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14 Maggio 2024 20:24
14 Maggio 2024 20:24

Qatargate. Il tribunale di Brescia consegna al Belgio Maria Dolores Colleoni moglie di Panzeri

Antonio Panzeri nelle celle di Bruxelles, nega qualsiasi illegalità: con un atteggiamento che ricorda quello che Primo Greganti mantenne durante "Mani pulite". Una linea che gli valse il soprannome di "Compagno G".

La moglie dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri, Maria Dolores Colleoni, 68enni, destinataria insieme alla figlia Silvia di un mandato d’arresto europeo della procura di Bruxelles, questa mattina in udienza a porte chiuse, davanti ai giudici della Corte d’Appello di Brescia che doveva decidere sull’arresto, sulla sua richiesta consegna alle autorità del Belgio, Stato principale al centro del Qatargate, l’inchiesta che sta facendo tremare il Parlamento europeo ha reso dichiarazioni spontanee in aula.

L’udienza è durata circa mezz’ora, poi i giudici sono entrati in camera di consiglio. La decisione è prevista nel pomeriggio odierno. “Il procuratore generale ha chiesto la consegna alle autorità belghe – ha riferito il legale di Colleoni, l’avvocato Angelo De Riso -. Noi abbiamo depositato una memoria in diritto, sostenendo che non ci sono ragioni perché la nostra assistita venga consegnata. Il carcere sarebbe una misura afflittiva più grave dei domiciliari, stabiliti dal giudice italiano, una violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo, perchè la misura sarebbe aggravata senza che l’indagata abbia violato i domiciliari”. La difesa di Colleoni ha anche spiegato in udienza che se “fossero necessarie altre attività istruttorie, gli interrogatori possono essere fatti a distanza”.

La Corte d’Appello di Brescia ha accolto la richiesta di consegna inoltrata dal Belgio di Maria Dolores Colleoni, la moglie dell’ex eurodeputato Antonio Panzeri, al centro dello scandalo delle tangenti da Marocco e Qatar. La decisione del collegio presieduto dal giudice Anna Maria Dalla Libera, sostenuta in aula dal pg Giovanni Benelli, è arrivata alle 19.30 di oggi dopo quasi 5 ore di camera di consiglio. Gli avvocati Nicola Colli Angelo De Riso, che assistono anche la figlia Silvia Panzeri, a questo punto hanno cinque giorni di tempo per giocare la carta del ricorso in Cassazione. In caso di condanna, la Corte ha stabilito che sconti la pena in Italia.

Il collegio ha deciso sulla base di tre elementi. Il primo è la reciprocità del reato. I reati contestati devono cioè essere contemplati dai codici penali di entrambi i Paesi, in questo caso Belgio e Italia. L’associazione per delinquere, ad esempio, in diverse nazioni non esiste. I giudici dovranno poi valutare se esistono cause ostative alla consegna e infine, più importante, verificare se sussistono i gravi indizi di colpevolezza. Una verifica, quest’ultima, evidentemente sommaria, visto che dal Belgio, con l’indagine ancora aperta, è arrivato lo stretto necessario in quanto ad atti.

Domani si svolgerà l’udienza per l’ avv . Silvia Panzeri, figlia dell’ex politico considerato dagli inquirenti belgi “l’anima” del sistema di corruzione che avrebbe condizionato i lavori del Parlamento per “migliorare”‘” l’immagine del Paese che ha ospitato il campionato mondiale di calcio. Dal mandato di arresto europeo, si legge che “le due donne sembrano essere pienamente consapevoli delle attività del marito/padre” e sembrano “partecipare nel trasporto dei ‘regali’ dati al Marocco dall’ambasciatore marocchino in Polonia”.

Sempre sulla base delle risultanze investigative dell’inchiesta Maria Dolores Colleoni avrebbe anche detto a suo marito “di aprire un conto bancario in Belgio e aveva apparentemente insistito che non voleva che lui facesse operazioni senza che lei potesse controllarle (…). Questo indica che Maria Colleoni esercita un qualche tipo di controllo sulle attività del marito o che perlomeno cerca di mantenere un qualche controllo”. Nelle perquisizioni eseguite nell’abitazione della famiglia Panzeri a Calusco d’Adda dalla Guardia di Finanza, su disposizione della procura di Milano, sono stati rinvenuti ben occultati , 17mila euro ed alcuni orologi di valore, dei quali le due donne non avrebbero saputo fornire giustificazione.

Nel frattempo , Sono tutte consulenze. È attività di lobbing, non è corruzione. Faccio il mio lavoro“. Nessuna ammissione, muro contro muro per difendere la sua Fight Impunity, l’Ong fondata nel 2019. Il pm belga Michel Claise si è trovato di fronte ad una sfinge, che risponde, ma non rivela con un atteggiamento che ricorda quello che Primo Greganti mantenne durante “Mani pulite”. Una linea che gli valse il soprannome di “Compagno G”.

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