Nella vicenda della cessione delle chat fra Raul Bova e Martina Ceretti a Fabrizio Corona vengono a galla soldi e droga, infatti Federico Monzino avrebbe confessato agli inquirenti che si sarebbe messo d’accordo con Fabrizio Corona per ricevere mille euro in contanti e il numero di un pusher per acquistare cocaina in cambio del materiale poi pubblicato online su “Falsissimo“. Come scrive La Repubblica, Monzino, che ha sempre detto di avere ceduto a Corona i messaggi anche audio solo per “promuovere” l’immagine pubblica della modella 23enne, sua carissima amica, avrebbe messo a verbale il contrario l’opposto agli investigatori . Adesso a questo punto si apre un altro filone oscuro dell’indagine: gli investigatori informatici della Polizia Postale devono appurare se si sia trattato solo del contatto telefonico del pusher o se Corona stesso, tramite uno spacciatore di sua conoscenza non abbia invece rifornito di droga il rampollo milanese.

Questi i fatti: fra l’11 e il 12 luglio scorsi un “anonimo”, che secondo la Polizia Postale è proprio Monzino — anche se lui nega di aver architettato il ricatto ammettendo solo la consegna degli audio a Corona per “fare un favore a Martina che voleva diventare famosa” —, contatta Raoul Bova utilizzando un’utenza telefonica spagnola che si ritiene intestata a un prestanome, e su questo sono in corso ancora accertamenti. Dopo alcuni messaggi in cui evidentemente spiega che cosa ha in mano scrive: “Questa è pesante cavolo, anche con audio che conferma tutto. Nelle mani di Fabrizio diventa una puntata di Falsissimo. Questo te lo giuro, sono già in contatto con lui”. L’attore però non cede: “Io non sono più in una relazione da tempo, quindi non è una cosa che crea un disastro”. L’anonimo ricattatore allora replica: “Ah ok, allora meglio. Anche perché rovinare un matrimonio era la cosa che più mi dispiaceva”. Bova a questo punto chiude la conversazione: “Sono single da due anni”.

Le indagini della Postale
Come dimostra il capo d’imputazione che contiene le contestazioni a Monzino, basate sull’informativa inviata alla Procura di Roma dalla Polizia Postale , nei primi messaggi inviati all’attore l’11 luglio l’interlocutore è molto esplicito nella descrizione di uno scenario che, secondo lui, avrebbe dovuto preoccupare Bova, che non esita un istante e si reca subito a denunciare tutto: “Non è il caso che venga fuori uno scandalo sui giornali, no?“, gli scrive sulla chat: “Per il tuo matrimonio (e qui il ricattatore non è al corrente del fatto che Bova e Rocio Morales non si siano mai sposati, ndr), per la tua immagine, per il tuo presente e futuro lavoro… Altro che don Matteo. Ho dei contenuti fra te e Martina Cerretti (non scrive nemmeno il nome corretto della modella, ndr) che ti farebbero molto male”.