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26 Aprile 2024 04:43
26 Aprile 2024 04:43

Roma-Juventus: godete juventini, e meditate.

Ci sono partite che cambiano le stagioni. Di solito sono partite che, indipendentemente dal risultato, hanno un impatto emotivo così forte da cambiare atteggiamenti, equilibri del gruppo, spirito. Che la partita dell’Olimpico sia stata emotivamente forte nn c’è ombra di dubbio, che possa essere quella della svolta per il gruppo bianconero è invece ancora tutto da stabilire

di GIAMPIERO MUGHINI

Sarà perché in questi ultimi mesi ho visto quasi esclusivamente partite della Juve, fatto è che andavo mugugnando fra me e me che il calcio attuale fosse divenuto – di tutti gli sport di squadra – uno dei più sonnolenti. Partite dove non accadeva nulla di nulla, ad esempio quest’ultima Juve-Napoli di pochi giorni fa a Torino dove la mediocrità tecnica e morale dei bianconeri era stata impressionante. (lo so, lo so bene che tutto al contrario l’Inter di oggi gioca un dato calcio eccellente.) Mi ero perciò apprestato a ulteriori delusioni inerenti al Roma-Juve di stasera, e tanto più che la Roma l’ha messo dentro una prima volta dopo pochi minuti di calcio giocato. 1-0 per i padroni di casa.

E qui la prima sorpresa nel senso che d’improvviso il Dybala delle sue migliori giocate pennella un sinistro da incanto come non gli avveniva da tempo. 1-1. La partita continua e nel secondo tempo la Roma fa un secondo gol piuttosto fortunoso, dopo di che Lorenzo Pellegrini tira una delle più belle punizioni dal limite che io abbia mai visto. 3-1 per la Roma quando mancano trenta minuti o poco più alla fine della partita, o piuttosto di quella io mi immagino che sarà una via crucis per noi innamorati della “Fidanzata d’Italia”.

E invece a partire da questo momento il gioco inventato dagli inglesi e che ha nome football esplode in tutta la sua teatralità di accadimenti e di personaggi. Ridiventa dramma, racconto drammatico in cui ne succedono di incredibili una dopo l’altra. A dare il via alla ridda del risultato è in primis Morata, che si libera con una giocata super del difensore romanista che lo stava braccando e adagia la palla sulla testa di Locatelli che si innalza al centro dell’area romanista e fa il 2-3.

Poco dopo altra azione al batticuore dei bianconeri, Cuadrado colpisce una palla sul limitare dell’area, uno o due rimpalli, ci mette la zampa Morata, fatto è che Kulusewski fa il 3-3. Alt, verifica del Var per un possibile fuorigioco di Cuadrado. Minuti e minuti di snervante attesa. Il gol viene convalidato. Passano pochi minuti e De Sciglio (un giocatore che io invidiavo quando stava al Milan) entra nell’area rossonera alla maniera di un attaccante dei più collaudati, si aggiusta la palla di testa e di destro infila per la quarta volta il portiere della Roma. Da 3-1 a 3-4 nello spazio di non più di venti minuti. Se non è teatro shakespeariano questo.

Ma non è finita. Pochi minuti ancora e di nuovo c’è una verifica Var su un gesto sfuggito all’arbitro. Nell’opporsi in difesa non ricordo più a quale attaccante romanista che stava calciando al volo, De Ligt allarga il braccione con cui para la palla. L’occhio aguzzo del Var vede il suo gesto. Rigore e per giunta espulsione dello stesso difensore olandese. La Roma si appresta a pareggiare e per giunta i restanti dieci minuti la Juve li giocherà dieci contro unici. Il rigore va a tirarlo Pellegrini, quello che venti minuti prima aveva tirato la più belle delle punizioni dal limite, un missile che si era infilato nell’angolo alto della porta bianconera.

Ebbene adesso Pellegrini tira – ma questo anche per la forza nervosa con cui il nostro portierone polacco lo aveva ipnotizzato – uno dei più brutti penalty mai visti su un campi di calcio, un tiro che avrei parato anch’io. Resta dunque 4-3 per la Juve. Ad aumentare la teatralità di questa partita, o meglio di questa battaglia, c’è il fatto che il dottor Chiellini gioca gli ultimi dieci minuti sfoggiando una vistosa fasciatura alla testa, conseguente a un cozzo con la testa di un romanista. Finisce 4-3. Mai visto nulla di simile. Teatro teatro teatro.

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