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16 Aprile 2024 15:43
16 Aprile 2024 15:43

ILVA: cassa integrazione straordinaria richiesta dall’ azienda per 4.984 addetti a Taranto e 80 a Marghera

L'azienda in amministrazione straordinaria ha comunicato ai sindacati la necessità tecnica di "fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo a caldo, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane" e quindi il ricorso temporaneo alla cassa integrazione

Sono 4.984 i lavoratori dello stabilimento ILVA di Taranto che usufruiranno degli ammortizzatori sociali, in pratica della cassa integrazione straordinaria, a partire dal prossimo marzo. Lo ha comunicato l’azienda alle segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm e Usb durante il consiglio di fabbrica, in occasione dell’avvio delle consultazioni in vista della scadenza dei contratti di solidarietà.

Non si tratta quindi di “esuberi” come erroneamente riportato ed indicato nell’edizione di Taranto della Gazzetta del Mezzogiorno e dal corrispondente di Taranto dell’ ANSA, il quale non a caso lavora (anche loro con i contratti di solidarietà)  in quello stesso giornale.

L’Ilva ha confermato ai sindacati di categoria la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria (ex art.7 comma 10 tr, legge 236/93) per 4.984 dipendenti dello stabilimento di Taranto e 80 dello stabilimento di Marghera. Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali durante il consiglio di fabbrica, l’ ILVA fa presente che si rende necessario “effettuare fermate parziali o anche totali di tutti gli impianti a valle e a monte del ciclo produttivo a caldo di Taranto, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane“. L’ipotesi di esuberi per Taranto prevede la “sospensione” di 433 lavoratori dell’area Ghisa, 821 dell’area Acciaieria, 988 dell’area Laminazione, 916 dell’area Tubifici-Rivestimenti tubi-Fna, 896 del’area Servizi-Staff e 939 dell’area Manutenzioni centrali (in totale 4.114 operai, 574 impiegati, 296 equiparati).

L’azienda in amministrazione straordinaria ha precisato inoltre che “le fermate dell’area di lavorazione a valle dell’area fusoria saranno modulate tra loro in modo alternato e, quindi, l’effetto non sarà cumulativo. Lo stesso sito di Marghera, quindi, potrà essere interessato da una fermata totale e completa, sia pure per un periodo parziale e in stretta interdipendenza con il sito ionico“.

L’attività di impresa nel settore dell’acciaio è fortemente influenzata dal protrarsi della crisi economico-finanziaria internazionale, che ha prodotto un progressivo deterioramento del mercato di riferimento in Europa dopo un ciclo espansivo pluriennale collocabile negli anni 2003-2008“scrive l’ILVA  in amministrazione straordinaria nel documento consegnato ai sindacati, annunciando la necessità di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per 4.984 dipendenti dello stabilimento di Taranto e 80 di Marghera (Venezia). “Tale congiuntura sfavorevole – aggiunge l’azienda – ha coinvolto l’intero ciclo produttivo dello stabilimento ionico interessando dapprima il settore e i laminati piani nelle varie linee di prodotto formato e, successivamente, il settore dei tubi e lamiere ad oggi risulta interessato da fermate totali o cicli ridotti di lavorazione”.

A questa situazione del mercato a partire dal 2012,  “si è associata una complessa vicenda amministrativa, legislativa e giudiziaria che ha interessato l’unità produttiva di Taranto“. scrive l’ ILVA nel documento che  “ha avviato il piano di adeguamento alle prescrizioni Aia che ha comportato la progressiva ‘fermatà o la riduzione degli impianti che insistono sull’area a caldo”  evidenziando “il progressivo attestarsi di produzione e commercializzazione su volumi insufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dalla gestione d’impresa, comprendenti gli ingenti costi di adeguamento alle prescrizioni Aia, ha progressivamente aggravato la situazione di illiquidità, che ha determinato l’inevitabilità della richiesta di accesso alla procedura di amministrazione delle grandi imprese in crisi, cui l’impresa risulta oggi assoggettata”.

Durante l’incontro tra azienda e sindacati è emerso un primo dato certo: l’ ILVA intende estendere la cassa integrazione straordinaria a 4984 unità. Un numero più alto, rispetto al personale ad oggi interessato dalla Csd, giustificato dal fatto che cambiando il tipo di ammortizzatore sociale, cambiano i numeri in eccesso proprio per la natura della sospensione delle unità produttive dei vari reparti, che non vanno più in alternanza, ma a sospensione a zero ore. Al di là dei numeri che sono relativi all’attuale scenario, quindi – sottolinea la Fim Cisl – “non si tratta di esuberi, ma di cifre dettate dalla contingenza, l’aspetto che ci preme e su cui porremo la nostra attenzione, non è tanto il tipo di ammortizzatore o il peso dei coinvolti, ma di lavorare su un sistema di rotazioni, ricollocazioni e integrazioni tale da garantire il minor colpo possibile ai dipendenti“. Il segretario generale della Fim Cisl di Taranto Valerio D’Alò con una nota ha commentato che “valuteremo ogni possibilità finalizzata alla riduzione dei numero dei coinvolti, annunciato questa mattina”.

Ma per capire meglio cosa sta accadendo all’interno dell’ ILVA riteniamo utile fornire ai lettori la relazione sullo stabilimento siderurgico tarantino rappresentata dai tre commissari straordinari in occasione dell’ audizione parlamentare.

ILVA Audizione_Camera

 

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