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28 Aprile 2024 10:23
28 Aprile 2024 10:23

La richiesta della Corte d’Appello di Bologna: “Irregolarità nei fondi elettorali, Soumahoro sia espulso dalla Camera”

Arriva la richiesta della Corte d'Appello di Bologna: riscontrata una non corretta rendicontazione di Soumahoro su 12mila euro di fondi pubblici. Il deputato: "Farò ricorso, sono sereno".

Una nuova tegola con effetti più pesanti e immediati rispetto ai guai giudiziari della moglie e della suocera, potrebbe abbattersi a breve su Aboubakar Soumahoro,  nella rendicontazione dei fondi elettorali delle ultime elezioni politiche, per le quali rischia la decadenza dal seggio  di  deputato  per irregolarità. Proprio nel giorno dell’interrogatorio di garanzia delle moglie di SoumahoroLiliane Muraketeke e della suocera Marie Terese Mukutsindo, entrambe le donne poste agli arresti  domiciliari frode nelle pubbliche forniture e bancarotta fraudolenta, della prima udienza preliminare che le vede imputate per reati fiscali nella gestione della cooperativa Karibu, su indicazione dell’ufficio di presidenza di Montecitorio la commissione elettorale della Camera dei Deputati, ha avviato l’iter procedurale per la  decadenza del deputato di origini ivoriane, che dopo essere stato eletto nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra confluito nel gruppo misto .

Se si dovesse comunque arrivare alla decadenza, al suo posto subentrerebbe Giovanni Paglia. Angelo Bonelli, alla guida dei Verdi, commenta: “Non sappiamo nulla. Le dichiarazioni sulla rendicontazione dei fondi elettorali spettano ai singoli candidati, non ai partiti. Inoltre Soumahoro si era candidato con l’alleanza Verdi e Sinistra, ma con lui abbiamo rotto i rapporti da un anno, e il parlamentare è attualmente nel gruppo misto”.

Alla base della decisione c’è la segnalazione della corte d’Appello di Bologna che al termine della revisione compiuta d’ufficio sulla documentazione di ogni candidato, ha riscontrato irregolarità  su 12mila euro di fondi ricevuti da Aboubakar Soumahoro in campagna elettorale. Per sostenere la sua candidatura, Soumahoro aveva avviato anche una raccolta fondi pubblica, arrivata a totalizzare 7.372 euro grazie a 108 donatori. Due delle contestazioni mosse dal collegio di garanzia elettorale della Corte d’appello di Bologna ad Aboubakar Soumahoro, che su questi presupposti rischia la decadenza dal suo seggio di deputato, sono la tardiva indicazione del mandatario sul finanziamento della propria campagna elettorale, e la tardiva comunicazione del conto corrente di riferimento dov’è transitato il denaro. 

Il deputato di origini ivoriane, eletto nelle liste di Alleanza Sinistra e Verdi e passato nel gruppo misto, ha già ricevuto dalla Corte d’appello una ammenda di 40 mila euro lo scorso 29 settembre, che è stata trasformata in ingiunzione di pagamento perché le sue controdeduzioni non hanno convinto i magistrati. Quarantamila euro equivale a poco meno del tetto massimo di pena pecuniaria fissato dalla legge in 100 milioni di lire. La legge prevede in questi casi di massima gravità la decadenza dalla carica, indicando le irregolarità contabili come causa di ineleggibilità. Soumahoro in tal caso perderebbe in via retroattiva anche stipendi e indennità da parlamentare.

Aboubakar Soumahoro, laureatosi in Sociologia alla Federico II di Napoli e residente a Roma, esponente sindacalista di sinistra e attivista per l’accoglienza dei migranti,  è stato eletto nel collegio plurinominale Emilia-Romagna P02 con 91.694 voti e il 36,06% delle preferenze, finendo dietro a Daniela Dondi (95262 voti, 37,44%) candidata del Centrodestra, venendo poi “ripescato” ed entrato in Parlamento nella distribuzione dei seggi su scala nazionale.

Soumahoro si è difeso sulla richiesta della Corte d’Appello di Bologna: “Le contestazioni di irregolarità che mi vengono mosse riguardano aspetti meramente formali – ha scritto il deputato in una nota -. I fondi, come previsto dalla legge, sono stati tutti utilizzati per la campagna elettorale: i miei avvocati stanno predisponendo il ricorso contro il provvedimento della Corte per confutare con precisione gli addebiti che sono stati sollevati nei miei confronti” aggiungendo “Inoltre la Giunta delle elezioni che è l’organo parlamentare competente, riceverà quanto prima la mia documentazione per fare piena luce su ogni aspetto: sono sereno, dimostrerò la mia assoluta trasparenza nelle sedi opportune“.

Se le contestazioni della Corte di Appello di Bologna venissero confermate, allora sarebbe un colpo da ko per Aboubakar Soumahoro che già deve far i conti con l’imbarazzante situazione relativa alle note vicende giudiziarie della cooperativa Karibu. Un nuovo ostacolo lungo il percorso politico intrapreso da circa un anno che si è mostrato abbastanza tortuoso. Una vicenda questa che peraltro questa volta, lo coinvolgerebbe personalmente, rispetto alla vicenda giudiziaria della moglie e della suocera. Il caso in questione rischia di avere effetti più dirompenti sulla sua precaria reputazione che diminuisce di giorno in giorno , nel silenzio imbarazzante della sinistra politica e mediatica.

La vicenda potrebbe però avere anche delle ricadute politiche più estese, in quanto mandatario di Soumahoro — cioè colui che delegato alla raccolta ed impiego dei fondi elettorali — nel collegio plurinominale Emilia-Romagna 02 e nell’uninominale di Modena, dove è risultato eletto, è Stefano Manicardi un consigliere comunale di Modena, che ha avuto questa indicazione dal suo partito, il Pd.

Manicardi sosatiene di aver assunto l’incarico fin dal momento della candidatura e non dopo, come invece emergerebbe dai controlli effettuati dalla Corte d’appello. Un tentativo per “sanare” una candidatura portata avanti senza tutte le necessarie basi documentali previste dalla legge. Sulla piattaforma online Politic-ally, nella quale Manicardi figura come mandatario di Soumahoro, sono stati raccolti 7.372 euro di finanziamento. Nella rendicontazione presente sul sito della Camera dei Deputati , Soumahoro dichiara spese per 20 mila euro. Sono quei 12 mila euro a fare la differenza contestata.

Il “personaggio” Soumahoro più si avanti, risulta il risultato di un “bluff” mediatico e politico, spacciando ai quattro venti una storia di riscatto e di presunta lotta sindacale a difesa dei più deboli. Un processo di consacrazione del finto “paladino” dei migranti che ha lasciato un baratro politico ed un vergognoso mutismo al momento di chi sino a qualche mese da lo esaltava.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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