Un caso di violenza familiare tra magistrati e la storia, per ora, è finita con una condanna in primo grado ma anche la cacciata della toga della magistratura. Giuseppe Adornato sostituto procuratore generale in servizio a Messina è stato destituito dalla magistratura dalla sezione disciplinare del Csm dopo la condanna a un anno, con la sospensione condizionale e lo scontro di pena per aver scelto il rito abbreviato, da parte del Tribunale di Catanzaro, per aver vessato, maltrattato, insultato e minacciato per anni la sua ex moglie, anche lei magistrato, che l’ha denunciato. La toga, 58 anni, calabrese di origine, era stato assessore a Reggio Calabria.
Il fascicolo di indagine era finito al Csm nei mesi scorsi e la sezione disciplinare dopo una lunga discussione tra i consiglieri ha deciso di adottare la sanzione più dura: l’espulsione dalla magistratura nonostante la Procura generale della Cassazione avesse chiesto solo la perdita di anzianità di un anno. Dopo la denuncia della moglie del magistrato, il processo di primo grado, con l’ipotesi d’accusa di maltrattamenti, si è svolto davanti ai giudici del Tribunale di Catanzaro. Secondo le testimonianze l’imputato avrebbe vessato la moglie anche di notte e in presenza dei figli. L’uomo ha sostenuto che fosse tutto falso, ma è stato condannato a un anno di reclusione, con la concessione della sospensione condizionale, lo “sconto” di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato.

Adornato ha sempre respinto le accuse, avrebbe messo in atto comportamenti vessatori anche davanti ai figli e sarebbero stati confermati in aula da testimoni. Come scrive il quotidiano l’uomo avrebbe svegliato la moglie, anche lei magistrato, nel cuore della notte “afferrandola per le caviglie, rovesciandole addosso dell’acqua, trascinandola a terra e gettandole addosso il materasso” con ulteriori dettagli choc sulle violenze messe in atto dal magistrato, avvezzo a scenate di gelosia in pubblico e in privato e a ridurre con le forbici a brandelli per dispetto i vestiti della moglie: “La umiliava, disprezzava, denigrava con offese del tipo str…“, “putt…”, “non sai fare niente”, obbligandola “a mettere in ordine e pulire, finanche con le mani, ogniqualvolta notasse delle briciole per casa, arrivando a svegliarla di soprassalto, tirandola per i capelli affinché passasse l’aspirapolvere nel cuore della notte“.
Dopo la condanna in primo grado, la sezione disciplinare del Csm, sentito il parere del PG Luigi Cuomo, ha deciso di adottare la linea dura: espulsione dalla magistratura. Il provvedimento è stato al momento secretato.