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1 Giugno 2025 07:40

Dal 2026 via le scorte dei Servizi Segreti agli ex-Presidenti del consiglio

Sono interessati dalla stretta una serie di ex presidenti del Consiglio: Massimo D’Alema Paolo Gentiloni, Mario Monti, Romano Prodi e Matteo Renzi. Ma anche Mario Draghi e Giuseppe Conte,

Dal 2026 via la scorta dei Servizi segreti agli ex premier. Per loro resterà solo il dispositivo predisposto e curato dal ministro dell’Interno. La decisione è annunciata in una lettera del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano nonché autorità delegata agli 007.

Chi perderà la scorta degli uomini dei “servizi”

Sono interessati dalla stretta una serie di ex presidenti del Consiglio: Massimo D’Alema Paolo Gentiloni, Mario Monti, Romano Prodi e Matteo Renzi, . C’è anche chi, come Mario Draghi e Giuseppe Conte, non beneficia della scorta mista, ma ha solo quella gestita dal Ministro dell’ Interno.

Una decisione motivata da Mantovano ”come un atto dovuto, come l’applicazione di una circolare emanata dal governo Conte due’‘. il sottosegretario Mantovano, si legge nella lettera, invita gli ex premier interessati dal doppio dispositivo differenziato a prendere contatti con il ministero dell’Interno, ‘“i fini dell’attivazione delle previste procedure di legge per l’assegnazione del servizio di protezione”’. La vicenda come prevedibile sta facendo discutere ed emergere il malcontento degli ex presidenti del Consiglio.

Una “fuga di notizie” che manda su tutte le furie il leader di Italia Viva ed ex primo ministro italiano, Matteo Renzi che se la prende con Mantovano, responsabile assieme a Meloni, sottolinea, della diffusione alla stampa della “velina” impugnata come arma di ritorsione nei suoi confronti. “In data 15 aprile 2025 – racconta Renzi ho ricevuto una lettera riservata dal sottosegretario Mantovano.

Conservo l’originale sulla mia scrivania. In data odierna ho risposto al sottosegretario anticipando via messaggio la mia missiva. Tre ore più tardi il sito de Il Foglio ha pubblicato la lettera di Mantovano mostrando l’immagine, da cui si evince chiaramente che solo Palazzo Chigi può aver passato la velina, perché nella mia copia non c’è il timbro azzurro simbolo del protocollo del sottosegretario“. continua Renzi.

“Cosa significa tutto questo?”, si chiede allora Renzi. Significa che “Mantovano usa le veline senza rispettare le regole di riservatezza e rendendo pubblica corrispondenza in teoria privata. La sicurezza del Paese è nelle mani di un signore che si diverte a veicolare veline ai giornali anche su argomenti delicatissimi come la scorta delle figure istituzionali di questo Paese” e che lascia “allibiti” ritenendo inoltre “l’atteggiamento di Mantovano pericoloso, superficiale, incomprensibile”.

Concetti contenuti, assieme ad altri anche più affilati, nella lettera a Mantovano citata da Renzi che in serata ha poi deciso di rendere pubblica e in cui – parlando tra l’altro di democratura sudamericana – annuncia “formalmente e inderogabilmente“, anche la rinuncia alla scorta del Viminale: “Avevo una scorta, mi viene tolta, farò senza”, conclude

Il sottosegretario Mantovano nella sua missiva sembra prevedere le polemiche spiegando che la premier Giorgia Meloni manterrà al contrario il doppio dispositivo: “Per completezza d’informazione, si rappresenta che le misure differenziate restano invariate unicamente per il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, in conformità alla normativa vigente“.

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