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28 Aprile 2024 21:39
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Il pm Cascini perde contro il quotidiano La Verità. Per fortuna esistono ancora magistrati corretti che applicano la Legge correttamente

Se questo è il rigore, e l'integrità morale degli esponenti della corrente di Area come Giuseppe Cascini, si capiscono tante cose delle storture ed abusi di una certa magistratura che si sente intoccabile e pura, allorquando in realtà non lo è.

Il Gip Angela Laura Minerva accogliendo la richiesta della pm Cristina Roveda della procura di Milano guidato dal procuratore Marcello Viola ha rigettato le accuse mosse con una querela presentata il 16 maggio 2020 dal magistrato Giuseppe Cascini, esponente della corrente delle toghe “sinistrorse” di Area, nei confronti del quotidiano La Verità difeso dall’ avvocato Valentina Ramella, con un provvedimento più che motivato.

Il permaloso Cascini aveva accusato il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, di aver falsificato il contenuto delle sue conversazioni avvenute via Whatsapp con l’ex presidente dell’ Anm Luca Palamara quando quest’ultimo era componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Cascini aveva peraltro depositato la querela alla Procura di Roma, dove probabilmente pensava di poter giocare in “casa” senza valutare (o ignorare) la incompetenza territoriale di piazzale Clodio, che aveva dovuto inoltrarla per corretta e dovuta competenza alla procura di Milano, luogo ove è registrata la testata giornalistica in questione.

L’ingresso agli uffici della Procura di Milano

Nel suo provvedimento la pm Roveda della Procura di Milano ha evidenziato che quanto era stato pubblicato dal quotidiano La Verità (e ripreso integralmente dal nostro giornale) era in realtà perfettamente conforme al reale contenuto delle chat fra Cascini e Palamara, e quindi non vi era stata alcuna manipolazione o falsificazione, e che il diritto di critica esercitato dal giornalista nel valutare tali conversazioni, è stato congruo e pertinente, “posto che la critica muove da un nucleo fattuale rappresentato dal contenuto delle chat, questo mai messo in discussione tanto che è citato anche dall’opponente a sostegno delle proprie conclusioni: che pacificamente sussiste l’interesse pubblico (requisito mai contestato) e che, da ultimo, ricorre il requisito della continenza che, come noto trova il suo limite esclusivamente nell’ aggressione gratuita, pretestuosa ed immotivata della sfera morale altrui non potendosi invece condannare i toni aspri, pungenti, polemici, quali certamente sono quelli utilizzati“.

Nell’articolo del 16 maggio 2020 dal titoloCascini a Palamara: “Basta Davigo su La7. Dillo a Mentana a firma di Giacomo Amadori, oggetto della querela di Cascini, con sottotitolo “Il giudice di Area, corrente di sinistra, chiedeva aiuto per farsi eleggere al Csm e piazzare il fratello al Tribunale di Roma“, il quotidiano diretto da Belpietro aveva infatti interpretato in modo corretto il contenuto delle conversazioni fra Cascini e Palamara, evidenziando l’intesa e condivisione delle azioni correntitizie dei due interlocutori, che avevano come obiettivo non soltanto la futura (purtroppo avvenuta ed oggi conclusa) elezione di Cascini al Csm, ma anche al rientro del fratello Francesco alla Procura di Roma, con manovre poco chiare ed etiche,il quale era fuori ruolo da circa 10 anni, preferendolo in commissione e nel plenum rispetto ad altri candidati che sicuramente avevano più diritto.

Dopo la perquisizione avvenuta il 30 maggio 2019 al magistrato Luca Palamara, e la pubblicazione delle intercettazioni delle conversazioni avvenute in una suite dell’ Hotel Champagne, Giuseppe Cascini aveva parlato persino di fatti più gravi della P2, l’ormai famosa loggia “deviata” Propaganda Due guidata da Licio Gelli. Ma sempre dalle chat con Palamara risulta che il “rigoroso”… consigliere Cascini avesse chiesto a Palamara informazioni sulla candidatura a procuratore aggiunto di Bologna del suo collega Stefano Pesci, notoriamente amico intimo di Cascini con cui milita nella corrente di Area. Palamara rispondeva a Cascini “è dura“, ed in seguito qualche mese dopo inviava un messaggio più ottimista “Anche Stefano ok. Lo porto unanime la prossima settimana“.

Francesco Cascini e l’ex ministro di Giustizia Andrea Orlando

Sempre dalle stesse chat con Palamara che Cascini sosteneva essere state “taroccate” risultava documentalmente che Palamara si era dovuto preoccupare di sistemare anche del “fratellino” di Cascini. Francesco Cascini alla fine del 2017 dopo essere stato fuori ruolo per 11 anni, distaccato al Ministero di Giustizia, stava cercando di sistemarsi alla procura di Roma invece di tornare a quella di origine, cioè a Napoli. Il “fratellino” era accompagnato anche dalla buona sorte, in quanto allungandosi i tempi del suo rientro in ruolo, era uscito il bando per un posto da pm nella procura di piazzale Clodio nella Capitale.

Luca ho mandato l’integrazione” cioè dei documenti per aumentare il punteggio personale “sai qualcosa ?….secondo te come si mette” scriveva Francesco Cascini che si era candidato in lizza con il collega Carlo Villani, e Palamara gli rispondeva “Sto cercando di rimetterla a posto. Sono fiducioso“, E Cascini il “fratellino” rispondeva: “Luca grazie speriamo bene al plenum…. Grazie davvero, senza di te non avevo speranze“. Palamara gli spiegava il suo operato: ” Devo tenere a bada la San Giorgio (riferendosi a Maria Rosaria, una delle esponenti più importanti della corrente moderata di Unicost). Qualche giorno più tardi Palamara messaggiava a Francesco Cascini che “sta andando bene in commissione (la terza, quella che si occupa dei trasferimenti n.d.r.)”. E Cascini jr.Ma non è già passata 3 a 3?“. Palamara: “Stanno discutendo di nuovo“.

il magistrato Giuseppe Cascini indagato per “omessa denuncia”

Della questione si occupa ed attiva anche il “rigoroso” esponente di Area, Giuseppe Cascini, al quale Palamara scrive: “Ora in terza a difendere tuo fratello”. La battaglia dopo qualche ora è vinta ed il “fratellino” di Cascini ottiene il trasferimento alla Procura di Roma come sostituto procuratore. Palamara da la notizia: “Francesco, ok”. E Giuseppe Cascini dall’alto…del suo rigore scrive a Palamara: “Grazie Luca”. Identico messaggio viene mandato da Francesco Cascini: “Grazie Luca“.

Il quotidiano La Verità nei suoi articoli aveva raccontato anche come Giuseppe Cascini il 3 aprile 2018 aveva chiesto a Luca Palamara di partecipare (senza giocare) ad una trasferta di una partita di calcio della squadra dell’ Associazione. Nazionale Magistrati: “Hai già fatto la squadra per Lecce ? Io verrei per bieche ragioni elettorali“.

I legali di Giuseppe Cascini nell’opposizione alla richiesta di archiviazione della querela , formulata dalla pm Cristina Roveda della Procura di Milano, avevano sostenuto il carattere a loro dire diffamatorio del racconto giornalistico pubblicato dal quotidiano La Verità, sostenendo che “poichè vi erano solo quattro candidati per quattro posti” la nomina del loro assistito era “assolutamente certa senza bisogno dell’aiuto di nessuno”. Tesi che ignorava completamente un elemento fondamentale di ogni competizione elettorale, cioè il “peso politico” che avrebbe dato ai candidati il numero dei vori ricevuti, che il Gip Angela Laura Minerva del Tribunale di Milano ha ignorato definendola “inconferente“.

Il magistrato Giuseppe Cascini finisce puntualmente al centro di polemiche come quella altrettanto famosa che emergeva sempre dalle chat con Luca Palamara, nella quale il “rigoroso” Cascini gli chiedeva aiuto per reperire dei biglietti omaggio in Tribuna Autorità allo stadio Olimpico di Roma per suo figlio accanito tifoso romanista, circostanza che è stata anche oggetto di una interrogazione parlamentare puntualmente riportata nell’ articolo del quotidiano La Verità, per finire alle ultime vicende processuali inerenti alla fantomatica “Loggia Ungheria“, per la quale il Gip dr. Nicolò Marino con una propria sentenza lo scorso 18 gennaio 2023 ha prosciolto Marcella Contrafatto, la segretaria dell’ ex magistrato Piercamillo Davigo allorquando era consigliere al Csm (prima di andare in pensione), individuando altri reati ordinando alla procura di Roma di indagare su Giuseppe Cascini e su un altro consigliere del Csm, ipotizzando delle loro responsabilità penali per il reato di “omessa denuncia”.

La chat fra Cascini e Palamara

  • Cascini > Palamara: “ciao Luca, hai qualcuno da indicarmi al Coni con cui posso parlare per i biglietti dello stadio per portare anche Lollo?» (Lollo è il figlio ventenne all’ epoca dei fatti di Cascini n.d.r.)
  • Palamara > Cascini : “bisogna parlare direttamente con la segreteria, ora mi informo e ti faccio sapere”
  • Cascini > Palamara: “io ho fatto la tessera per me. Ma quello che ho in segreteria al Csm dice che non danno altri biglietti
  • Palamara > Cascini : “le scorte biglietti in tribuna autorità sono esaurite, se vuoi chiediamo per un altro posto alla Roma come per Rocco” ( Rocco è il figlio di Palamara n.d.r.)
  • Cascini > Palamara: “non ti preoccupare ora vedo io, però dammi contatto, non posso romperti i coglioni per ogni partita“.

Se questo è il rigore, e l’integrità morale degli esponenti della corrente di Area come Giuseppe Cascini, si capiscono tante cose delle storture ed abusi di una certa magistratura che si sente intoccabile e pura, allorquando in realtà non lo è. Con quello che guadagnava come consigliere del Csm e come aggiunto della Procura di Roma, un abbonamento per suo figlio casici poteva permetterselo. E doveva pagarlo di tasca sua.

Le chat di Cascini pubblicate dal quotidiano La Verità

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