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19 Aprile 2024 13:10
19 Aprile 2024 13:10

La Procura di Milano archivia una delle indagini sull’ex giudice Francesco Bellomo

Imponeva un dress code alle borsiste e vietava loro di avere fidanzati con un quoziente intellettivo al di sotto di 80. Era accusato per "violenza privata" e "stalking". nell’ordinanza del Gip Salvini si legge : "con questo si esauriscono le conseguenze di un comportamento, pur certamente singolare perché, per quanto concerne almeno il segmento milanese del corso di Scienza e Diritto, non si ravvisano condotte rilevanti sul piano penale".

MILANO –  E’ stata archiviata dalla Procura milanese l’inchiesta sull’ex consigliere di Stato Francesco Bellomo,  direttore, nella sede milanese, della scuola di preparazione alla magistratura “Diritto e scienza” che era stato accusato di stalking e violenza privata nei confronti di quattro studentesse ai sensi dell’art. 81 del codice penale che recita: “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni“.

L’ex consigliere di Stato Bellomo, difeso dall’ avvocato Beniamino Migliucci, era accusato di atti persecutori e violenza privata nei confronti di 4 studentesse della sede milanese della scuola, e rischiava un processo ed una condanna sino a quattro anni , ma il Gip Guido Salvini ha condiviso la richiesta dei pm Cristian  Barilli e Antonia Pavan della Procura di Milano, che avevano richiesto l’archiviazione in quanto secondo loro “non sono stati ravvisati reati“, sciogliendo la propria riserva dopo l’udienza svoltasi lo scorso 16 settembre.

Bellomo è ancora indagato in un’inchiesta della Procura di Bari ed è stato rinviato a giudizio insieme per il suo braccio destro, il pm Davide Nalin della procura di Rovigo (sospeso dal Csm) ,  dai pm Roberto Fontana ed Emilio Pisante della Procura di Piacenza,  era diventato noto alle cronache per aver imposto un “dress code” alle studentesse e borsiste iscritte ai suoi corsi di preparazione . Nel corso delle indagini preliminari sono state raccolte sommarie informazioni da alcune persone che hanno frequentato la scuola “Diritto e Scienza“, fra le quali compaiono delle testimonianze rese dalle dirette interessate che confermerebbe la fama del Bellomo di essere un vero e proprio “dittatore del dress code”.

Francesco Bellomo ed una delle sue corsiste

Una di loro a sommarie informazioni infatti ha dichiarato di aver ricevuto nel dicembre 2013  un’e-mail dall’indirizzo “ufficiale” della scuola contenente l’organigramma della società e l’indicazione dei diritti e doveri dei borsisti, tra cui compariva una clausola riguardante l’immagine. E contestualmente alla mail c’era l’indicazione di Bellomo a vestirsi in maniera più elegante.

Un’altra ha raccontato delle clausole riguardanti non solo il “dress code” ma anche degli imposta obblighi di fedeltà che Bellomo pretendeva fossero osservati, fra i quali il divieto di intrattenere relazioni con soggetti dal quoziente intellettivo inferiore a 80. Una socia e collaboratrice della scuola “Diritto e Scienza” ha aggiunto che in realtà “l’unico criterio di selezione delle potenziali borsiste era l’immagine“.

L’ex giudice barese del Consiglio di Stato Francesco Bellomo

Nel corso di queste audizioni con le varie stagiste e corsiste è stato prodotto anche il regolamento, diffuso dalla scuola  contenente i diritti e i doveri della borsista e le clausole riguardanti il “dress code” da osservare, con addirittura l’indicazione specifica della lunghezza, della consistenza, del colore e della marca dei capi, delle calzature e del trucco da indossare, per arrivare ad un look ben preciso che in generale era vistoso e provocante.

Il comportamento di Francesco Bellomo nella gestione della sua scuola ha avuto come prima immediata conseguenza la sua destituzione da Consigliere di Stato, anche se nell’ordinanza del Gip Salvini si legge : “con questo si esauriscono le conseguenze di un comportamento, pur certamente singolare perché, per quanto concerne almeno il segmento milanese del corso di Scienza e Diritto, non si ravvisano condotte rilevanti sul piano penale“.

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