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19 Marzo 2024 10:54
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Perquisizioni delle Fiamme Gialle nelle abitazioni ed uffici della famiglia Matarrese: ipotesi di bancarotta fraudolenta

Le indagini odierne della Procura di Bari sono scaturite in conseguenza dell’istanza di concordato preventivo presentata per la società Icon di Acquaviva, fornitrice di materiali da costruzione alle altre società del gruppo Matarrese, dichiarata fallita in aprile su richiesta degli stessi commissari nominati dal Tribunale di Bari, che hanno rilevato la "svendita" di alcuni beni della società .

La Guardia di Finanza su delega dei pm Desiree Digeronimo e Lanfranco Marazia della Procura di Bari sta eseguendo perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici degli imprenditori baresi, acquisendo tutta la documentazione contabile prodotta dal 2016 a oggi, sequestrando anche pc e cellulari, accusati a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità di quattro episodi di bancarotta fraudolenta per una presunta dissipazione nel fallimento di alcune società della famiglia Matarrese di Bari che sarebbe stato causato da atti contrari alla legge, con un “buco” da oltre 20 milioni ai danni del Fisco e dei fornitori che si aggiunge ad altri debiti già accertati per oltre 300 milioni. I pm hanno disposto il sequestro dei supporti informatici al fine di ricostruire le operazioni finanziarie, natura e destinazione dei fondi impiegati, e con lo scopo di definire il ruolo degli indagati e di eventuali altre persone.

Doveroso ricordare i circa 150 milioni di patrimonio familiare complessivo messi a disposizione nel 2013 dalla famiglia Matarrese per la ristrutturazione del debito (che era in totale 120 milioni) e per il rilancio dell’attività industriale. Due operazioni che andavano di pari passo e per le quali il gruppo si era affidato a consulenti di provata esperienza: Vitale & Associati, banca d’affari milanese, advisor finanziario per la definizione di una proposta di ristrutturazione del debito coerente con le aspettative di sviluppo definite dal piano di risanamento; e Kpmg Corporate Finance, che a quel piano industriale sta lavorando sul fronte della «sostenibilità numerica». Un piano che prevedeva un accorpamento societario delle oltre 50 società in tre divisioni principali: costruzioni; conglomerati bituminosi e asfalti; immobiliare.

Quella illustrata a suo tempo alla banche creditrici, le tre più esposte erano Mps, BancApulia e Bnl , era una vera e propria “manovra finanziaria”. A introdurla agli interlocutori fu il capostipite della famiglia, cioè Michele Matarrese che dando la parola al figlio Salvatore gli ha anche passato il testimone: dal 2014, una volta avviato sui binari giusti il piano (che esplicherà i suoi effetti in 4-5 mesi), ha assunto la carica di amministratore delegato e formalmente le redini del gruppo.

Salvatore Matarrese

Salvatore Matarrese, secondo quanto trapelò dalle stanze della sede del gruppo, garantì alle banche che avrebbero onorato ogni impegno. Per garantire il buon fine della ristrutturazione del debito (sia nei confronti delle banche, sia nei confronti dei fornitori) e rilanciare la Salvatore Matarrese spa, venne messo a disposizione l’intero patrimonio familiare, tutte le risorse disponibili all’interno e all’esterno del gruppo, chiedendo fiducia e tempo. Fiducia, perché invita gli istituti di credito ad astenersi dall’intraprendere «azioni ostili» nei confronti delle società del gruppo, volte al recupero dei crediti; tempo, perché con la promessa di pagare tutto, chiede anche di allungare la debitoria.

la demolizione (illegittima) del complesso edilizio di Punta Perotti

Un esempio su tutti: circa la metà dei 37 milioni di risarcimento per la vicenda Punta Perotti vennero anticipati da due istituti di credito, ma successivamente Matarrese chiese di non restituire subito quei 20 milioni, nonostante la disponibilità, proprio per faf fronte all’appesantimento finanziario generato dall’abbattimento di quelle costruzioni. Nel debito da ristrutturare non era compreso quello dell’ A.S. Bari Calcio che ha avuto un peso non irrilevante nella crisi del gruppo, considerato che ogni anno è stata necessaria una ricapitalizzazione di 5-6 milioni di euro, fino a un massimo di 11, che ha sottratto risorse alla Salvatore Matarrese spa.

Antonio Matarrese

La crisi del gruppo Matarrese era una crisi di liquidità e per questo il nodo principale era quello di rinegoziare i rapporti con banche e fornitori, avendo un portafoglio commesse pieno per un totale di 350 milioni e quindi, come Salvatore Matarrese coadiuvato dal responsabile legale Giuseppe Matarrese aveva spiegato alle banche occorreva solo del tempo. Tanto più che le principali commesse sono ripartite, dall’ampliamento a tre corsie dell’A14 Bologna-Taranto nel tratto tra Senigallia e Ancona Nord (in precedenza bloccato per 15 mesi) all’ospedale di Alba, in provincia di Cuneo.

La famiglia Matarrese, mettendo a disposizione l’intero patrimonio per la ristrutturazione del debito e il rilancio, dimostrò di credere nella ripresa del settore industriale, nelle prospettive dei grandi lavori pubblici. Nel nuovo piano si prevedeva anche un importante rilancio dello sviluppo immobiliare, in particolare a Bari: aspettando Punta Perotti (se e quando sarà possibile ricostruire), sono pronti a essere sviluppate — così come venne spiegato agli istituti di credito — importanti volumetrie: dalla zona industriale al lungomare (di fronte al porto).

Le indagini odierne della Procura di Bari sono scaturite in conseguenza dell’istanza di concordato preventivo presentata per la società Icon di Acquaviva (fornitrice di materiali da costruzione alle altre società del gruppo Matarrese) dichiarata fallita in aprile su richiesta degli stessi commissari nominati dal Tribunale di Bari, che hanno rilevato la “svendita” di alcuni beni della società .

Gli indagati sono otto in totale: Amato Matarrese, Antonio Matarrese (in passato ex presidente della Figc e della Lega calcio, ed ex vicepresidente della Fifa e della Uefa), Salvatore Matarrese (nato nel 1962) e Marco Matarrese, insieme ad altri amministratori delle società del gruppo: Valerio De Luca, 61 anni di Surbo, Marco Mandurino, 49 anni di Bari, Lello Pellecchia, 53 anni di Bari, e Oronzo Trio, 42 anni di Lecce. Le società finite al centro degli accertamenti della finanza sono state la Betonimpianti srl, Ecoambiente srl, Finba spa, Immobiliare costruzioni spa, Icon srl, Matarrese srl, Sodelva srls, Super Beton srl, Strade e condotte spa.

L’iniziativa odierna della Procura di Bari avviene dopo la sentenza favorevole ai Matarrese per la vicenda dell’illegittima demolizione di Punta Perotti, e dopo che nel 2018 la Corte europea dei diritti umani aveva deciso il risarcimento per un appezzamento di 10.365 metri quadri a Punta Perotti, adiacente a quello dove sorgeva l’ecomostro (per la cui confisca l’Italia è stata condannata a Strasburgo nel 2009). “Si tratta di una sentenza uguale a quella del 2012 con cui già la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato lo Stato italiano a risarcire con 49 milioni di euro la società che aveva realizzato il complesso edilizio sul lungomare di Bari“, commentò a suo tempo l’ingegnere Michele Matarrese. Solo una coincidenza ?

La replica dei Matarrese

A chiarimento delle notizie apparse sugli organi di stampa in merito alle iniziative investigative e giudiziarie che interessano alcune società del Gruppo stesso, la famiglia Matarrese con una nota precisa che “queste iniziative hanno comportato la sola acquisizione di documentazione ritenuta utile ai fini dell’indagine. Pertanto, le società del Gruppo interessate sono e restano pienamente operative nella loro autonomia“.

La famiglia Matarrese,ribadendo l’assoluta legittimità e liceità dei comportamenti tenuti dalle società interessate e dai relativi organi di gestione. Confida pienamente nell’operato dell’autorità giudiziaria“.

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