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20 Aprile 2024 15:46
20 Aprile 2024 15:46

I padroni delle mascherine

L'inchiesta web Tv "Sarò Franco" realizzata da un giornalista indipendente che parla senza censure e che spiega e racconta tutto quello che le televisioni nazionali, pubbliche e commerciali, i quotidiani nazionali, regionali, provinciali non vi raccontano.

di FRANCO FRACASSI*

Perché le maschere sanitarie scarseggiano in Italia e anche nel resto d’Europa? Chi gestisce la produzione delle mascherine in questo momento ha più potere dei produttori di petrolio. Come chi realizza il tecnologico materiale di cui sono fatte le maschere sanitarie: il tessuto soffiato a fusione. (Attraverso questo link potrete vedere la video-inchiesta).

I Paesi chiave sono Cina, Stati Uniti, India e Taiwan. Ma ancora di più ci sono delle società chiave: la triade della finanza BlackRock, Vanguard e State Street. Mentre Cina e Stati Uniti controllano la distribuzione delle mascherine nel mondo per acquisire maggior potere geopolitico, i tre colossi finanziari hanno tutto da guadagnare a rallentarne la distribuzione. Meno mascherine, maggiore difficoltà sanitarie, maggior durata del lockdown, maggiori danni economici, maggiori possibilità di acquistare al prezzo di saldo pezzi importanti dei sistemi industriali dei Paesi.

Cento milioni di maschere sanitarie al giorno. Un giro d’affari di miliardi di euro. Soprattutto, un potere quasi illimitato su popolazioni, governi e organizzazioni internazionali. Qui si tratta del nostro futuro.

Dimenticate le 40.000 mascherine ordinate dalla Regione Emilia-Romagna e mai arrivate, o le 700.000 ferme in Egitto, o i due milioni fermi in Turchia. Nel mondo del Covid-19 chi possiede le maschere sanitarie e i respiratori ha in mano il potere. Per il presente e per il futuro.

Shi Xinghui è il direttore di una delle tante aziende cinesi che producono maschere FFP2 e FFP3. Shi ha detto: “Una macchinetta per maschere è una vera stampante per contanti. Chi produce maschere come se stampasse denaro. L’unica valuta corrente in questo momento nel mondo“.
Le maschere sanitarie non arrivano in Italia perché non ci sono.
Le fabbriche producono la quantità di maschere sufficienti per coprire il fabbisogno mondiale. Le maschere non arrivano in Italia (o ne arrivano di meno del necessario) perché qualcuno altrove ha deciso così.
Quella delle maschere sanitarie è diventata la nuova guerra per il predominio.

Da una parte la Cina. Dall’altra gli Stati Uniti. Sopra a entrambi due società, forse più potenti di entrambi. O comunque in concorrenza con i due colossi. Due società che sono una proprietaria dell’altra, nei cui consigli di amministrazione siedono per lo più le stesse persone. Due società che, insieme a una terza, posseggono più denaro di quanto possa gestirne Trump o Xi Jinping, (i presidenti di Stati Uniti e Cina – n.d.r. CdG) Ma andiamo per ordine.

Per arginare l’epidemia, per evitare che gli operatori sanitari si ammalino di Covid-19, per impedire che gli ospedali si trasformino in lazzaretti, servono due modelli di maschere sanitarie: FFP2 e FFP3.
Si tratta di maschere in grado di filtrare il 95% delle micro particelle, oltre che proteggere il viso. Per produrle servono catene di montaggio altamente tecnologiche e, soprattutto, serve un materiale chiamato “tessuto soffiato a fusione“: una maglia estremamente fine di fibre di polimero sintetico che forma lo strato critico di filtrazione interna di una maschera, permettendo a chi lo indossa di respirare riducendo l’afflusso di possibili particelle infettive. Fibre il cui filamento ha un diametro inferiore a un micron: un milionesimo di millimetro.

Oltre alle maschere sanitarie anche 40 componenti per automobili, aerei e treni sono realizzati con il tessuto soffiato a fusione. Le fibre intrecciate non solo migliorano il comfort generale, ma forniscono anche un isolamento avanzato. Nel 2019 il giro d’affari complessivo dell’industria del tessuto soffiato a fusione è stato di 8 miliardi di euro. I principali produttori di tessuto soffiato a fusione sono Cina, India e Stati Uniti.
Senza tessuto soffiato a fusione niente maschere sanitarie e niente protezione dal coronavirus.

I principali produttori di maschere sanitarie sono la Cina, Taiwan e gli Stati Uniti. Senza le maschere sanitarie niente protezione dal coronavirus.
È stata soprannominata la “diplomazia della maschera“. La Cina vuole riabilitare la sua immagine, vuole aiutare i Paesi amici e punire i Paesi che le sono stati più ostili. La Cina vuole crearsi nuovi mercati. Vuole scansare gli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti vogliono salvare se stessi, vogliono impedire che la Cina riabiliti la sua immagine, vogliono impedire che la Cina si crei nuovi mercati, vogliono impedire che la Cina li metta da parte.
Poi ci sono i fondi d’investimento Vanguard e BlackRock e, seppur in parte minore, il loro terzo gemello State Street. La mega società che domina il mondo dell’economia e della finanza.

Larry Fink Ceo di BlackRock

Ecco un estratto del pensiero del fondatore e amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink: “La democrazia, così come l’abbiamo intesa finora, si è dimostrata un disastro. La democrazia non è in grado di gestire il mondo. Ci ha portato alla distruzione del pianeta, ha portato guerre, ha portato incapacità decisionale e incapacità di visione da parte dei governi. Ha portato al sovrappopolamento del Pianeta. Ha portato alla creazione di una enorme massa di poveri ignoranti, che non fanno altro che perpetuare questo sistema democratico e distruggere tutto. Il mondo, l’economia, la politica, dovrebbe essere gestito da chi è capace, da chi è visionario, da chi sa. Se un Paese non è in grado di gestire la propria economia arriviamo noi. Ci pensiamo noi a creare ricchezza, a creare futuro“.

Vanguard, BlackRock, State Street fanno shopping ovunque possono, ovunque si crei occasione. Accadde in Italia e nel resto dell’Europa dopo la crisi del 2008. La sola BlackRock acquistò in Italia aziende in saldo per 70 miliardi di euro. Quale occasione migliore del Covid-19 per mettere in ginocchio i Paesi e, poi, appropriarsi delle loro aziende a prezzi stracciati?
Il Covid-19 ha portato la morte, ma ha anche portato il blocco economico di tanti Paesi. Più durerà la crisi Covid e più l’Italia, la Spagna, la Francia, il Regno Unito, la Germania, la Svezia e ancora e ancora saranno in ginocchio. E con loro le imprese. Anche le più ricche e virtuose. Non ne siete convinti?

Non avete ancora afferrato quale potere ha in questo momento la triade della finanza? I maggiori produttori mondiali di tessuto soffiato a fusione sono: La Atex, Cina. Principali azionisti: BlackRock, Vanguard, State Street. La Exxon Corporation, Stati Uniti. Principali azionisti: Vanguard, BlackRock, State Street. La Shanghai Yuanqin Purification Technology, Cina. Principali azionisti: il governo cinese. La Du Pont De Nemours and Company, Stati Uniti. Principali azionisti: Vanguard, BlackRock.
La Harkrishan Medicals, India. Imprenditori indiani con partner cinesi.
La Dow Chemical Company, Stati Uniti. Principali azionisti: BlackRock, Vanguard. La Kimberly-Clark Corporation, Stati Uniti. Principali azionisti: Vanguard, BlackRock. La Fiberweb, India. Principali azionisti: imprenditori indiani con partner cinesi. La Berry Plastics, Stati Uniti. Principali azionisti: Vanguard, BlackRock.

Mentre il principale produttore di maschere sanitarie è un’azienda cinese: la Byd. Acronimo di «Build Your Dreams» («costruisci i tuoi sogni»).
La Byd è il settimo costruttore automobilistico cinese, oltre che di cellulari di fascia alta. In soli tre mesi è diventato il più grande produttore al mondo di mascherine protettive contro il Coronavirus.
La Byd è arrivata a produrre fino a 25 milioni di maschere al giorno. Grazie agli elevati standard per stampi, apparecchiature automatizzate, processi di produzione e altro ancora. «L’equipaggiamento di cui già disponiamo offre precisione e qualità molto superiori a quelle comunemente richieste per produrre maschere», si vantano quelli della Byd.

La sede della Byd è a Shenzen, in Cina. Eppure i principali azionisti sono, nell’ordine: il finanziere miliardario Warren Buffet, Vanguard e BlackRock. Insomma, è una società statunitense. Anzi, in mano a Wall Street, alla triade della finanza. Gli altri grandi produttori di maschere sanitarie sono:
La statunitense Honeywell. Principali azionisti: Vanguard e BlackRock.
La statunitense 3M. Principali azionisti: Vanguard e BlackRock.
La taiwanese Makrite. Di proprietà del governo taiwanese.
La britannica Benehal. Principali azionisti: Del Vecchio, Bolloré e BlackRock.
La cinese Shanghai Dasheng Health Products Manufacture Company. Di proprietà del Governo cinese.
La taiwanese Aero Pro Company. Principali azionisti: State Street, Vanguard e BlackRock.
La cinese Shanghai Gangkai Purifying Products Company. Di proprietà del Governo cinese. Più chiaro adesso?

Il segretario generale della filiale dei dispositivi medici della China Pharmaceutical Materials Association ha ammesso, secondo quanto scritto dall’agenzia di stampa ufficiale cinese “Xinhua”: “Le forniture mediche chiave come le maschere sono gestite e assegnate in modo uniforme dal governo. Non sono gestite dal mercato“.

il Presidente USA Donald Trump e Larry Fink Ceo di BlackRock

Un alto funzionario della Casa Bianca ha rivelato sotto forma anonima al “Washington Post”: «Altro che libero mercato. Sarà il Presidente a decidere a chi e quante mascherine vendere». E Vanguard e BlackRock? Per loro, meno Paesi riceveranno le maschere che richiedono e meglio sarà, per loro.
Intanto, i nostri sanitari continuano ad ammalarsi. E ammalandosi rendono ancora più precario lo stato di efficienza del nostro sistema sanitario.
Intanto, i prezzi delle maschere FP2 ed FP3 che riescono a raggiungere l’Italia sono triplicati, rendendo ancora più costoso il già costoso piano di salvataggio economico del nostro Paese. Insomma, dove non arriverà il coronavirus arriveranno le maschere…

*inchiesta tratta dal sito Indygraf

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