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15 Novembre 2024 02:27

Il presidente della FGCI Gravina indagato nell’inchiesta per autoriciclaggio

I fatti risalgono al 2018 quando guidava la Lega Pro. L’ipotesi è che il giro di denaro nascondesse una tangente.

Gabriele Gravina presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma con l’ipotesi di reato di autoriciclaggio, prima dell’inizio dell’interrogatorio svoltosi a piazzale Clodio alla presenza del procuratore capo Francesco Lo Voi e dell’ aggiunto Giuseppe Cascini (quest’ultimo noto per le sue intercettazioni con Luca Palamara quando elemosinava biglietti omaggio allo stadio per suo figlio) . Gravina è stato ascoltato alla presenza dei suoi legali avendo facoltà di chiarire la propria posizione. Il presidente della FIGC da “persona informata sui fatti ” ha acquisito lo stato di “indagato“, circostanza che gli ha consentito di avere determinate garanzie come la presenza dei suoi legali.

Il presidente Gravina ha esibito quelle che la difesa definisce «diverse decine di pagine» di prove, tracciamenti, documenti che lo scagionerebbero da ogni accusa relativa al bando del 2018 sui diritti televisivi della Lega Pro (di cui all’epoca era al vertice), la compravendita di di una collezione di libri antichi mai conclusasi con il consulente della Lega calcio, Marco Bogarelli (deceduto nel 2021) che avrebbe portato a un guadagno solo per le caparre tra i 250 e 350 mila euro e l’acquisto di una casa a Milano per la figlia della sua compagna. Tre circostanze queste che secondo i pm potrebbero essere tra loro collegate determinando un unico giro di denaro e dunque i reati di “autoriciclaggio” e “appropriazione indebita“. L’ipotesi allo studio dei magistrati della Procura di Roma è che l’appalto per i diritti tv non sia stato concesso con la dovuta regolarità.

il magistrato della DNA Antonio Laudati

Il finanziere Pasquale Striano ed il magistrato della DNA Antonio Laudati avevano ricevuto queste informazioni non dalla Procura di Salerno come sostenevano, ma da Emanuele Floridi, manager noto nell’ambiente calcistico, durante quattro incontri con gli attuali due indagati della Procura di Perugia Perugia, ipotizzando infatti l’esistenza di una tangente realizzata poi con la falsa vendita di libri del Cinquecento dal valore superiore al milione di cui Gravina avrebbe trattenuto la cifra per le opzioni. Floridi è un ex collaboratore di Gravina successivamente vicino al presidente della Lazio, sern. Claudio Lotito.

Soldi con cui avrebbe poi acquistato l’ormai famoso appartamento nell’elegante via Lambro a Milano, sollevando anche i dubbi del notaio che ha curato il rogito che aveva messo al corrente dell’operazione la banca che a sua volta aveva fatto una Segnalazione di operazione Sospetta (Sos). Al di là di come siano state ottenute queste informazioni, la Procura di Roma ha deciso di vederci chiaro indagando il presidente per un reato, quello di autoriciclaggio, che può essere contestato anche d’ufficio, come in questo caso.

Secondo l’accusa dei pm umbri, il tenente della GdF Striano avrebbe ricevuto una “soffiata” sull’ affidamento dell’appalto della Lega Pro e poi effettuato una serie di accessi per recuperare altre notizie su Gravina, che nei mesi scorsi è stato ascoltato come testimone a Perugia. Il tenente della Gdf, “d’accordo con Laudati, avrebbe preparato un’informativa per i magistrati sostenendo di averli ricevuti come elementi informativi provenienti dalla Procura di Salerno (dettaglio poi risultato falso, ndr) e da quest’ultima acquisiti nell’ambito di proprie attività investigative”. Gli inquirenti umbri dopo avere accertato l’accesso abusivo di Striano hanno valutato comunque l’opportunità di inviare gli atti a Roma al fine di verificare eventuali illeciti e in particolare il ruolo svolto da Gravina nella sua veste, all’epoca dei fatti, di presidente della Lega Pro

L’ipotesi di reato in questione non viene confermata dagli avvocati di Gravina, ma va ricordato ed evidenziato che questa informazione in termini di legge non viene mai comunicata all’indagato che – in teoria – potrebbe esserne messo al corrente soltanto al momento della notifica di chiusura indagini. Accanto all’ ipotesi di reato di autoriciclaggio c’è anche l’appropriazione indebita: ed in questo caso è la logica a dirlo, non ha senso infatti parlare di riciclaggio o autoriciclaggio di denaro se non esiste un reato precedente (generalmente si accosta alla ricettazione o appunto all’appropriazione indebita).

Il presidente Gravina ha scelto di non parlare con i giornalisti affidando ogni commento ai suoi legali per ribadire la propria fiducia nella magistratura nella convinzione che si arriverà all’archiviazione. I suoi legali difensori avvocati e Fabio Viglione con una nota “In ragione delle intollerabili strumentalizzazioni e delle ricostruzioni distorsive della verità dei fatti che lo hanno chiamato in causa negli ultimi giorni, pur non risultando indagato, questa mattina Gabriele Gravina ha chiesto di essere ascoltato per chiarire la sua posizione e le circostanze di cui è stato vittima. L’audizione si è svolta questo pomeriggio presso gli uffici della procura della Repubblica di Roma”. In realtà così non è in quanto non si sarebbe potuto procedere ad alcun interogatorio se non fosse stato istritto nel registro degli indagati.

“Tale decisione è stata maturata al fine di tutelare la sua immagine e in virtù della piena fiducia che ripone nei magistrati che stanno seguendo il caso. In questa vicenda – aggiungono i legali del presidente Gravinail nostro assistito è una persona offesa, per questo auspica si faccia luce quanto prima su quella che si sta profilando come una vera e propria attività di dossieraggio, rispetto alla quale si augura anche l’individuazione dei mandanti“. I suoi legali dimenticano però che se fosse stato solo persona offesa non sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati ed ascoltato alla presenza dei difensori.

La competenza teritoriale delle indagini su Gravina

Sempre ieri il procuratore capo Francesco Lo Voi ha fissato un incontro con i sostituti titolari del fascicolo d’indagine del procedimento in questione per definire le prossime iniziative da attuare. L’acquisto della casa di Milano, tassello chiave dell’inchiesta, potrebbe aprire una questione di competenza territoriale che verrà attentamente valutata dagli inquirenti nell’eventualità di trasmettere il procedimento alla Procura di Milano, e quindi non è sicuro che l’attuale indagine resti nella Procura di Roma.

© CDG1947MEDIAGROUP – RIPRODUZIONE RISERVATA |

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