perchè diversamente c’è un’assoluta assenza di bussola e i protagonisti politici diventano autoreferenziali. Il nostro protagonista, Rinaldo Melucci, è un ottimo interprete della politica che recita a soggetto senza bussola e senza spartito, avendo un solo obbiettivo: se stesso.

Non sarebbe il solo, moltissimi protagonisti della politica (generalmente quelli piu’ premiati dalle comunità) hanno in mente un solo obbiettivo: se stessi e le proprie ambizioni (qualche volta in verità facendo confusione tra ambizioni politiche e interessi personali). Ma anche proseguendo questo volendo perseguire quest’obbiettivo, e cioè l’autoreferenzialità, l’atteggiamento di Melucci appare comunque del tutto irrazionale.

La famiglia Mittal ricevuta da Melucci a Palazzo di Città

Infatti una persona senza alcuna storia pregressa di impegno sociale,culturale o politico che occasionalmente e senza alcun merito personale si trova a ricoprire il ruolo di sindaco e di presidente della provincia dovrebbe quanto meno ringraziare il partito che glielo ha consentito: la comunità di uomini e di donne che, a torto o a ragione, gli hanno permesso di avere questi ruoli di assoluto prestigio, il Partito Democratico.

Melucci no. Melucci invece no, Melucci rinnega chi gli ha permesso di realizzare il passaggio da socio di un consorzio di operatori del porto a sindaco e presidente della Provincia. Al contempo si innamora e si lascia trasportare da chi due anni fa lo ha mandato a casa. Lascia la moglie (intesa come Partito Democratico) sempre fedele e remissiva e decide di iniziare una relazione non ufficiale ma palese con un’altra (intesa come Massimiliano Stellato e i suoi amici), che esattamente due anni fa ha raccolto le firme accusandolo in maniera manifesta di assoluta incapacità politica.

le cenette “carbonare” di Melucci (a sx Tribbia, a dx Tamburrano)

Anche guardando la politica dalla prospettiva di autoreferenzialità che lo caratterizza, Melucci che cosa ci guadagna da questa scelta ? Politicamente assolutamente nulla. Forse vuole dare l’ennesima, non richiesta, prova di forza, ma compie un suicidio politico in piena regola riuscendo, forse, a risvegliare da un sonno atavico, i partiti che lo appoggia(va) con in primis il Partito Democratico.

*consigliere comunale di Taranto

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