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7 Novembre 2024 20:52

Il pm di Palermo Dario Scaletta indagato dalla procura di Caltanissetta per abuso d’ufficio. Quanti altri dovrebbero avere la stessa sorte…

La vicenda riapre il caso della legittimità di un indagato a far parte dell’organo costituzionale che, come scrive la Carta, si fa carico anche dei processi disciplinari sulle toghe italiane. Normale chiedersi come possa un indagato giudicare e promuovere o bocciare i colleghi? Ma il pm Scaletta in realtà al momento non è il solo magistrato indagato a sedere nel Csm, infatti anche il procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone esponente di Area la corrente di sinistra della magistratura, eletto nel nuovo Csm è indagato a Potenza

Il pm palermitano Dario Scaletta, neo-eletto componente del Csm è indagato dalla Procura di Caltanissetta per abuso d’ufficio. L’inchiesta a suo carico nasce dalla denuncia degli imprenditori Rappa, costruttori palermitani dalle alterne vicende giudiziarie accusati di essere vicini a Cosa nostra. Secondo l’accusa Scaletta avrebbe sollecitato la nomina del cognato Alessio Melis a coadiutore dell’amministrazione giudiziaria nella procedura di prevenzione aperta a carico dei Rappa.

Nel 2014 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, allora presieduta da Silvana Saguto, poi indagata a Caltanissetta per corruzione per illeciti nella gestione dei beni confiscati e successivamente radiata dalla magistratura, sequestrò il patrimonio milionario dei Rappa nominando amministratore giudiziario l’avvocato Walter Virga.

il Palazzo di Giustizia di Palermo

Virga, figlio di un magistrato ex componente del Csm, nominò come suo coadiutore Alessio Melis, che è il cognato di Scaletta. L’incarico durò da giugno a fine ottobre 2014. Scaletta, all’epoca era un sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, e titolare del fascicolo di misure di prevenzione a carico proprio dei Rappa. Il 24 dicembre il pm Scaletta chiese la misura di prevenzione nei confronti degli imprenditori e un secondo sequestro dei beni. L’istanza fu accolta e a febbraio 2015 il tribunale dispose il sequestro, nominando ancora una volta amministratore Walter Virga.

Il pm Scaletta era stato coinvolto nello scandalo Saguto per un’ipotesi di rivelazione del segreto d’ufficio, accusato di avere riferito notizie relative all’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati a uno dei magistrati indagati. Il fascicolo venne poi archiviato dal gip di Milano, competente perché la presunta fuga di notizie sarebbe avvenuta nel capoluogo lombardo. 

Scaletta recentemente eletto componente del Consiglio superiore della magistratura, ha commentato: “Apprendo dalla stampa, sono sereno e a disposizione dell’autorità giudiziaria di Caltanissetta“. Il magistrato è stato indagato in passato sempre per abuso d’ufficio, in relazione a un’altra vicenda che riguarda il cognato e che è emersa da una indagine sul commercialista Giovanni Giammarva il quale venne intercettato mentre parlava con una terza persona di Scaletta e sosteneva che questi avrebbe liquidato circa 70mila euro in più in una procedura di prevenzione e che aveva fatto avere incarichi al cognato tramite altri commercialisti. Il procedimento penale a carico di per questi fatti è stato archiviato per estinzione del reato per prescrizione.

La vicenda riapre il caso della legittimità di un indagato a far parte dell’organo costituzionale che, come scrive la Carta, si fa carico anche dei processi disciplinari sulle toghe italiane. Normale chiedersi come possa un indagato giudicare e promuovere o bocciare i colleghi? Ma il pm Scaletta in realtà al momento non è il solo magistrato indagato a sedere nel Csm, infatti anche il procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone esponente di Area la corrente di sinistra della magistratura, eletto con i resti (come miglior primo dei non eletti) a Palazzo dei Marescialli alle recenti elezioni per il Csm, risulta attualmente indagato a Potenza a seguito di una denuncia presentata nei suoi confronti dal nostro direttore Antonello de Gennaro. La denuncia inizialmente era stata archiviata ma adesso a seguito di opposizione alla richiesta di archiviazione è al vaglio del Gip dr.ssa Marianna Zampoli di Potenza. Udienza fissata il prossimo 22 novembre.

Il procuratore aggiunto Carbone ha più volte cercato di mandare a processo per diffamazione a mezzo stampa il nostro Direttore Antonello de Gennaro, chiedendo persino il sequestro delle pagine social del nostro giornale (senza mai ottenerlo !) sostenendo in maniera incompetente la competenza territoriale della Procura di Taranto sul nostro lavoro giornalistico , venendo smentito dal Gip dr. Benedetto Ruberto del Tribunale di Taranto il quale smantellò il “teorema” di Carbone, pm d’udienza, e sentenziò che “la competenza territoriale va, invece, correttamente individuata presso il Gup del Tribunale di Roma“!

Successivamente, quattro anni dopo Carbone non contento, ha calpestato la decisione del Tribunale di Taranto peraltro passata in giudicato, ed ha insistito sulla sua competenza territoriale, ma anche in questo caso il suo “teorema” giuridico è stato smentito dalla GIP dr.ssa Teresa Reggio del Tribunale di Potenza, che ha dichiarato “la propria incompetenza per territorio” in quanto radicata dinnanzi al Tribunale di Roma disponendo la “trasmissione degli atti presso il PM del Tribunale di Roma” . Chissà se adesso il dr. Carbone prenderà pace e si leggerà finalmente le sentenze della Cassazione e rispetterà le decisioni dei Tribunali in materia di Legge sulla Stampa ?

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