
Dalle prime luci dell’alba, oltre 100 Finanzieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo, su ordine della Procura della Repubblica di Roma, una vasta operazione volta alla cattura dei responsabili di un sodalizio criminale che, dietro lauto compenso, garantiva ai contribuenti colpiti dagli accertamenti del Fisco di uscire vittoriosi nei ricorsi presentati innanzi alle Commissioni Tributarie o di ottenere consistenti sgravi di imposte dagli Uffici Finanziari. Tredici persone, dei quali 8 uniti da un vincolo associativo, sono state arrestate dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Roma con l’accusa di far parte di una “cricca” in grado di poter pilotare ricorsi tributari e ottenere così sgravi fiscali.
L’operazione, delle Fiamme Gialle chiamata “Pactum Sceleris” ha portato alla luce un sodalizio criminale che, stando alle accuse, garantiva ai contribuenti colpiti dagli accertamenti del fisco, dietro lauto compenso, di poter uscire vittoriosi nei ricorsi presentati innanzi alle commissioni tributarie o di ottenere consistenti sgravi di imposte dagli uffici finanziari. Le indagini, coordinate da un pool di magistrati della Procura della Repubblica di Roma ipotizza nei loro confronti le accuse di “associazione a delinquere finalizzata alla concussione e corruzione anche in atti giudiziari“.
Le indagini sono state effettuate su delega della procura, dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Frascati comandato dal Colonnello Giuseppe Pastorelli (di famiglia tarantine che ha prestato servizio anche al Provinciale di Taranto) al quale ha fatto capo il capillare eccezionale lavoro svolto dai finanzieri della Compagnia di Velletri. Tra gli indagati a piede libero c’è anche un altro tarantino: il giudice tributario Onofrio D’Onghia di Paola, ben noto negli ambienti della cosiddetta “buona societa” con il soprannome di “Alef” (acronimo di Alto, Lungo E F….so”) , un l’attore e doppiatore romano Massimo Giuliani, al quale è stato contestato il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con il suo commercialista Salvatore Buellis, con la commercialista Rossella Paoletti, con il collaboratore di quest’ultima Daniele Campanile, precedentemente dipendente dell’Agenzia delle Entrate.
I cinque in combutta fra di loro avrebbero “promesso e versato somme di denaro a giudici e ad altri componenti della commissione tributaria Regionale non identificati, per ottenere un atto contrario ai doveri d’ufficio” tra l’ottobre del 2012 e il gennaio del 2013. Il riferimento, in particolare, è alla sentenza del 5 novembre del 2012, depositata il 26 novembre dello stesso anno, che bocciava l’appello proposto dall’Agenzia delle Entrate in relazione alla sentenza emessa dalla commissione provinciale, “favorevole al contribuente Giuliani ed inerente cartelle esattoriali di diversi accertamenti tributari per altrettanti anni di imposta per un ammontare di circa 3 milioni di euro“. Giuliani, ipotizzano i magistrati, “metteva a disposizione e versava la somma pari a 65mila euro, così suddivisa: 50mila per i membri del collegio e D’Onghia Di Paola, e 15mila tra Paoletti, Buellis e Campanile“.
L’iter, come spiegano i finanzieri, era conosciuto solo dagli “addetti ai lavori” ed era così ben studiato a tavolino e perfezionato nella sua operatività, da garantire il pieno successo di tutti i ricorsi proposti contro gli atti di accertamento del fisco, anche dei più improbabili. Ma le confessioni di un professionista, continuamente vessato dalle esigenti e pressanti richieste della “cricca“, hanno consentito lentamente di sgretolare il vigente muro di omertà, facendo emergere una rete di losche relazioni tra alcuni giudici tributari infedeli, dipendenti, anche in quiescenza, dell’amministrazione finanziaria, civile e militare, avvocati, consulenti e commercialisti, che avevano il ruolo e compito di sterilizzare, con ogni mezzo, l’attività di accertamento del fisco.






