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2 Maggio 2024 06:56
2 Maggio 2024 06:56

Naufragio Crotone: “Tutte le navi nello Ionio prestino attenzione”. L’allarme arrivato 23 ore prima della tragedia

Quante persone risultavano su quel barcone ? Soltanto una, come afferma la Guardia Costiera che porta come prova il rapporto ufficiale di Frontex, o invece 200 persone come ha sostenuto ieri un portavoce dell'Agenzia Europea di Difesa dei Confini?

La segnalazione ufficiale proveniente dal Coordinamento Sar (ricerca e soccorso in mare) e che potrebbe riguardare il battello naufragato domenica mattina sulle coste calabresi. Il dispaccio è stato inviato dall’ IMRCC Roma (la sala operativa del centro di ricerca e soccorso del Comando generale delle Capitanerie di porto), alle 5.57 ora italiana (4.57 UTC) di sabato 25 febbraio, cioè circa 23 ore prima del naufragio al largo delle coste calabresi.

Il dispaccio parla un “mayday” (richiesta di soccorso) ricevuto via radio in Italia, e segnala la possibile presenza di una imbarcazione in “distress” in parole semplici, di una situazione di grande difficoltà, nel Mar Jonio. La comunicazione però è generica non offrendo alcuna coordinata né la certezza che quella imbarcazione realmente esista. Il coordinamento Sar chiede alle imbarcazioni nella zona di “prestare attenzione” e segnalare la presenza eventualmente di un natante in difficoltà o di un’altra comunicazione di allarme. Ma nessuno vede e comunica nulla.

Davanti a quel dispaccio generico e privo di riferimenti (coordinate) legittimo chiedersi cosa poteva fare la Guardia costiera. Cosa dicono le regole? Nelle indagini della Procura di Crotone si sta cercando di fare chiarezza anche su questo , e negli “approfondimenti interni” della stessa Guardia Costiera.

Tre giorni dopo la tragedia, la Guardia Costiera e Frontex hanno messo fine a un imbarazzante silenzio avviando un allucinante rimpallo di responsabilità e con qualche evidente contraddizione. Frontex accusa: ” Abbiamo subito avvertito l’Italia di quel barcone sovraffollato” e la Guardia Costiera risponde ed evidenzia: “Nessuno ci ha avvertito dell’emergenza fino alle 4.30, Frontex ha segnalato un’imbarcazione con una persona a bordo che navigava senza difficoltà”.

L’avvistamento di Frontex

Dopo 16 ore alle 21.26 un aereo di Frontex, l’Eagle 1, in pattugliamento sul mar Jonio per l’ “operazione Themis“, avvista il barcone e lo fotografa. Nel rapporto inviato alla centrale operativa di Frontex in Italia e, per conoscenza, a ben 26 indirizzi ( tra cui anche Mrcc Roma), si segnala un barcone “con una persona sul ponte e possibili altre persone sottocoperta, nessun giubbotto di salvataggio visibile, buona navigabilità a 6 nodi, nessuna persona in acqua“. Ed aggiunge: “Il sistema di monitoraggio satellitare di Eagle 1 rileva una telefonata partita dalla barca verso la Turchia, i portelloni di bordo aperti e una significativa risposta termica“. In parole più chiare, la presenza di numerose persone sottocoperta. Dopo aver inviato la segnalazione, l’ aereo di Frontex non rimane come da prassi a monitorare dall’alto la situazione, ma – sostiene Frontex – per l’esaurirsi del carburante torna alla base di Lamezia Terme. Solo che niente altro si alza in volo.

L’intervento dell’ Italia

Qualcuno da Roma decide di fare uscire in mare due mezzi della Guardia di Finanza per un’operazione di “repressione reati”: poco dopo mezzanotte una motovedetta V5006 parte da Crotone, ma davanti al mare forza 4 i ferma e torna indietro. Un pattugliatore d’altura parte da Taranto ma non individua il barcone e quindi rientra in porto. Qualcuno si chiede come mai invece non siano state mandate sul posto le motovedette della Guardia Costiera classe 300, che sono inaffondabili e autoraddrizzabili, adatte ad affrontare condizioni meteo ben peggiori, ma incredibilmente nessuno si rende conto che con quelle condizioni del mare, era il caso di far uscire mezzi adeguati alla ricerca del barcone che nel frattempo avanza in mare fra le onde del mare. Qualcuno da bordo del natante dei migranti riesce a chiamare le famiglie e nessuno contatta i numeri di emergenza.

Le testimonianze dei pescatori

La traversata del natante zeppo di migranti diventa drammatica intorno alle 4 di domenica mattina. Tre pescatori, ascoltati dai Carabinieri come testimoni, si trovavano sulla spiaggia di Steccato di Cutro quando si sono resi conti che in mezzo al mare sta succedendo qualcosa: “A poche centinaia di metri dalla riva – riferisce Paolo – “. Lo conferma la testimonianza di uno dei sopravvissuti. In quel momento, dalla barca i migranti già stremati dopo cinque giorni di viaggio vedono “delle luci sulla costa. Tanti di noi hanno gridato “Help, help“. Credevamo si trattasse già dei soccorsi. Purtroppo non rispondeva nessuno”. Questione di istanti e sarà troppo tardi: “Dopo pochi minuti è arrivata una forte onda e c’è stato un forte urto, l’onda ha travolto la barca”, dice il superstite. Paolo, il pescatore, dalla spiaggia assiste impotente alla scena: “A un tratto ho notato che l’imbarcazione, per via del mare agitato e delle forti onde, si è ribaltata e contemporaneamente si è distrutta in varie parti”.

Quante persone risultavano su quel barcone ? Soltanto una, come afferma la Guardia Costiera che porta come prova il rapporto ufficiale di Frontex, o invece 200 persone come ha sostenuto ieri un portavoce dell’Agenzia Europea di Difesa dei Confini? E’ evidente che non à una questione di poco conto. Sarà la Procura di Crotone ad accertare e decidere a chi saranno contestate delle eventuali responsabilità di omissione di soccorso. La ricostruzione della tragica notte è già abbastanza chiara.

Vittorio Aloi  comandante della Capitaneria di porto di Crotone

La Guardia Costiera di Crotone

Quel giorno c’era mare forza quattro, non sei o sette. Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza otto”. Lo ha affermato Vittorio Aloi  comandante della Capitaneria di porto di Crotone parlando con i cronisti questa mattina mentre faceva ingresso alla camera ardente per le vittime del naufragio di migranti davanti alla costa crotonese. L’ufficiale ha fatto intendere con queste parole che l’invio di mezzi di soccorso al barcone che si trovava a 40 miglia dalla costa crotonese sarebbe stato possibile anche con quelle condizioni meteo marine. Sul motivo per il quale le motovedette della Guardia Costiera non siano uscite in mare per soccorrere i migranti il comandante Aloi spiega: “bisogna riferirsi ai piani operativi, agli accordi ministeriali che ci sono…”.

“Perché non siamo usciti? Non è così il discorso. Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa non da fare per articoli di stampa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti: le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar. In questo caso la dinamica è da verificare”. L’ufficiale ha quindi confermato la circostanza, riportata in una nota ufficiale della Capitaneria di Porto italiana, secondo cui la prima segnalazione di allarme per la barca di migranti è giunta alla Guardia costiera alle 4,30 del mattino di domenica scorsa, a naufragio già avvenuto.

La procura non ha ancora chiesto materiale alla Capitaneria di Porto

“C’è un’inchiesta della Procura ma non riguarda noi, riguarda in generale l’andamento dei fatti” ha detto il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio AloiSe e quando saremo chiamati a dare la nostra versione, atti alla mano, brogliacci di telefonate, comunicazioni che ci sono state, noi riferiremo. Per ora non ci è stato chiesto materiale né siamo stati convocati. C’è tutta un altro genere di attività in questo caso in corso da parte dell’autorità giudiziaria e di polizia e quindi questa cosa ormai verrà fatta sicuramente ma prossimamente. Una segnalazione nostra di distress 24 ore prima? Non mi risulta si trattasse di distress” ha aggiunto Aloi.

“Non so se sia stato aperto un fascicolo per omissione di soccorso. Bisognerebbe chiederlo al procuratore della Repubblica di Crotone” ha detto il comandante della Capitaneria di porto di Crotone “Adesso c’è una intricata ricostruzione dei fatti da fare, noi come Guardia costiera siamo strumento della magistratura, quando ci chiameranno riferiremo all’autorità giudiziaria la nostra versione dei fatti“. Aloi ha anche detto di sentirsi molto amareggiato: “Ne puoi salvare centomila ma poi un solo bambino o una famiglia che non riesci a salvare ti fa sembrare inutile il tuo lavoro. Crediamo di aver far operato anche in questo caso secondo le regole d’ingaggio. Sono provato da questa vicenda ma professionalmente mi sento a posto“.

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