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25 Aprile 2024 01:58
25 Aprile 2024 01:58

SCONTRO DRAGHI-SALVINI SUL VACCINO OBBLIGATORIO

Il premier ribadisce che la linea del governo è quella di procedere nella direzione dell'obbligo, ma dalla Lega si ribadisce un "no" fermo: non esiste in un nessun Paese europeo. Il punto è che la posizione di lotta e di governo di Salvini, come si suol dire, era giù guardata con una certa perplessità da un pezzo di Lega che conta: in primis il ministro Giancarlo Giorgetti, ma poi soprattutto i presidenti di Regione del nord, Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga

di REDAZIONE POLITICA

Il premier Mario Draghi si dice a favore dell’obbligo vaccinale e alla somministrazione della terza dose, oltre ad anticipare che il suo governo è orientato ad estendere il Green Pass. Prese di posizione nette, quelle del presidente del Consiglio, che vanno nella direzione opposta a quanto pubblicamente auspicato da Matteo Salvini. “Il chiarimento politico lo fanno le forze politiche. È chiaro che è auspicabile una convergenza maggiore, una maggiore disciplina, ma questo governo va avanti”, scandisce il premier, assicurando che i componenti del suo esecutivo vanno “d’accordo”. Il segretario della Lega non ha commentato direttamente le parole del premier ma non deve aver gradito anche la strenua difesa del premier dell’operato della ministra Luciana Lamorgese e la forte critica a chi mette in discussione l’accoglienza dei profughi dall’Afghanistan, altri temi ‘sensibili’ per il partito del senatore milanese.

Nella conferenza stampa che si tiene il giorno dopo lo “strappo” leghista sul green pass in commissione alla Camera, allo stesso tempo, però, Draghi auspica un incontro con Lamorgese e il predecessore, definendola una occasione “interessante“, e non si sottrae a riconoscere pubblicamente la leadership di Salvini.

Cerco di non fare distinzioni nei partiti, perché se vado in questa direzione ogni partito ha tre, quattro, cinque, sei anime. Allora, prima di decidere ogni cosa bisognerebbe sentirle, è capitato, e vi assicuro non è piacevole. La Lega è una, ha un capo che è Salvini e basta”, puntualizza il premier, rispondendo a chi gli chiede se preferisce la Lega di Salvini o quella, ritenuta più moderata, di Giancarlo Giorgetti, suo ministro dello Sviluppo economico.

Da parte del leader della Lega non arriva un commento diretto alla conferenza stampa di Draghi. In una nota di partito, però, si ribadisce la contrarietà all’obbligo vaccinale: “Più di 38 milioni di italiani hanno già liberamente scelto e completato il ciclo vaccinale, oltre il 70% della popolazione sopra i 12 anni, a cui si aggiungono 5 milioni di cittadini guariti. La Lega era e rimane contro obblighi, multe e discriminazioni, ricordando che in nessun Paese europeo esiste l’obbligo vaccinale per la popolazione“.

Insistiamo invece, e porteremo la proposta al voto anche in Parlamento, perché lo Stato garantisca tamponi gratuiti, salivari e rapidi, per tutti coloro che ne abbiano necessità“. Un’altra nota definisce poi “urgente e necessario un incontro con Draghi e la ministra Lamorgese“, citando i numeri degli sbarchi di migranti. Il premier poi assicura anche che ogni decisione sul green pass sara’ presa in sede di cabina di regia, “come peraltro richiesto dallo stesso Salvini“.

il leader della Lega, Matteo Salvini

Il punto è che la posizione di lotta e di governo di Salvini, come si suol dire, era giù guardata con una certa perplessità da un pezzo di Lega che conta: in primis il ministro Giancarlo Giorgetti, ma poi soprattutto i presidenti di Regione del nord, Luca ZaiaAttilio Fontana e Massimiliano Fedriga. Il nord, appunto: il più colpito dal Covid-19 e che si aggrappa ai vaccini per far ripartire l’economia a pieno regime. “Basta con lo star dietro alle menate di quattro scappati di casa no vax, imprenditori e commercianti ci chiedono di lavorare e per questo spingere sui vaccini, unico modo per uscire dall’epidemia, niente altro”, commenta un esponente autorevole della Lega.

In mattinata, il partito guidato da Salvini aveva smentito che ieri vi fosse stato un contatto telefonico tra Draghi e Salvini per commentare il voto leghista sul decreto Covid. I rapporti tra Salvini e Draghi erano e rimangono più che cordiali – si era sottolineato – e nei prossimi giorni si rivedranno per concordare e organizzare l’impegnativa agenda di riforme per l’autunno, da quella della pubblica amministrazione a quella degli appalti, dalla riforma fiscale a quella previdenziale.

Dopo lo ‘strappo’ di ieri, oggi si è rasserenato il clima in commissione Affari sociali alla Camera, dove sono passati alcuni emendamenti della Lega al decreto Covid, viene riferito. Entra nel decreto, e non più in una circolare, l’esenzione dell’obbligo del green pass nei ristoranti al chiuso degli hotel, depenalizzata la responsabilità degli organizzatori delle sagre, introdotta l’esenzione per chi si reca alle terme per curarsi, e viene introdotto il riconoscimento dei test salivari molecolari.

“Sono molto d’accordo con la linea che il presidente Draghi sta portando avanti, che è una linea di sicurezza, condizione per la libertà delle attività della ripresa per andare a scuola, credo sia il metodo migliore”, commenta Enrico Letta.

“Per noi va bene andare avanti estendere l’obbligo vaccinale e il green pass, perché è la condizione per andare avanti. Ecco perché nella maggioranza di governo chi è contro il green pass è contro la libertà e contro la sicurezza. Ecco perché noi chiediamo alla Lega un chiarimento su questo punto: non si può stare con le parole di Draghi oggi è allo stesso tempo votare contro il green pass in Parlamento. Le due cose sono incompatibili”, aggiunge il segretario dem. 

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